CATANIA – “Apprendiamo, con vero dispiacere, solamente dalla stampa – afferma il Segretario Provinciale Avv. Pietro Lipera – nonostante la nostra presenza in seno al consiglio metropolitano, di esser stati totalmente esclusi dal novero dei delegati che affiancheranno il sindaco della Città Metropolitana, Avv. Enrico Trantino, nella conduzione amministrativa dell’ente. Una sgrammaticata decisone politica, atteso […]
Cronache giudiziarie, Catania: seconda udienza del processo di appello a Raffaele Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa. E spunta Raffaele il “marinaio”, che un tempo diceva sì (porte aperte al dibattimento) e poi fa… no (porte chiuse)!
Pubblicato il 19 Maggio 2015
Un (ex)governatore che non smentisce sé stesso, MAI!
di Ignazio De Luca e Marco Benanti, cronisti alla porta.
“È stato un errore, il secondo, dopo il patteggiamento, affrontare un dibattimento segreto, in appello chiederò che le udienze siano pubbliche.”
Così predicava, non molto tempo fa, il presidente Raffaele Lombardo, già condannato in primo grado con la nota sentenza del Gup del Tribunale di Catania dottoressa Marina Rizza.
Predicava, predicava, predicava. Razzolava, razzolava, razzolava. E com’è finita?
All’udienza di questa mattina, raccontiamo l’episodio di cui è stato involontario protagonista Ignazio De Luca: arrivato intorno alla 12.30, tutto trafelato, con circospezione, si introduceva nell’aula del dibattimento in corso e faceva appena in tempo a poggiare le natiche, quando il presidente della Corte Tiziana Carrubba lo invitava a uscire.
Noi, forse un po’ scolasticamente, citavamo a memoria l’articolo 441 comma 3 del codice di procedura penale e anzi esortavamo, rivolti a Lombardo: “Presidente, presidente lei diceva di volere l’udienza pubblica, lo dichiari al Giudice”.
Ma Raffaele Lombardo, senza girarsi, continuando a dare le spalle al suo interlocutore, confabulava col suo sostituto difensore, che aveva di fianco, mentre l’avvocato Alessandro Benedetti, seppur come in disparte, seduto lontano dall’imputato e dal collega difensore, rischiava un torcicollo acuto, per come forzava i muscoli, quasi incredulo di quanto stava accadendo (e forse un po’ compiaciuto dalla nostra uscita che, forse, condivideva).
Ecco questa ė tutta e l’unica cronaca che possiamo offrire della seconda udienza in Corte d’Appello del processo a Lombardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Amen.
Ps: da oggi per le prossime “esternazioni-verità” di Raffaele Lombardo useremo l’espressione “Parola di Lombardo”.
Del resto, i latini dicevano: errare è umano, perseverare è diabolico. O “lombardesco”.



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