In esclusiva per “Ienesiciliane”, intervista al difensore di Raffaele Lombardo, il prof. Guido Ziccone


Pubblicato il 29 Marzo 2012

Pubblichiamo le dichiarazioni da noi raccolte stamane,un’ora prima della diffusione della notizia della decisione del Gip Barone sul procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa per i fratelli Lombardo. Parla il prof. Ziccone.

di Iena Giudiziaria, Marco BenantiCome stanno le cose al momento?“Il Gip, nel valutare se aderire o no alla richiesta della Procura della Repubblica di archiviazione, ha ritenuto di fare precedere la sua valutazione da un’udienza, in realtà sono state tre udienze, di discussione delle parti, in cui Pubblico Ministero e Difesa hanno illustrate reciprocamente le posizioni perché il giudice potesse avere una valutazione più complessiva. All’esito di queste tre udienze, quindi gli esami degli atti è stato abbastanza approfondito e abbastanza completo, il giudice si è riservato ed ha anche detto che in tempi brevi darà il suo responso.”

Come hanno motivato le parti, Accusa e Difesa, le richieste?“I pubblici ministeri hanno calcato soprattutto, hanno centrato la loro attenzione sui principi di diritto, in particolare sulle sentenze della Sezione Unite e ancora più in particolare sulla sentenza cosiddetta ‘Mannino’, dicendo il caso che era all’esame concretamente non poteva non dare luogo ad una decisione conforme ai principi stabiliti dalla Corte di Cassazione in queste sentenze. La Difesa ha da un lato condiviso pienamente questa tesi, dall’altro lato ha però contestato ancora di più nel senso che a nostro avviso –ed è il nostro punto di vista- non è soltanto per ragioni di diritto ma già in fatto l’accusa è assolutamente destituita di fondamento, perché in realtà questo presunto contatto tra Lombardo e la criminalità organizzata non presenta le caratteristiche di serietà nell’esposizione che è stata fatta da alcuni collaboranti, assolutamente generica.Noi riteniamo che il fatto già si presenta con caratteristiche di assoluta genericità e non credibilità. Quindi, neghiamo in radice la possibilità di configurare il concorso esterno. Questa posizione ha avuto anche un effetto. In che senso: è noto che la Procura della Repubblica ha ritenuto di configurare l’illecito elettorale ed ha chiesto il giudizio e in questo momento pende il giudizio. Naturalmente, la Difesa ritiene che anche il giudizio non può che concludersi che con l’assoluzione, perché non c’è –secondo la Difesa- negli atti nessun elemento dal quale possa essere tradotto diciamo questo aiuto o questo appoggio elettorale”.

Sulle dichiarazioni del procuratore Salvi in occasione delle prime due udienze, che valutazione date? In sostanza parlava di “accordo provato” e di un problema di qualificazione giuridica.“La Procura ritiene che i fatti enunciati non sono, per ragioni di diritto riguardanti l’interpretazione della legge secondo le Sezioni Unite della Cassazione, tali da potersi configurare il reato. Noi diciamo che neppure questa apparenza di fatti – e siamo in una fase in cui non occorrono le prove, in cui sono sufficienti anche soltanto indizi- e noi diciamo che anche questi stessi indizi e questi stessi fatti si presentano già con una natura tale da non poter fare configurare il reato”

Ma sull’ ipotesi di aggravante mafiosa prevista dall’ articolo 7, in relazione al reato elettorale, lei che giudizio dà?“L’articolo 7 lo può prevedere un altro reato qualunque, non già il concorso esterno, quando ci sono alcune caratteristiche. Ma queste caratteristiche sono anch’esse descritte dalla legge, che dice che l’art. 7 si applica quando c’è o l’attività che è stata condotta con i metodi tipici dell’associazione di stampo mafiosa, ad esempio con l’intimidazione e con la violenza oppure quando il reato è compiuto per favorire la criminalità organizzata. Nel caso di specie evidentemente questa possibilità è stata esclusa, secondo noi correttamente, dalla stessa Procura, perché non c’è nessun segno, nessun atto dal quale si possa desumere che nell’appoggio elettorale, ammesso che questo ci sia stato –perché la Difesa nega anche l’appoggio elettorale- si è trattato di appoggio elettorale di persone che hanno chiesto il voto ma non di voti ricercati attraverso metodi di violenza o di paura o di minaccia, quindi da questo punto di vista l’articolo 7 non poteva essere configurato”.

Adesso, stando così le cose, in linea teorica, quale potrebbe essere la decisione del giudice?“O di accogliere la richiesta del pubblico ministero, della Procura e in questo caso il processo si dice archiviato. Oppure, non condividere la richiesta, non condividendo la richiesta dovrebbe ordinare l’imputazione coatta. Oppure, una strada intermedia, nel caso concreto mi sembra ancora meno pensabile, nuove indagini ma qui le indagini sono state così complesse, così lunghe e così numerose che mi pare molto difficile questa terza strada.”

Ma fra la posizione di Lombardo Raffaele e quella di Lombardo Angelo vi sono state, da parte di Accusa e di Difesa, delle differenziazioni oppure la linea è comune? “Non sono apparse né dal punto di vista dell’Accusa, né dal punto di vista della Difesa, differenze rilevanti”.

