Sicilia, mafia: ne bis in idem, assolto Totò Cuffaro. Il Procuratore generale aveva chiesto 13 anni di reclusione


Pubblicato il 20 Giugno 2012

L’ex Presidente della Regione Siciliana era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa…Di Iena Grossa Marco Benanti

I giudici della sesta sezione della Corte d’appello di Palermo hanno assolto l’ex Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici hanno così confermato la sentenza di primo grado. Il procuratore generale Luigi Patronaggio aveva chiesto una condanna a 13 anni. Così come aveva già fatto il 16 febbraio del 2011 il Gup Vittorio Anania, anche i giudici della Corte di Appello di Palermo, hanno dichiarato il ‘ne bis in idem’.

La Corte d’appello, quindi, ha ritenuto i fatti per i quali si procedeva identici a quelli già contestati nel primo processo, conclusosi il 22 gennaio del 2011 con la sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna di Cuffaro a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra.

Quindi, “Totò vasa vasa” continua a scontare la sua pena, in carcere. Studiando. E lo ha fatto e lo fa senza cercare scorciatoie, come i “furbi” dell’Italietta. Dovrebbe essere sempre così, lo sappiamo, ma la “malattia Italia” è anche questo.

Allora, chi scrive lo vuole ricordare con questa foto, scattata quando era ancora Presidente della Regione Siciliana, applaudito e cercato da tanti. Chi scrive gli chiese in quel frangente: “Presidente, lei è uomo d’onore?” E lui. Rispose. Ridendo. Alla battuta. Senza minacciare querele o alzare la voce, come avrebbero fatto altri, quelli “retti e giusti”. Senza lo sguardo accigliato e iroso dei siciliani “perbene”, che in privato –tante volte- fanno quello che in pubblico dicono di non fare. Ecco, Cuffaro –che paga per quello che è stato accertato giudiziariamente e che va ovviamente condannato per questo e anche politicamente- è anche questo. Un uomo.


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