Catania

A Catania la ronda del piacere

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riceviamo e pubblichiamo:

Antica canzone che forse solo i boomer ricordano. Anche perché il simbolo della trasgressione, la mezzanotte, è ormai passata nel novero degli orari di primo appuntamento, per tutti. Le città restano affollate, trafficate, incasinate fino alle tre, quattro del mattino e solo per caso tengono ancora separati i nottambuli spacinnati dai lavoratori dell’alba. 

Eppure il sindaco rinnova l’idea che molti privati cittadini, oggi spesso tifosi del generale al contrario, hanno: quella di istituire le ronde civiche.

Il problema delle ronde è annoso. Lo Stato si caratterizza per il monopolio della forza. Se quella forza non è più un monopolio, parliamo di uno Stato con caratteristiche diverse, dove anche privati possono liberamente sostituirsi allo Stato nella funzione di polizia. 

Nel nostro Stato la giustizia non funziona e, per garantire certuni da accuse di stupro su giovanissime ragazze abituate a concedere la loro attenzione in cambio della loro promozione a nipoti di Mubarak, così come per assicurare immunità a chi fa truffe alimentari o finanziarie, fino a doversi salvare dagli agguati dei cavetti di stampante, vigono oggi codici di procedura e penale stravolti. Laddove non basta la legalità all’italiana, a volte la giustizia viene prudentemente ‘amministrata’ con sapienza, da giudici naturali che possono decidere quando andare al lavoro, festivi compresi, per acquisire le denunce presentate a volte fuori orario, come quando butti la munnizza ma il pulizziere è già passato. 

Se affrontiamo l’argomento da un punto di vista diverso, forse però quelle ronde diventano inutili. 

Vediamo cosa è accaduto al quartiere centralissimo che va da Piazza Duomo al Castello Ursino, fino al Fortino. Oppure l’area del teatro Massimo, Via delle Finanze inclusa.

Erano aree dove gli scippi si susseguivano a getto continuo, qualcuno finì anche in tragedia. Ma le isole pedonali, che ora fanno fatica a sopravvivere, ammettiamolo, hanno fatto rinascere quegli angoli pregiati e li hanno resi il centro della vita notturna catanese. Ma sono anche quartieri dove sono nati alcune centinaia di b&b, che hanno reso Catania più accogliente e anche più attenta alle necessità dei turisti. La regola che un turista che sia truffato o che subisca un furto non tornerà, è stata assimilata immediatamente.

C’è un grande pregio implicito della democrazia e della libertà, e si chiama innovazione e soluzione agli ostacoli. Quando Catania contava meno di cinquemila posti letto alberghieri e pure di pessima qualità media, facevamo appena ottantamila turisti l’anno. Oggi, sia pure a distanza di quasi trent’anni, ci avviciniamo al milione di turisti e cominciamo ad acquisire la consapevolezza di poter arrivare ad averne almeno quanti Palermo.

Non sono le ronde che ci servono, ma spiegare a chiare lettere che le regole di buon senso e che mettono tutti d’accordo creano ricchezza. 

Caro sig. sindaco, i catanesi non sono nemici. Purtroppo, stante un analfabetismo piuttosto diffuso, vanno formati e bisogna tornare a spiegare cose banali come l’antico adagio che lo studio fa ricchezza e civiltà.

Su queste basi, caro sig. sindaco Enrico Trantino, la sfida può essere vinta. Dobbiamo dare maggiore forza all’imprenditoria familiare perché la città possa rinascere e possa essere sempre più ricca di ben vivere e di opportunità.

Nei prossimi giorni, le invieremo una lettera con una richiesta di costituire una comitato per la promozione sociale ed imprenditoriale, magari con il coinvolgimento dell’università di Catania che da anni studia l’economia circolare e propone soluzioni innovative che sarebbero molto utili.

Buon laboratorio Catania. Ma quello vero. La ronda del piacere è quella dei catanesi e dei turisti soddisfatti, insieme.

Claudio Melchiorre MEC.

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Iene Sicule

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