Storia sicula, Canepa dei volumi di Salvo Barbagallo. “Misteri di Stato”? No, “normali” vicende di Trinacria

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Alle “Ciminiere” presentati due libri sul capo dell’Evis del giornalista. Che parla di difficoltà nell’accesso alle fonti.Ma allora -ci chiediamo noi- come ha avuto alcuni importanti documenti pubblicati?di Marco Benanti iena storica

La Sicilia e le sue tragedie storiche. Con personaggi -pieni di contraddizioni- che muoiono per mano dello Stato. Un film già visto, con il solito strascico di borghesi “piagnistei” e mitologie popolari? Sì. Ma questa è la Sicilia. Ma chi era Canepa? E l’Evis? Storie e quesiti da capire. Intrecci suggestivi.

Li si possono rivivere nelle interessanti pagine del giornalista Salvo Barbagallo, cronista di lungo corso, che ha lavorato a lungo su un personaggio che, malgrado nella scuola “democratica” pochi o nessuno hanno potuto studiare, ha un posto nelle vicende della Trinacria: Antonio Canepa, il capo dell’Evis, l’esercito volontario dell’indipendenza della Sicilia. Oggi pomeriggio, a “Le Ciminiere” di Catania, sono stati presentati due volumi di Barbagallo sul tema: “Antonio Canepa, ultimo atto” e “L’uccisione di Antonio Canepa” nella collana Storia e Politica della Bonanno Edizioni.

A parlarne, nel corso di un incontro moderato dal giornalista e scrittore Salvatore Scalia, giornalisti e studiosi, oltre naturalmente all’autore (nella foto sopra e sotto).

67 anni addietro Canepa fu ucciso dallo Stato. Trucidato -ufficialmente in un conflitto a fuoco con i carabinieri- alle porte di Randazzo, in provincia di Catania. Un “caso” rimasto aperto perché mai definito nella sua interezza. La morte di Antonio Canepa, il “professore guerrigliero” creatore dell’Evis, può considerarsi, a tutti gli effetti, un “caso” ancora aperto. In quell’azione militare, con il solito correlato di ambiguità e sospetti (dal referto medico ai partecipanti allo scontro. A proposito, quanti furono?) caddero anche due giovani militanti dell’Evis, Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice.

Ma chi era Canepa? Per Scalia un “personaggio sfuggente”, un tipo con una vita politica a più facce. Per Marco Di Salvo, condirettore del quotidiano online “La Voce dell’Isola”, un “arcisiciliano” e un “arciitaliano”.

Insomma, viene fuori l’immagine di un uomo capace di “flirtare” con il fascismo ma nello stesso tempo di essere antifascista, di avere rapporti con Sua Maestà la corona inglese e il Vaticano. E di rappresentare -nello stesso tempo- “l’ala sinistra” dell’indipendentismo siculo. E di combattere -a modo suo- per la liberazione della Sicilia. Insomma, un “buono italiano”. Dall’altra parte, i “cattivi”: lo Stato, in primis. E poi ancora l’ombra dei servizi segreti, degli americani e dei Poteri Forti di ogni risma nell’Italia della seconda guerra mondiale. Sarà, ma una “mente” freddamente antiretorica e lontana mille miglia dalle “mitologie alla moda” come quella di Leonardo Sciascia non lo amava Canepa. E lo disse, senza reticenze.

In mezzo i siciliani e la borghesia della Trinacria, in particolare, a stare con…chi gli conveniva in quel momento. Insomma, allora come oggi, una storia di minoranze -con tante contraddizioni- e il resto a calcolare. Gli interessi, propri.

Ma quello di Canepa cos’è stato? “Un omicidio di Stato”- ha detto Valter Vecellio, caporedattore Tg2 Rai, per il quale il lavoro di Barbagallo è un “doveroso tributo alla memoria”. Ad un certo punto, Canepa -secondo Vecellio- “non serviva più ed è stato fatto fuori”. Un personaggio “utilizzato”? I dubbi restano, anche perchè il contesto storico-politico era quello di un’Italietta al centro dello scontro fra grandi potenze. “Tirava l’aria di Yalta” -diciamo anche noi e il mondo stava per essere spartito in zone di influenza. Il resto è conversazione, si direbbe.

Del resto, “l’Italia delle stragi” viene fuori sempre nel suo squallore istituzionale e con metodi ripetitivi e osceni: lo pensa e lo dice anche Marco Di Salvo, che cita pezzi di storia dello Stivale (Remember Piazza Fontana?) e le “giustificazioni” risibili che tira fuori in queste occasioni lo Stato. Per tentare di spiegare, di giustificare l’ingiustificabile.

Corrado Rubino, presidente dell’ Istituto per la cultura siciliana ha tracciato anche lui aspetti meno conosciuti della figura di Canepa. Che fa discutere, a distanza di decenni. Non sono mancati naturalmente gli interventi da parte del folto pubblico presente: domande dal tono sempre un pò “vittimistico” (sulle note del ritornello “la Sicilia è vittima sempre”), tipico di questo tipo di dibattiti. Barbagallo da parte sua ha sottolineato la difficoltà della ricerca -fatta da giornalista non da storico- e ha evidenziato “muraglie” poste a lui per realizzare i suoi volumi. Difficoltà nell’accesso alle fonti, in particolare. Del resto dall’archivio della Rai -ha detto Vecellio- è scomparso un documentario del regista Damiano Damiani su Canepa con interviste a protagonisti di questa vicenda; non solo, gli inglesi non trovano più documenti del 1946 sul tema! Niente male, per delle “democrazie liberali”! Ahi ahi, e chi lo avrebbe mai detto?

I due libri, nel complesso, sono connessi tra di loro: nel primo si trova l’analisi del personaggio e del periodo storico in cui visse; nel secondo libro una vera e propria “anatomia” sui documenti (la maggior parte inediti) che riguardano l’oscura vicenda del conflitto a fuoco a Randazzo. Da leggere. E senza caffè accanto.

Dimenticavamo: alle “Ciminiere” ha portato il suo saluto il Presidente della Provincia Giuseppe Castiglione.

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Redazione Iene Siciliane

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