Lo chiamavano Bocca di Rosa ovvero quel che non si è detto a proposito di comune e ufficio stampa. E poi, certo, c’è anche il giornale investigativo…

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Più Giufà o Bocca Di Rosa? E’ questo il dilemma che ci assale leggendo le manciate di fango – va così di moda di questi tempi, con le annesse macchine o, nel nostro povero caso, macchinette, come quelle dei bambini – lanciate contro il responsabile del Servizio Comunicazione Istituzionale del Comune di Catania e Capo Ufficio Stampa Nuccio Molino. E meno male che qualcuno non possegga ancora strumenti “di famiglia”, come altri ben più famosi, diversamente il caso Boffo sarebbe stato derubricato a lite fra chierichetti.

Conoscendo qualche fatto e qualche persona di questa straordinaria città ci verrebbe da dire: va bene prendersela con il solito Lombardo, ma pure con chi ha la grande colpa di aver esercitato la propria attività professionale per l’Ente del quale Lombardo era presidente? A essere bravi investigatori, chissà? Peccato che noi non siamo così bravi con l’investigazione, siamo povere iene, per di più sicule.

Tornando alla domanda, verrebbe da dire Giufà per la (ri)caduta di stile  di quel giornale che ripesca dal sito del Comune notizie  di un anno addietro, le frammenta ricoprendole di mezze verità e infine le consegna, magari senza rileggerle e rifletterci più di tanto, ai lettori. Ma fossero pure i soli redattori, per una battaglia di giustizia e verità questo e altro, immaginiamo. Il solo Giufà, personaggio della letteratura siciliana che con le sue ridicole idiozie deliziava i ragazzi di qualche decennio addietro, non può bastare, però. L’atmosfera vorrebbe essere da grande opera lirica ma ci sembra di riconoscere sempre più l’opera buffa. Come quel Falstaff convinto di essere grande seduttore mentre le dame ridevano di lui. 

E allora vediamo se una dama famosa può aiutarci a capire: Bocca Di Rosa, il personaggio di De Andrè che dell’appassionato meretricio faceva un nobile vanto social-popolare. Ma non vediamo né la libertà di Bocca di Rosa né la gioia dei suoi ferventi ammiratori. Allora è la vecchia della canzone che, non potendo più fare il male, lo predicava negli altri. Insomma, parlare (male) del giusto (rectius)  presente nelle azioni degli altri per non parlare dei propri inconfessabili status, passati o presenti, è in fondo il vero mestiere più vecchio del mondo, oggi esercitato tramite qualche scritto o post che sia, meglio se sputtanante per rimanere in tema.

Molti conoscono Nuccio Molino da lunga data e non ha bisogno né di essere difeso né di solidarietà pelosa o di facciata: ci pensi da solo, se ci riesce, a farsi rispettare. Ma che ci azzecca, direbbe il fine politico, il profilo criminale del Molino che la testata giornalistica “Sud Press” disegna così abilmente con l’attività professionale affidata allo stesso Molino tramite concorso pubblico e selezione interna? E noi, ingenui, che pensavamo che un pubblico dipendente, a maggior ragione se dirigente, dovesse essere chiamato a rispondere quotidianamente del proprio lavoro e dei risultati conseguiti. Ah, se non ci fossero gli investigativi ad aprirci gli occhi!

L’indignazione popolare che “Sud Press” vorrebbe evocare riguarda un incarico a tempo per un Servizio dirigenziale (conferito contestualmente ad altri tre dipendenti di fascia D3: Granzotto, Emmi e  Pelleriti) che va ben oltre quello dell’Ufficio Stampa, a cui capo c’è Molino (che già era Caporedattore e guadagnava gli stessi soldi) come avrebbe potuto esserci pure qualche altro. Passa assolutamente in ultimo piano l’istituzione del Servizio Comunicazione Istituzionale da parte del Comune di Catania. Bravi ultimi, verrebbe da dire, e invece…

Ora, noi non siamo sicuramente tra quelli che apprezzano Stancanelli per il suo operato. Ma non possiamo non prendere atto che di recente in tema di trasparenza, affidata alla responsabilità dello stesso Molino-Dirigente, qualcosa al Comune stia cambiando, tant’è che i risultati dello scoop investigativo di “Sud Press” in realtà si trovano pari pari sul sito del Comune. Ma un vero investigativo non si ferma alle prime risultanze: scava, scava. E c’è lo scoop nello scoop: in un mese in cui tre dipendenti – su cinque – dell’Ufficio Stampa erano variamente fratturati, chi alla gamba, chi al braccio, chi al ginocchio, il Molino era pure assenteista. Se queste non sono prove di un disegno criminale, aggravato dall’evidenza dell’associazione, allora non c’è più rispetto per l’investigazione. La quale ha pure scoperto – non la ferma nessuno – che il fatto che il Molino dovesse sopperire alle assenze facendo di tutto, stilando e inviando direttamente i comunicati, era solo un penoso tentativo di confondere l’opinione pubblica.

