5 gennaio e Pippo Fava, Tuccio Musumeci: “Un uomo libero”. E quello sceneggiato: “Ma chi era quello? Pippo?….”


Pubblicato il 04 Gennaio 2022

Un simpaticuni”: due parole per definire Pippo Fava. Tuccio Musumeci è sempre disponibile: una vita nel teatro e in generale nelle attività artistiche non lo hanno cambiato. Quando gli abbiamo chiesto di ricordare Fava ci ha dato la sua disponibilità. Lui lo conosceva bene: una vita quasi vissuta a teatro e non solo. Un’amicizia lunga e vera lo ha legato a Fava, con il quale ha condiviso un percorso fatto di successi (come per “Cronaca di un uomo”) in mezzo a tanta quotidianità, fatta di serate assieme, con Lina la moglie e i tanti amici del teatro catanese.

Ho visto quello sceneggiato su Pippo di qualche tempo fa. Ma chi era quello ritratto? Pippo? Davvero? Non era assolutamente così….” Tuccio Musumeci è sempre diretto: anche con la sua mimica -carica di espressività- esprime il suo pensiero. “Pippo era un uomo solare, sereno, diretto. Diceva quello che gli veniva in mente senza troppo starci a pensare….” Così arrivano mille ricordi: dalle serate per Capodanno a casa di Totò Pistone, tecnico della Rai, con la moglie e tanti amici, a quelle a casa del regista Ugo Saitta, dove magari, in riferimento al figlio Claudio, poteva dire “ma ‘stu picciriddu non riri mai?”, a tanti aneddoti, in teatro come nella vita. Anche perché, nella descrizione di Musumeci, la figura di Pippo Fava è assolutamente coerente e solare. Un uomo libero. Punto. Senza bandiere da servire, senza ideologie totalizzanti, senza discussioni fumose sulla politica.

Una volta gli diciamo Mario Petrina ci disse: “Pippo era un poeta”. Tuccio Musumeci concorda: “Un poeta”. Il suo ricordo è affettuoso: si notano i legami che vanno al di là delle piccole cose della vita. “Voleva un gran bene a sua moglie Lina. La prendeva in giro amorevolmente.” E con te? “Mi chiamava e diceva al telefono ‘bastaddu’, ecco un uomo diretto….” Ma chi era davvero Fava? Era un uno che faceva pesare il suo essere un grande personaggio? “No, assolutamente. Una persona semplice. Scriveva continuamente. Un fiume di parole basandosi su quello che vedeva, sulle osservazioni quotidiane, tanto che talora i suoi lavori sembravano quasi delle enciclopedie….”

Musumeci ricorda, in particolare, l’opera “Cronaca di un uomo” tratta da una storia vera, quello di un giovane, usciere dell’ “Espresso Sera”, il giornale dove allora lavorava, con un ruolo importante, Fava. Ecco, riemergere anche in questo lo spirito di osservazione per le singole persone, per le loro storie, i loro tratti umani. “Lo colpiva la povertà, le sue storie erano frutto di contiue osservazioni….”

Poi ci sono i ricordi drammatici della sera dell’omicidio. “Noi stavamo recitando. La notizia la diede Orazio Torrisi, anche lui grande amico di Pippo. Quella stessa sera arrivò un commissario, che ventilò ipotesi legate a ‘questioni di fimmini’. Io sono sempre stato scettico su questo. Assoutamente mai creduto a simili ipotesi”.

Che ricordo serba di quel periodo, in particolare prima del delitto? “A mio avviso Pippo era pedinato. Al riguardo , avevo notato qualcosa, qualche tempo prima del gennaio del 1984, nel corso di una serata in un locale del lungomare.”

Sul delitto sono circolate -e lo abbiamo riferito a Musumeci- tante piccole e grandi menzogne, vere e proprie cattiverie. Ne ricordiamo alcune: debiti di gioco? “Mai visto Pippo giocare a carte” è la risposta di Musumeci. Sulle donne: “ma quando mai! Magari certo gli piaceva talora assumere pose un po’ da ‘gallo’, ma cose normali. La verità è che Pippo e sua moglie Lina erano molti legati. Come era legatissimo alla figlia Elena.” Ricatti legati alla sua attività giornalistica? “Una volta, per una questione legata ad una pubblicità -racconta Musumeci- andai a riscuotere il mio compenso e ci fu qualcuno che ventilò ipotesi di ricatti o simili. Io reagì e tutto finì lì.” Insomma, in mezzo a tante miserabili falsità, per Musumeci è probabile che la mafia abbia probabilmente fatto forse un favore a qualcuno in alto.

Di ricordi ce ne sono tanti altri: “andavo al giornale -racconta Musumeci- e incontravo Pippo. Era amico di tutti.” Ricorda Musumeci l’amicizia fra Pippo Fava e Mario Ciancio e quella con Pippo Baudo (“alla fine degli anni Cinquanta avevamo fatto un lavoro teatrale assieme”). Insomma, se ne potrebbe parlare e scrivere per ore e ore, riempiendo mille e più pagine, di Pippo Fava. Tra le tante cose che restano, una forse sarebbe da ricordare anche in occasione di questo 5 gennaio: spesso Pippo Fava non è stato raccontato con fedeltà alla sua identità umana. Ma questo fa parte forse del vezzo di chi ama, in nome di giochi di Potere o simili bassezze, manipolare la realtà.

 


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