Politica, Luca Spataro, segretario Pd Catania annuncia: “resto fino al 2014!” E su Crocetta-Udc: “e’ un’alleanza abbastanza naturale”


Pubblicato il 10 Settembre 2012

di iena politica, Marco Benanti

Intervista al responsabile catanese del Partito Democratico (nella foto nella versione “marca Liotru”) che critica Nello Musumeci (“sta raccogliendo il sostegno del Pdl siciliano principale protagonista dello sfascio della nostra regione”) e “punzecchia” Claudio Fava: “sta interpretando la vecchia logica minoritaria della sinistra isolana”. E sul “modello-Ciancio” nell’informazione: “è un problema vecchio”. Domani, invece, pubblicheremo l’intervista ad Otello Marilli, probabile successore di Spataro. A lui abbiamo chiesto, fra l’altro, se ha lavorato per “fare le scarpe” a Spataro…

Luca Spataro, come vede il quadro delle candidature per la presidenza della regone del centro-sinistra? Penso che la candidatura di Rosario Crocetta sia forte, credibile e popolare. In grado di canalizzare l’esigenza di dare un buon governo alla Sicilia con una base popolare. Rosario ha una storia forte e dura, oggi può interpretare la voglia di riscatto dei siciliani dopo una stagione di declino. Mi dispiace in questo quadro, di una chance di vittoria per un candidato del centrosinistra come Crocetta che Sel e Idv giochino una partita incomprensibile fuori dal cerchio ristrettissimo degli ambienti politici. Spero che nelle prossime ore cresca la consapevolezza che bisogna unire tutte le forze sul progetto per cambiare la Sicilia e credo che su questo piano tutti possono dare un contributo ed essere protagonisti.

A suo avviso ci vogliono o no le primarie nel Pd? Credo che le primarie siano un formidabile strumento di partecipazione per la scelta dei candidati. Qualche mese fa, quando il Pd siciliano era avvitato nel tatticismo e nello scontro interno insieme ad altri giovani del partito le proponemmo in un documento. Oggi a meno di un mese dalla presentazione delle liste sono impraticabili.

Ma, a suo parere, le alleanze di Crocetta sono coerenti oppure vede qualche caso di bizzarria politica? Credo che governare la Sicilia domani non sarà facile, quindi ritengo giusto dare una base di alleanza larga, tra progressisti e moderati, che abbia le spalle abbastanza robuste per cambiare una regione che ha mille problemi, che ha un bilancio da risanare senza fare macelleria sociale. Un sistema da cambiare radicalmente e tutti sappiamo quanto è difficile cambiare le cose in Sicilia, cambiare le abitudini, colpire le rendite di posizione. L’Udc in Sicilia ha fatto un percorso di grande cambiamento e oggi l’alleanza mi sembra abbastanza naturale.

Fava non è una candidatura “vecchia”? Claudio è una risorsa del centrosinistra siciliano, penso però che stia interpretando la vecchia logica minoritaria della sinistra isolana. Cambiare le cose significa assumersi responsabilità, mettersi in gioco, costruire alleanze. Invece ancora resiste in tutti noi quella voglia autoreferenziale di sentirci i migliori e dare giudizi taglienti su tutti senza mai metterci in discussione nella prova di governo.

E Musumeci non è un vecchio fascista? Nello Musumeci si candida raccogliendo il sostegno del Pdl siciliano principale protagonista del disastro della nostra regione. Non bastano due anni di assenza dal governo per dimenticare lo sfascio della regione e di molte delle principali città dell’isola. Musumeci è anche protagonista di quel modello Catania che ha segnato il declino della nostra città. Le non scelte fatte dalle amministrazioni provinciali a partire da quelle guidate da lui le paghiamo tutte adesso. Le faccio due esempi: 1)il commercio, cioè l’assenza di una seria programmazione territoriale hanno visto l’invasione del nostro territorio di centri commerciali che stanno mettendo in ginocchio i nostri centri storici e il nostro tessuto urbano. Quelle scelte competevano alla provincia che invece in quegli anni era molto più impegnata ad inaugurare sagre. 2) Il turismo, sono stati spesi milioni di euro in promozione senza costruire un sistema turistico in grado di reggere le sfide del mercato e di creare sviluppo e occupazione.