E se anche tutto fosse in regola – concorsi, contratto nazionale, etc. – non grida forse allo scandalo, non è addirittura un crimine contro l’umanità la pretesa del Comune di Catania di voler coordinare, programmare, gestire i propri tentativi di comunicazione con i cittadini? Istituendo addirittura il summenzionato Servizio Comunicazione Istituzionale, magari per provare amettere ordine e dare coerenza a un lavoro che dovrebbe tornare utile ai cittadini? E chi si credono di essere: intervenga immantinente un giudice, per bacco. Propaganda, propaganda, urlerà sicuramente chi della propaganda, possibilmente “aggiustata” ha fatto la propria ultima ragion d’essere. Ah, sempre la vecchia di Bocca di Rosa! A noi, chissà perché, viene in mente invece un vecchio lupo che non riuscendo ad accusare un agnellino che voleva mangiare ….

Ci siamo chiesti, infine: ma di quanto gli scandalosi e immeritati compensi del Molino superano quelli degli altri dirigenti? E così abbiamo preso – a voi, cari lettori, lo possiamo dire: dal sito del Comune – la tabella dei dirigenti e le relative retribuzioni che pubblichiamo integralmente, lasciando a ciascuno il diritto di farsi un’idea. Ma questa è informazione, non investigazione, obietterà sicuramente il giornalista d’assalto. E va bene, nessuno è perfetto: ce ne faremo una ragione. E forse pure una risata. Sempre iene siamo. E sicule per di più.

Cognome

Nome

Retribuzione annua
lorda

Retribuzione
annua netta

Areddia

Maria Luisa

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Belfiore

Pietro

€ 96.776,42

€ 55.621,22

Bonanno

Gaetano

€ 89.969,62

€ 52.369,02

Costanzo

Salvatore

€ 43.625,66

€ 27.698,55

D’Emilio

Fabrizio

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Emmi

Gian Luca

€ 93.172,83

€ 53.899,93

Ferlito

Valerio

€ 127.600,16

€ 70.344,49

Galeazzi

Marina Antonietta

€ 101.280,67

€ 57.772,72

Granzotto

Loredana

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Greco

Angelo

€ 102.667,90

€ 58.435,35

Gullotta

Francesco

€ 90.920,83

€ 52.824,24

Italia

Paolo

€ 101.280,67

€ 57.772,72

Lanza

Maurizio   Letterio

€ 152.341,67

€ 82.095,78

Li Destri

Annamaria

€ 96.776,42

€ 55.621,22

Macrì

Daniela

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Mangani

Alessandro  Giuseppe

€ 96.776,42

€ 55.621,22

Manuele

Augusta   Giuseppe

€ 97.380,66

€ 55.909,85

Molino

Sebastiano

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Morabito

Marco

€ 93.172,83

€ 53.899,93

Muscaglione

Giovanna

€ 97.727,63

€ 56.075,58

Nicotra

Salvatore

€ 98.758,79

€ 56.568,12

Nicotri

Gaspare

€ 127.013,12

€ 70.064,09

Palmeri

Orazio

€ 102.581,71

€ 58.394,18

Pastura

Nunzio

€ 78.224,05

€ 46.313,15

Pelleriti

Rosanna

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Persico

Corrado

€ 97.910,93

€ 56.163,13

Petino

Marco

€ 96.776,42

€ 55.621,22

Politano

Roberto

€ 93.172,83

€ 53.899,93

Puglisi

Rosario

€ 88.668,58

€ 51.710,49

Santonocito

Giorgio Giulio

€ 120.625,66

€ 67.013,05

Sardella

Gabriella

€ 96.776,42

€ 55.621,22

Tomasello

Giovanni

€ 98.163,65

€ 56.283,85

Ps.  C’è qualche malintenzionato che osa sostenere che gli sprechi che riguardano il Molino non siano gli unici. Non essendo noi investigativi giriamo la domanda, sicuramente subdola e capziosa, agli illustri colleghi che investigano con successo e potranno dire ai nostri quattro lettori qualcosa su un lauto incarico conferito, senza concorso “of course”, ma anche Majorana fu chiamato alla cattedra per chiara fama, tanto per restare fra catanesi, tra il 2007 e il 2009 dal Teatro Massimo Bellini a un promotore finanziario che ha continuato a esercitare la professione, mentre era stipendiato dal sovrintendente dell’epoca nominato da Cuffaro su suggerimento dell’allora sodale Lombardo? Di nuovo il diavolo? Non sentite puzza di zolfo? Si salvi chi può!

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Redazione Iene Siciliane

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