Catania

E’ RIVOLUZIONE! ALLA CAMERA DEL LAVORO DI CATANIA SCOPPIA IL “NUOVO CORSO”: ABBATTUTO LO “ZAR” ROTA, TUTTO IL POTERE AI “LENINISTI” DI VIA CROCIFERI

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Dal Soviet di via Crociferi, Catania Marco Benanti iena controrivoluzionaria, nome in codice “Panza e Presenza”.

nella foto un momento del “rotismo”, allora dominante.

Grazie alla “purezza” delle forze rivoluzionarie che per anni si sono battute (in clandestinità, perchè non se n’è accorto nessuno o quasi) si è aperta una “nuova era” nel movimento dei lavoratori catanesi. Alla Camera del lavoro di Catania il leninismo ha trionfato, sconfiggendo lo zarismo e i rappresentanti della controrivoluzione, che anche stamane hanno tentato il “putsch”, o meglio il “colpo della penna” ricorrendo alle manovre occulte di un soggetto sovrappeso (frutto dei bagordi della vita ultraborghese di questi infami soggetti fascisti), prontamente allontanato dai commissari del popolo guidati dal compagno Joseph DelCondor.

Comunque, la Rivoluzione è scoppiata.

Un pugno di “puri rivoluzionari” ha definitivamente preso il potere alla Camera del lavoro di Catania: dopo l’avvento dalle steppe asiatiche del segretario Carmelo De Caudo, dopo le sue lotte contro il “rotismo zarista”, oggi il plenum della Camera del Lavoro di Catania ha votato il bilancio, con una maggioranza schiacciante e rivoluzionaria. Pochi i dissenzienti, a dimostrazione che le “bocche da fuoco” della controrivoluzione si stanno spegnendo, davanti all’avanzata impavida della forze proletarie e rivoluzionarie. Del resto, a favorire lo spegnersi delle “bocche” c’è anche da segnalare che i ristoranti vicini al Soviet erano chiusi, a parte un bar. E proprio da questo hanno via le “operazioni rivoluzionarie” stamane attorno alle 9. Con una serie di caffè, è cominciato la mobilitazione proletarie, che ha subito vigilato sulle presenza di agenti controrivoluzionari. Sono stati individuati al riguardo alcuni soggetti: V.T nome in codice “Acrobata”, P.M. nome in codice “Rotiano”, M. B. nome in codice “Panza e Presenza”. Altri sono ancora in fase di identificazione.

Nella sala del Soviet di via Crociferi, successivamente, si sono dati appuntamento i componenti dell’organo della Rivoluzione. Un’assemblea che -riferiscono fonti anonime e sudate- ha avuto momenti di esaltazione progressiva e di sonno incipiente (malgrado il caffè mattutino) per le fulminanti dichiarazioni di alcuni dei suoi componenti, mentre altri hanno espresso il loro consenso con l’arma rivoluzionaria del silenzio. Malgrado le armi controrivoluzionarie della critica e del pensiero non conforme siano da tempo sconfitte, dentro il Soviet di via Crociferi c’è stato spazio per le parole di simboli della lotta di liberazione dallo “zarismo rotiano” e dei suoi (presunti) seguaci. Memorabili le parole di Giuseppina “Pinella” Rotella, reduce da anni di vita dura nelle stanze di una Camera del lavoro sotto le grinfie dello zar “Angelovic I” e dei suoi gregari ( ma forse erano le stesse teatro della Rivoluzione odierna): da lei una giusta e puntuale presa di distanza definitiva e rivoluzionaria dal “Passato”. L’agente della controrivoluzione rotiana P.M. ha tentato una difesa, ma il Soviet ha respinto l’infame provocazione, orchestrata dalle forze del capitalismo in combutta con l’ agente “Panza e Presenza”. Da non dimenticare, poi, le parole del compagno rivoluzionario Longovic che, in nome della morale, ha tenuta sveglia (gli effetti del caldo si facevano sentire) la platea proletaria, ricordando la sua vita di perseguitato politico del “rotismo”. Una dura vita di cui il compagno porta ancora i segni in faccia e nelle occupazioni familiari. Tutto sudore. Il controrivoluzionario in codice “Acrobata” ha espresso la sua opposizione al bilancio (ben sette voti contro!) ma poi si è mostrato nel suo vero volto di “trotskista del collegio” (dei docenti).

Non sono da dimenticare le posizioni -neutralizzate dal Soviet di via Crociferi- espressione del “blocco dei Bucharin di quartiere”: con l’arma del silenzio avevano tentato di sabotare la rivoluzione. Un folto numero di rappresentanti. Che non parlano. Anche se nel loro cuore alberga la voglia di controrivoluzione, espressa da taluni del bar vicino con la sintesi “unni tira ‘u ventu”.

E Rivoluzione fu.

Satira, la realtà è peggiore.

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Benanti

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