Cronache del Regime catanese: ricordiamo l’importanza per il sistema del Tar


Pubblicato il 18 Gennaio 2019

Da ore si parla sul web di un’indagine che coinvolge il Tar di Catania. In attesa degli eventuali sviluppi della stessa -partendo dal dato della presunzione d’innocenza- facciamo il nostro solito “lavoro inutile”, cioè il lavoro di memoria storica. Riproponiamo un nostro vecchio articolo proprio avente al centro il Tar di Catania. Nessun collegamento diretto con la vicenda in corso, soltanto la messa in pratica di quello che dicono -senza poi quasi sempre metterlo in pratica- le “persone giuste” (avvocati, magistrati, giornalisti di grandi testate, società più o meno civile, etc) sul valore della Memoria.

https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=4591 

 

Memoria storica racconta che…

di iena anti antimafiosa Marco Benanti

Tutti a difendere il Tar di Catania, “minacciato” di estinzione. Politica, avvocatura, societàcivile, consumatori, “testate della legalità” e tanta altra varia umanità, sinceramente infervorati per la tutela dei valori costituzionali della (loro) giustizia. Una sorta di “sollevazione popolare”. Sembra quasi di essere tornati ai tempi in cui la magistratura, brandendo la Costituzione (costantemente violata dentro i Palazzi di giustizia) protestava contro talune misure del governo Berlusconi. Coincidenza.

Ma c’è anche la mafia che ha parlato del Tar. E lo ha fatto in un’occasione importante. Quale? Il processo per lo scandalo nel nuovo ospedale “Garibaldi” recentemente conclusosi in Cassazione (alla fine, dopo assoluzioni e prescrizioni, hanno pagato in pochissimi e su chi ha pagato ci torneremo presto)l’ennesima occasione mancata per smascherare il “sistema di Potere” dominante a Catania.

Anni fa, accadde anche questo:  si era ancora in primo grado, all’udienza del 23 febbraio del 2007 e la Procura della Repubblica produsse i verbali di un collaboratore di giustizia di rango, Maurizio Di Gati, un “pezzo da novanta” della mafia agrigentina. Ecco cosa, fra l’altro, ha dichiarato Di Gati: ”…I catanesi –racconta Di Gati- parteggiavano per la impresa Romagnoli del Nord. Lì sappiamo che la gara si doveva rifare e Mirenna (imprenditore, mafioso, determinante con le sue “rivelazioni” per il procedimento, ndr) disse che al Tar avevano le mani giuste per far vincere l’appalto alla Ditta che dicevano loro…” Al riguardo, il Pm chiede: e che tipo di mani sono dentro al Tar? Di Gati risponde: “E non lo so….”. Il Pm continua: “Abbiamo le mani al Tar” e il collaboratore replica: “Abbiamo le mani al Tar e possiamo fare vincere l’impresa che diciamo noi…Questo lo diceva Giuseppe Mirenna che uno che ne capiva delle varie imprese e dei vari…e dei vari sistemi per fare le gare…”.

 


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