Giudiziaria e case popolari “alla catanese”: la “malagestione” dell’Iacp nell’aula di Tribunale


Pubblicato il 30 Gennaio 2014

Stamane udienza a Palazzo di giustizia…di iena giudiziaria

Entra nel vivo il processo per la “malagestione” dell’Iacp di Catania.http://www.ienesiciliane.it/cronaca/12833-giustizia-alla-catanese-con-velocita-supersonica-cominciato-processo-malagestione-iacp.html

Oggi, davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania (Presidente Rosa Anna Castagnola, a latere Cascino e Cristaldi, Pm Andrea Bonomo) è arrivato il momento del luogotentente della Guardia di Finanza Giuseppe Fichera. Il teste dell’Accusa ha risposto alle domande del Pm e di alcuni avvocati delle Difese, in particolare di quelle di Walter Rapisarda, che assiste l’ex direttore generale dell’istituto Santo Schilirò Rubino. Lo Iacp, con l’avv. Tommaso Tamburino, è parte civile contro il suo ex direttore generale.Ricordiamo che il gup Francesca Cercone, accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica, ha rinviato a giudizio Santo Schilirò Rubino, il figlio di questi, Ettore Schilirò Rubino, altri quattro dipendenti, Anna Tusa (oggi in pensione), Adele Fiorello, Giuseppe Caruso, insieme a sei beneficiari di case popolari, Orazio Sicali (anch’egli dipendente dell’Ente in questione), Nino Santoro, Carmelo Sicali, Agata Romeo, Carmela Bergamo e Gaetano Maravigna.La richiesta era stata avanzata dal pubblico ministero Andrea Bonomo che, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, ha chiesto il rinvio a giudizio –a vario titolo – per abuso d’ufficio, truffa, falsità ideologica.In sintesi risulta dalle indagini che dallo Iacp di Catania, diretto da Santo Schilirò Rubino, eludendo leggi e regolamenti, siano state assegnate illegittimamente case e botteghe anche a dipendenti e/o parenti degli stessi.L’esame del teste ha ripercorso i capi d’imputazione,a cominciare dalla presunta manipolazione del protocollo informatico, una delle accuse –ipotesi di falso- dell’Accusa, in particolare per Schilirò Rubino e Giuseppe Caruso. Il luogotenente ha anche risposto alle domande sull’ipotesi di truffa avanzata nei confronti di Schilirò Rubino, del figlio Ettore e del responsabile del servizio contabile Adele Fiorello per le spese –quantificate in circa 25 mila euro- sostenute per il ripristino di un locale dell’istituto in piazza Spedini (di fronte allo stadio “Angelo Massimino”), concesso in locazione al figlio dell’allora direttore generale. Secondo l’Accusa, si sarebbe autorizzato un recupero della somma nella misura dell’80% del canone di locazione invece che del 20% come previsto dal regolamento interno dell’istituto. Non solo: al figlio di Schilirò Rubino sarebbe stato riconosciuto sin dal novembre del 2007 un credito di circa 25 mila euro portato in compensazione con il canone di locazione, mentre a quella data non avrebbe fatto alcuna spesa e successivamente nel luglio del 2009 lo stesso Ettore Schilirò Rubino dimostrava di avere effettuato spese di ripristino per 3.500 euro.Inoltre, sono stati ricordate tutta una serie di assegnazione di alloggi –riservati a lavoratori dipendenti, nel quartiere di Librino- che secondo l’Accusa sarebbero avvenute senza il rispetto dei requisiti di legge.

Ricordiamo che:la Procura della Repubblica di Catania nel mese di giugno 2011 ha inviato alla Procura regionale siciliana della Corte dei Conti un rapporto in cui si stimano oltre trenta milioni di euro di danno erariale per la cattiva gestione dell’Istituto Case Popolari di Catania. La Corte dei Conti è al lavoro e si è in attesa di conoscere l’accertamento e la punizione dei responsabili con la condanna al giusto risarcimento nei confronti della collettività;Nel 2009 in un’ indagine effettuata da Rizzo per il Corriere della Sera, era stato denunciato che, …a fronte di 8 milioni e 617.680 di canoni annui, l’Istituto catanese si limita a incassarne solo 644.376 (solo il 7% di quanto dovrebbe ricevere);già, a seguito di ispezione disposta dal Ministero del Tesoro, i dirigenti dott. Carlo Alberto Luccone e dott. Giuseppe Grasso, nella loro relazione di chiusura dell’attività ispettiva datata ROMA 22.9.2001, avevano rilevato una valanga di abusi, irregolarità, sprechi. Oggi, a distanza di oltre dieci anni dalla ispezione del Ministero del Tesoro, la situazione all’interno dell’Iacp di Catania è peggiorata.Prossima udienza il 27 marzo, quando è previsto che siano sentiti, sempre come testi dell’Accusa, l’ing. Castrenze Marfia e il dott. Aldo Gangi, due degli ispettori regionali firmatari della relazione del 2009 sulla gestione dell’istituto.


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