Giustizia catanese: domani parte dibattimento per l’informatizzazione del Pta di Giarre. Imputato anche il marito dell’on. Anna Finocchiaro.


Pubblicato il 15 Aprile 2013

Ma comincerà il processo? Ai posteri e ai poster l’ardua sentenza…Di iena indovina Marco Benanti

Domani è previsto l’avvio del dibattimento (davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania), ma accadrà? Per questo lo diciamo subito: ienesicule lancia il grande concorso “indovina se parte o no il processo?” Mandateci le vostre previsioni. Noi, la nostra, la scriveremo domattina….Di cosa parliamo? Di informatizzazioni e personaggi eccellenti.Il 25 ottobre scorso, infatti, il gup del Tribunale di Catania Marina Rizza ha disposto quattro rinvii a giudizio -udienza il 16 aprile 2013 davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania- nell’ambito dell’inchiesta sulla procedura amministrativa che aveva portato all’affidamento senza gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio territoriale di assistenza (Pta) di Giarre, assegnato alla Solsamb srl, società guidata da Melchiorre Fidelbo, marito del presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. Tra loro lo stesso Fidelbo, il manager dell’Asp etnea Antonio Scavone, l’ex direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania Giuseppe Calaciura, e il direttore amministrativo dell’Asp Giovanni Puglisi. Non luogo a procedere invece per la responsabile del procedimento, Elisabetta Caponetto. I quattro devono rispondere di abuso d’ufficio e di truffa.L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal sostituto Alessandro La Rosa, era stata condotta dalla Guardia di Finanza. Inizialmente, la Procura aveva contestato solo il reato di abuso d’ufficio: successivamente, su iniziativa del Gup Rizza, si è aggiunto anche il reato di truffa aggravata.Al centro dell’inchiesta c’è la delibera n.1719 del 30 luglio del 2010 che ha autorizzato l’Asp di Catania a stipulare un convenzione con la Solsamb per il Pta di Giarre. Una delibera per un appalto milionario -poi revocato- che, secondo l’accusa, sarebbe stata redatta “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”.

 


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