Palermo. “Siamo tutte parte lesa”, donne in piazza dopo l’assassinio della giovane Carmela Petrucci

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di Veronica Femminino, da blogsicilia.it“Basta. Non vogliamo più essere carne da macello”. E’ il grido delle donne, nel pomeriggio di un sabato di autunno, nel centro di Palermo, a squarciare la spensieratezza della consueta passeggiata tra i negozi eleganti della città.Le famiglie intente a fare shopping, gli adolescenti mano nella mano. Si fermano a guardare gli striscioni, a leggere, nelle parole e nei volti, lo sgomento e la voglia di ribellione ad un’escalation di morte e di orrore.Perché ieri a Palermo è stata ammazzata Carmela Petrucci, una bella ragazza di 17 anni che sognava di fare il medico, morta nel tentativo di proteggere la sorella Lucia dal cieco e brutale rancore di Samuele Caruso, il suo ex fidanzato. Un ragazzo come tanti diventato mostro, l’ennesimo uomo che si è arrogato il diritto di decidere della vita della donna che diceva di amare.Le donne riunitesi questo pomeriggio in piazza Politeama a Palermo, rappresentano le mamme, figlie e sorelle dell’Italia intera. Lo stesso Paese dove dall’inizio dell’anno sono state uccise 101 donne.E il femminicidio è diventato un fenomeno, diffuso quanto frequente, se ne discute e si cercano di capire le ragioni. Mentre le donne continuano a morire.Il presidio di Palermo è stato organizzato dal Coordinamento antiviolenza 21 luglio. Presenti anche alcuni esponenti della giunta comunale, tra i quali gli assessori alla scuola Barbara Evola e Cesare La Piana, diversi comitati e associazioni. Si chiede attenzione e giustizia, per Carmela che non c’è più e per le donne costrette a vivere nel terrore, abituate ogni giorno a fare i conti con minacce e persecuzioni, con la prepotenza di un uomo capace di trasformare l’esistenza in un incubo.In piazza ci sono anche gli studenti del liceo classico “Umberto I” di Palermo, la scuola frequentata da Carmela e Lucia. “Vogliamo che oltre al giorno del dolore – dice Bianca Giammanco, studentessa – sia quello della consapevolezza. Siamo qui per commemorare Carmela ma soprattutto per invitare al risveglio delle coscienze, della società civile. Carmela era una ragazza straordinaria, sino a ieri mattina era al nostro fianco. Abbiamo il dovere di urlare la nostra rabbia. E di dire, che per molti uomini, le donne sono ancora oggetti da buttare via quando non servono più. Carmela è stata uccisa per questo”.Massacrata sulle scale di casa.Venti coltellate hanno raggiunto la sorella Lucia, su tutto il corpo. I medici, hanno dovuto applicarle oltre 100 punti di sutura. Ma la ferita, quella più profonda, nessuno potrà mai rimarginarla. Non più le confidenze, le risate, i progetti con la sua Carmela. La sorella e amica del cuore con cui aveva condiviso, da sempre, tutto.I compagni di classe delle due ragazze hanno poca voglia di parlare. Con gli occhi gonfi di pianto, si abbracciano per infondersi coraggio. Non c’è spiegazione a quanto accaduto, solo dolore e disprezzo per l’omicida, che agli inquirenti ha detto “ho perso la testa”.“Questa frase – dicono alcuni studenti – non ha nessun senso. Chi non ha intenzione di uccidere, non esce da casa con un coltello. Ha premeditato tutto, voleva fargliela pagare. Non esistono giustificazioni”.Il reato contestato a Samuele Caruso è omicidio volontario premeditato e tentato omicidio.Lunedì sera alle 21 si terrà una fiaccolata che partirà dalla sede del liceo Umberto I sino a via Uditore.“Per ogni donna ferita, stuprata e offesa – si legge su uno degli striscioni – siamo tutte parte lesa”.Il presidio diventa occasione di confronto e discussione. C’è chi parla di “società maschilista” e chi di “problema culturale”. Ma il dito accusatore, di tutti, è puntato contro le istituzioni. Che sanno e non fanno.Un sentire comune, ribadito dalle parole di Ambra Mangani del Coordinamento Antiviolenza 21 luglio: “Alla società intera, spetta il compito di promuovere al rispetto della differenza tra uomini e donne, e all’esigenza di queste ultime ad autodeterminarsi. Ma le istituzioni devono muoversi, concretamente, sul piano della prevenzione dei femminicidi. A tutti i livelli. Nemmeno le forze dell’ordine sono preparate a rispondere in modo adeguato a questi fenomeni“.Il riferimento non è casuale. Lucia infatti si era già rivolta ai carabinieri, ai quali aveva riferito dei pedinamenti, gli sms, le telefonate moleste di Samuele. Le era stato consigliato di cambiare numero telefonico, ed aspettare che “il disturbatore” smettesse di tormentarla.“Lucia non è stata ascoltata. E’ una vergogna”: questo il commento unanime.In disparte, seduta su una panchina della piazza, una nonna spiega alla nipotina di sei anni, che le chiede cosa facciano tutte quelle persone lì, i motivi del presidio. “Una ragazza è morta – dice alla bimba – per colpa di un ragazzo cattivo”. E poi, scambiando due chiacchiere con la sottoscritta confida: “Anche io da ragazza ho rischiato di morire per mano di un uomo. Mi ripeteva ogni giorno che mi avrebbe ammazzata se non tornavo con lui, vivevo nel terrore senza fine. Più volte sono finita in ospedale, mi picchiava, mi ha rotto un braccio, due denti, il bacino. Erano anni diversi, chiedevo aiuto ma tutti mi dicevano “Non potete fare pace e tornare insieme?”. Ho dovuto lasciare Palermo e scappare al Nord. Con il tempo la sua rabbia si è affievolita, poi ha sposato un’altra e per fortuna si è trasferito all’estero. Ma io ho vissuto 3 anni di inferno e persecuzione. Non dimenticherò mai che quell’uomo ha avvelenato la mia giovinezza”.Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha disposto che tutti gli uffici e le scuole comunali espongano le bandiere a mezz’asta nel giorno dei funerali di Carmela.“Vogliamo esserci per tutte le donne, vogliamo imparare a sceglierci e sentirci sorelle ogni giorno, nelle case, nelle strade, nelle scuole, al lavoro. Pensiamo al coraggio di Carmela e Lucia, può essere il nostro. Vogliamo che non succeda più; nessun uomo dovrà fare del male a una nostra sorella”. E’ uno stralcio della lettera distribuita dalle donne di Socialismo Rivoluzionario in piazza. E’ indirizzata a Carmela, a Lucia e a tutte le donne. Le stesse che oggi rivolgono un pensiero e un abbraccio a Carmela, divenuta figlia e sorella di tutte.

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