Ma allora, che resta dopo tutto questo baillame, dopo titoli di giornale e altro? La montagna ha forse partorito il topolino? “Per fortuna siamo in una Repubblica, in cui ancora sono solo i giornali che fanno i processi”.Da avvocato e anche da cittadino come giudica il comportamento dei giornali?“Molte volte ho visto fenomeni di grande mobilitazione, di grande attenzione che poi finiscono ridimensionati quando vanno al vaglio istituzionale”.

Al di là del dato giudiziario, è possibile dare anche un giudizio politico da quello che emerge da questa inchiesta oppure si tratta di valutazioni troppo diverse?” Io personalmente do un giudizio chiaro: gli atti del processo hanno dimostrato che c’è stata una linea di assoluta intransigenza di Lombardo presidente della Regione a qualunque contatto, rapporto –non parlo nemmeno di favori; è risultato dagli atti del processo pienamente provato che Lombardo eletto presidente della Regione ha vieppiù spezzato, ha creato una impenetrabilità della Regione Siciliana e dell’amministrazione della Regione Siciliana non permettendo alla criminalità di avere neppure contatti con le problematiche regionali. Quindi, da questo punto di vista, io posso dire che raramente ho visto in Sicilia atteggiamenti così fermi”

Ma Lombardo, in conferenza stampa, ha ammesso di avere avuto dei contatti con singoli personaggi?“Io non ho parlato di avere avuto durante le elezioni i contatti. Io ho parlato di un’altra cosa. Io di questa vicenda colgo questa nota essenziale. Risulta dagli atti che dall’indomani delle elezioni a presidente della Regione, non dopo sei mesi o dopo un anno, ma dall’indomani dell’elezione di Lombardo a presidente della Regione c’è stato un atteggiamento politico dell’amministrazione regionale di chiusura totale e di conflittualità nei confronti della criminalità organizzata. Questo devo dire che politicamente non può che farmi piacere”Ma il fatto di avere ammesso di avere avuto, in qualche maniera, dei contatti, almeno con alcuni personaggi indicati come mafiosi dagli inquirenti e sentenze?“Io credo che i rapporti di Lombardo e gli altri personaggi non si siano mai spinti al di là di ciò che è consentito in uno Stato democratico”

Al di là di questa vicenda, in generale sulla questione del rapporto fra politica e criminalità mafiosa che cosa vede? Un salto di qualità in positivo?“Io mi augurerei che tutte le amministrazioni abbiano un atteggiamento di rigore come quello che ha avuto Lombardo. Non credo che siamo a questo punto ancora, me lo augurerei però”.

Lei che ne pensa dell’atteggiamento di alcuni giornali, come nel caso del presunto arresto di Lombardo. Lei che ne pensa? Le era mai capitato di leggere un giornale che dà per certo l’arresto del presidente della Regione?“Lo chieda ai giornali. L’arresto? Sarebbe stato un errore, un errore che la Sicilia avrebbe pagato, per fortuna questo errore non è stato commesso”.

Perché un errore?“Perché quando si fanno errori gravi e si interrompe una fase politica positiva questo alla fine lo paga la Regione, lo Stato, il Comune e qualunque istituzione sia. Lei immagini cosa sarebbe significato un presidente della Regione che aveva fatto come atto principale della sua investitura, dal primo momento, un discorso di rottura totale tra le istituzioni e la criminalità e il risultato era quello di essere stato arrestato. Che messaggio sarebbe partito: di speranza per i siciliani o di ulteriore grave disperazione?”.

Fra un anno si vota: in generale, che augurio ci dobbiamo fare, in tema di elezioni, che magari fra due anni non spunti un’altra inchiesta su mafia e politica? La classe politica deve fare una scelta di evitare certi ambienti?“Secondo me sì. E’ diventata di nuovo attuale la questione se ci fu o no una trattativa fra lo Stato e la mafia. Credo che ancora non abbiamo risultati certi sul piano giudiziario, quindi ancora si è liberi di valutare questo fatto come esistente o no. Io mi auguro che non sia esistita una trattativa e credo che il fenomeno della mafia e della delinquenza organizzata che si infila nella vita politica e nella vita pubblica è un fatto grave anche se invece di avvenire solo in Sicilia si diffonde in tutto il territorio, cioè non che come siciliano io mi sento più sereno o più tranquillo se la mafia sta anche in Lombardia, nel Lazio. Io dico al contrario che la Sicilia è una terra nella quale la presenza di questo contatto strisciante tra criminalità organizzata e amministrazione e politica alla fine finisce col tradursi in un fatto politicamente, economicamente di diminuzione della civiltà. Molta gente continua ad avere il timore di investire in Sicilia. Allora tutto questo si può e si deve combattere”.

A suo avviso, in termini generali, quale potrebbe essere una misura che dà il segno della rottura per l’amministrazione pubblica? “Le leggi contano. Ma non è solo una questione di leggi. Io sono sempre molto influenzato da un paio di conversazioni che ho avuto tanti anni fa sia con Falcone sia con Borsellino. Soprattutto con Falcone. E’difficile pensare che questi fenomeni si risolvono solo ed esclusivamente attraverso leggi e repressione. Legge e repressione sono importanti, ma alla fine è necessaria una profonda mutazione culturale”

Alla notizia della decisione del Gup Barone, questo il commento del prof. Ziccone: “non e’ una pronuncia definitiva, ma una decisione che dovrà passare al vaglio di un Gip. In quella sede faremo valere con forza, determinazione e convinzione le nostre ragioni. Noi eravamo e siamo sereni perche’ certi delle nostre ragioni”.


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