Spataro, lei da quanto tempo è segretario provinciale del Pd catanese? Quando lascerà la mano per dare spazio ad altri? Sono stato eletto segretario a maggio del 2010 ricevendo un mandato di 4 anni, quindi nel 2014. A quella data ritengo chiusa questa esperienza dura, bella ed esaltante. E’ giusto non stare troppo nello stesso posto, per questo in questi anni ho lavorato per fare emergere un nuovo gruppo dirigente, giovane, capace che viene dal territorio, quindi sono sicuro che dopo di me questo progetto continuerà e io sarò li a supportarlo. Gli anni difficili li stiamo superando, la creatura che abbiamo messo in campo ha ancora tante mancanze, ma oggi il Pd è una realtà nella nostra provincia. Si deve e si può fare di più e so che il gruppo dirigente giovane che io auspico venga dopo di me, ha le capacità per farlo.

E’ vero o falso che lei “attaccando” il senatore Enzo Bianco ha mirato a fare un pò da “apripista” all’on. Berretta come candidato sindaco del centrosinistra a Catania? Allora, perchè le ha fatte quelle dichiarazioni? Cortesemente, ci dia una risposta non ipocrita. L’ipocrisia non mi appartiene. Ho sollevato un problema raccogliendo il malumore di tanti iscritti, non c’entra nulla con la questione delle amministrative. Ho semplicemente sentito il dovere di dire quelle cose. Non ho nulla di personale con Enzo Bianco, ritengo che sia stato un ottimo sindaco della nostra città, abbiamo un modo diverso di concepire il partito e una diversa idea sulla prospettiva, ma il bello del Pd è anche questo, non tutti la pensiamo allo stesso modo.

Ha pensato ad una sua candidatura a sindaco di Catania, anche e soprattutto dopo la “trombatura” a Castiglione di Sicilia? No, non ci ho mai pensato. Nè prima nè dopo. L’esperienza nella mia comunità di origine è stata molto bella e appassionante. Sono molto legato al luogo in cui sono nato e cresciuto e mi sono candidato pur sapendo di dover giocare una partita in salita. E’ un’ esperienza che rifarei perché attorno a me ho avuto gente stupenda a supportarmi, soprattutto giovani tanti dei quali non avevano mai fatto politica. Oggi quel patrimonio resta dentro di me e resta in quella comunità. Non tutte le battaglie si vincono e io appartengo ad una generazione senza paracadute, ormai abituata a lottare per le cose. La mia storia è questa, vengo da un paesino di 4000 mila abitanti, non ho mai frequentato gli ambienti della città che conta, ed è solo grazie al lavoro ed ad una idea collettiva della politica che ho vissuto con tanti della mia generazione che sono riuscito a diventare il segretario del Pd in questa provincia.

L’on. Bianco ha dichiarato a “ienesicule” quanto versa al partito. Ma allora come stanno le cose da questo punto di vista? Lei lo ha criticato anche su questo… Ho già parlato molte volte di questo, non mi va di ritornarci. Ho cose più importanti di cui occuparmi in questo momento.

L’on. Bianco ha opposto la privacy sul nome del proprietario della casa in cui abita in affitto. Ci sembra una scelta un pò all’italiana. Facciamo allora all’americana: chi è il proprietario della casa in cui abita lei? Vivo nella stessa casa da dodici anni. E’ la casa in cui vivevo da studente quando mi sono trasferito a Catania. Vivo in affitto in un piccolo bivani in viale Mario Rapisardi in quelle che sono tra le più antiche case popolari di Catania. Non ho mai cambiato perché mi piace il quartiere, la gente che ci vive, gente normale che si alza la mattina alle 6 per andare a lavoro. Mi piace vivere in mezzo alla gente cosi, capisci di più la società e in che direzione deve essere speso il tuo impegno.

