ETNA SKY, TRA SOGNO LOW COST E NODI IRRISOLTI: LE VERE INCERTEZZE DEL PROGETTO SICILIANO


Pubblicato il 07 Dicembre 2025

La nascita di Etna Sky, nuova compagnia aerea “made in Sicily” con debutto annunciato per la stagione estiva 2026, si presenta come risposta privata al caro‑voli da e per la Sicilia. Il progetto promette tariffe “calmierate” sui collegamenti nazionali e, in prospettiva, aperture verso rotte europee e intercontinentali, con un investimento stimato intorno ai 20 milioni di euro nella fase di avvio.
Governance opaca in un business regolato

La società è stata costituita a Milano con un capitale iniziale di 20 mila euro e due soli soci, in attesa di un aumento di capitale che dovrebbe coinvolgere una decina di investitori “amici o conoscenti”, prevalentemente Siciliani, con quote diffuse e senza un azionista di riferimento dichiarato. L’uso di patti di riservatezza per non rendere noti i nomi nella fase di lancio, seppur legittimo sul piano civilistico, contrasta con le aspettative di piena trasparenza verso il mercato, soprattutto alla luce del ruolo istituzionale del promotore, un deputato catanese, chiamato a interloquire con autorità nazionali e comunitarie per licenze, certificazioni e slot aeroportuali.
Un modello economico che semplifica margini e rischi

Sul piano industriale, Etna Sky si presenta come vettore low cost basato su leasing di aeromobili e rete iniziale di rotte domestiche, con break-even ipotizzato in tempi brevi e la convinzione che “vendere un volo a 100 euro generi comunque utile”. Una simile impostazione appare ottimistica se confrontata con la struttura dei costi del settore: carburante, canoni di leasing, diritti aeroportuali, manutenzioni, equipaggi, assicurazioni e coperture finanziarie, tutti elementi che hanno messo in crisi diversi operatori regionali negli ultimi decenni, specialmente in presenza di competitor low cost consolidati sulle medesime tratte.
L’ombra lunga del precedente Wind Jet

Il coinvolgimento operativo di figure manageriali provenienti dall’esperienza Wind Jet porta in dote competenze tecniche, ma riapre il dossier di un fallimento che ha lasciato sul terreno migliaia di passeggeri insoddisfatti e una lunga coda giudiziaria. Il piano di Etna Sky, almeno nelle dichiarazioni rese finora, non chiarisce in che modo governance, politiche di rischio, gestione della liquidità e relazioni con i principali hub saranno strutturalmente differenti da quelle che non riuscirono a mettere in sicurezza il precedente vettore Siciliano in un mercato sempre più affollato e competitivo.
Prezzi “calmierati” senza contratto di servizio

La narrazione pubblica dell’operazione insiste sulla volontà di difendere i Siciliani dal caro‑voli, prospettando tariffe inferiori a quelle praticate in alta stagione verso il continente. Tuttavia, in assenza di un chiaro quadro di continuità territoriale, di oneri di servizio pubblico o di accordi con aeroporti e istituzioni nel perimetro delle regole europee sugli aiuti di Stato, l’abbassamento dei prezzi dipende unicamente dalla capacità dell’azienda di reggere economicamente il dumping iniziale e di mantenere le frequenze anche sulle rotte meno profittevoli. Il rischio, per investitori e territorio, è che la promessa di voli “sociali” si riduca a una leva commerciale di breve periodo, seguita da rialzi tariffari o razionalizzazioni della rete una volta esaurito l’effetto annuncio.
Opportunità per la Sicilia solo con una vera strategia

Una compagnia radicata in Sicilia potrebbe giocare un ruolo importante in una strategia integrata di sviluppo che includa aeroporti, turismo, cargo e logistica, come mostrano i recenti interventi di potenziamento infrastrutturale sugli scali regionali inseriti in programmi europei. Perché Etna Sky diventi un reale asset di sviluppo e non l’ennesima scommessa ad alta volatilità, sarà decisivo nei prossimi mesi vedere: struttura definitiva dell’azionariato, livello effettivo di capitalizzazione, accordi industriali con aeroporti e partner strategici, governance indipendente e compliance rigorosa alle normative UE. Solo su queste basi il mercato potrà valutare se l’operazione rappresenti un vero cambio di paradigma nel trasporto aereo Siciliano o l’ennesimo goffo e gridato esperimento imprenditoriale, destinato a scontrarsi con la dura logica dei conti economici.
Franz Cannizzo Vice Presidente Sviluppo Mezzogiorno.


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