Dal “comitato pro Catania” all’appello contro “il processo mediatico” Pro-Basile: “la Sicilia” e l’establishment cittadino


Pubblicato il 05 Luglio 2019

Oggi su “La Sicilia” è stato pubblicata questa notizia (vedi foto in apertura).

Chi non conosce la storia di questa maledetta città, assassinata da una borghesia parassitaria e paramafiosa, un luogo abitato da tanti ma da pochi cittadini, uno spazio urbanisticamente e socialmente mostruoso dove le profonde differenze sociali si riflettono nella vita di ogni giorno, ecco questa persona potrebbe pensa che si tratta di una normale iniziativa a difesa dell’ex Rettore Francesco Basile, magari ispirata da qualche amico o collega o parente. Chissà, ma nulla di più. Abbiamo chiesto in Rettorato ma ci è stato detto che l’Università è estranea all’iniziativa.

Purtroppo, a Catania di normale non c’è nemmeno l’aria che si respira e soprattutto i gruppi che contano hanno sempre visto ne “La Sicilia” di Mario Ciancio il “loro giornale”, divenuto nel tempo sempre più strumento politico per consigliare, mandare segnali e/o messaggi, dare la “migliore” versione dei fatti. In linea con la moderazione o meglio con la conservazione. Ebbene, oggi leggendo quella notizia si potevano forse avvertire “atmosfere d’altri tempi”: e dire che “La Sicilia” da mesi è sotto amministrazione giudiziaria della Procura della Repubblica. La stessa che ha condotto l’indagine “Università Bandita”.

Ma non è una novità, per chi conosce non solo la cronaca di questa città.

L’establishment di Catania ha visto in quel giornale il “suo giornale”. Accadde all’inizio degli anni Duemila, quando scoppiò il “Caso Catania”, quando i magistrati Giambattista Scidà e Nicolò Marino e pochi altri combatterono quella battaglia di verità sul “Sistema Catania” con i suoi intrecci politici, economici, giudiziari e mafiosi, dallo scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi” alle vicende di San Giovanni La Punta con al centro l’imprenditore della grande distribuzione Sebastiano Scuto. In quel frangente a difendere la Procura della Repubblica arrivò “La Sicilia” e, tra gli altri, anche l’on. Claudio Fava, allora segretario regionale dei Ds, in una delle sue migliori “performance” di “provetto opportunista”.

Ma ancora prima, all’inizio degli anni Ottanta, dopo l’omicidio mafioso del generale Dalla Chiesa e i suoi effetti su Catania, fu promosso il “comitato pro Catania”, a difesa della città contro la sua “diffamazione” (vedi sotto foto tratta da “Pippo Fava un antieroe contro la mafia” di M. Gamba). Protagonista ancora “La Sicilia”.

prs

 

Insomma, le strade dell’ establishment catanese e de“La Sicilia” sembrano ancora convergere. Chissà perchè.


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