Che lavora fa lei, segretario Spataro? Quanto guadagna all’anno? In questo momento l’impegno politico mi prende a tempo pieno. Non lo considero un lavoro, però è un impegno totalizzante. Seguire 58 comuni, coadiuvare il lavoro del partito nella città capoluogo. Ti prende 7 giorni su 7 , 13-14 ore al giorno, però ti dà anche la possibilità di conoscere tantissime belle persone, di girare il territorio della provincia in lungo e in largo apprezzandone la bellezza e le risorse. Prima che questo impegno mi assorbisse in maniera totalizzante ho fatto l’università, il lavori classici degli studenti, e poi per qualche anno ho lavorato nella grafica pubblicitaria. La grafica e la fotografia sono due mie grandi passioni. Non ho uno stipendio per l’impegno che svolgo, percepisco un rimborso spese forfettario di 1500 euro, compresivo di tutto, dalle spese telefoniche a quelle per il carburante.

A suo avviso, Catania di cosa ha veramente bisogno sul piano politico? Magari di una nuova classe dirigente? Serve una nuova generazione, non solo nella politica. La città ha bisogno di un grande progetto di rilancio e di energie fresche e nuove in grado di sostenerlo. Catania deve sprovincializzarsi, provare a diventare una media città europea che sa investire sulle proprie ricchezze e risorse. Una città che sa far della cultura un fattore di crescita anche economica, che sa recuperare la sua vocazione turistica come porta di un compresorio vasto che va da Taormina, all’Etna, a Siracusa e Ragusa, alla bellezza della Val di Noto. La città deve fare uno sforzo straordinario da un lato per recuparare il suo rapporto con il mare, dall’altro per esprimere al meglio la propria vocazione mediterranea. Questa è una città viva, sotto covano molte cose interessanti, si tratta solo di mettere in campo una nuova classe dirigente che anziché mortificare, valorizzi.

E sul piano mediatico? Non le sembra che il “modello Ciancio” abbia abbastanza stufato, compreso quella sorta di “omaggio al Re” fatto da tanti politici, compresi quelli provenienti dal suo partito? Guardi è un argomento che non mi appassiona. Ho sempre pensato che l’informazione non è nè amica nè nemica, è qualcosa con cui devi averci a che fare con la schiena dritta. Io ho sempre fatto cosi. Negli ultimi anni vedo l’emergere di nuove realtà che portano fermento nel mondo dell’informazione catanese, vedo un panorama più plurale, vedo tanti giovani giornalisti bravi affermarsi anche attraverso la rete. Ecco credo che molto sia cambiato e molto ancora cambierà, per questo quello che pone lei mi sembra un problema vecchio.

Secondo lei, il sindacato, in particolare la Cgil, ha o no un ruolo trabordante dentro il Pd? Il sindacato gioca il proprio ruolo e la propria funzione nella società e soprattutto nel mondo del lavoro, il pd è un partito che fa del lavoro e di quel mondo un punto di riferimento. Il rapporto tra il Pd e i sindacati, nella reciproca autonomia, è naturale, guai se non ci fosse. Se poi si riferisce al protagonismo di dirigenti del sindacato nel partito, questo accade in tutti i grandi partiti progressisti europei. Mi faccia fare una battuta: pur essendo sindacalisti, godono dei diritti politici. Fuori dalla battuta le dico che l’impegno mio è sempre stato teso a tenere un rapporto con le forze sociali del nostro territorio, perché sono portatrici di istanze e di bisogni veri e forti.

Ad ottobre si vota per le Regionali: un giovane siciliano, a suo avviso, che cosa dovrebbe fare: votare, astenersi o emigrare? Io ho sempre creduto nella democrazia che di certo non si esaurisce per me nell’atto del voto. Non votare significa far scegliere altri, in democrazia si va a votare con la consapevolezza di dover scegliere la miglior proposta possibile. Magari in senso assoluto quella proposta non risponde a pieno al nostro desiderio, ma ne soddisfa quantomeno la tensione. Da giovane siciliano oggi vedo una grande occasione, vedo la possibilità, dopo due presidenti che hanno dovuto interrompere in maniera traumatica la loro esperienza per problemi giudiziari, di eleggere un presidente come Rosario Crocetta che esprime una forte discontinuità e la voglia di riscatto dei siciliani, soprattutto dei più giovani.

Il Pd, visto da fuori, sembra un partito-puzzle, con tante “anime”, spesso senza capo nè collo. E’ solo un’impressione, magari sbagliata oppure ogni tanto anche lei si chiede che razza di partito è il Pd? Il Pd è un grande partito, con presunzione dico che con mille difetti è il migliore sulla piazza. E’ l’unico partito che ha una vita democratica interna, luoghi di discussione, rappresenta un pezzo importante della società civile del nostro territorio, è una forza che al proprio interno contiene passione civile e amore per la politica. Questo è il Pd a cui guardo io, quello della base, che le assicuro tante volte è migliore dei suoi dirigenti di vertici, compreso me.

Ritiene che nel centro-sinistra e nel Pd, in particolare, sia necessaria una “svolta” nel rapporto, spesso apparso subalterno, con la magistratura? Insomma, l’ “omaggio” al Pm e alle “toghe” necessita o no, a suo avviso, di un cambio di prospettiva verso i diritti e le garanzie? Non mi ha mai appassionato quel centrosinistra. La magistratura ha un ruolo fondamentale tra le istuzioni democratiche del paese, ma è stato un errore, tante volte, delegare alla magistratura una funzione che spetta alla politica. I cambiamenti, le rotture, i giudizi sono propri della politica. La magistratura persegue reati, è questo il compito che le spetta, non certo quello di cambiare la società.

Se un giorno dovesse diventare Presidente del Consiglio dei Ministri quale sarebbe il suo primo provvedimento? Guardi non sono cosi megalomane. Non riesco neanche ad immaginare una cosa del genere. Le posso dire che se dovessi guidare una città la prima cosa che farei sarebbe impegnarmi nel recupero del rapporto tra i più deboli e la democrazia. Il problema della nostra democrazia è questo, l’Italia e le nostra città escludono troppi dai processi democratici, la lotta alla povertà, ancora uno dei più grandi mali della nostra società, è sparito dall’agenda politica, è un tema delegato alla chiesa e alle associazioni di volontariato, sogetti che fanno un gran lavoro, ma ovviamente non possono incidere alla radice della questione. Io penso che una società forte e sviluppata è una società che ha la capacità di includere i più deboli, una società dove il tuo destino non è segnato dal luogo o dalla famiglia in cui nasci. Penso che la politica debba tornare ad occuparsi di questo.

Ultima domanda: cosa non le piace di “ienesicule”? Il casco di Marco Benanti.

Secondo indiscrezioni lei starebbe per lasciare il posto di segretario provinciale Pd per Otello Marilli: è vero? Ho già detto che riterrò conclusa la mia esperienza da segretario nel 2014. In questo anno lavorerò al ricambio. Abbiamo molti giovani capaci in grado di assumere questo ruolo. Decideremo tutti insieme.

A proposito dell’incontro con il lancio di Berretta-sindaco: ma l’idea di chiamare Portas chi l’ha avuta? E, sul punto, essendo Portas esponente politico del Piemonte, vi rendete conto o no che non c’entra nulla con Catania e il suo territorio? Portas è il leader di quel movimento a livello nazionale. E’ venuto a Catania a supportare l’iniziativa di alcuni imprenditori catanesi, con in testa Francesco Tornatore, di lanciare il movimento dei moderati a Catania. Conosco Tornatore da ragazzino, è un mio compaesano, è una persona che crede nel fare impresa sul nostro territorio, che ha dimostrato di saper fare, un uomo di sinistra anche negli anni in cui l’impresa era innamoratissima di Berlusconi. Oggi Tornatore insieme ad altri ha voglia di dare una mano a questa città attraverso un impegno diretto in politica. E’ una cosa che gli fa onore. Giuseppe Berretta viene visto da questa rete di soggetti dell’impresa e della professione come una figura nuova da spendere come sindaco della città. Tutto qui.


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