“Accoglienza&Malecumpasse”, Catania, Manfredi Zammataro(ass. “Codici Sicilia”): “turisti costretti a restare fuori dal Castello Ursino. A causa degli orari di visita errati”


Pubblicato il 09 Agosto 2015

ZAMMATARO: “turisti costretti a restare fuori dal castello Ursino a causa degli orari di visita errati riportati sul sito internet del comune di Catania. È respingere i turisti la politica – dell’Amministrazione sul tema del turismo in Città? Chi pagherà per questo ennesimo danno alla Città?”
 
“Non può entrare perché oggi (domenica ndr) il museo chiude alle 13,00” è questa la risposta che si è  sentita dire una turista che voleva visitare il Museo civico del Castello Ursino di Catania e che  è stata costretta a ripartire senza poter vedere il Castello Federiciano nonostante sul sito internet ufficiale del comune di Catania  ( http://www.comune.catania.it/la-citta/culture/monumenti-e-siti-archeologici/musei/museo-civico-castello-ursino/orari-di-apertura/) è indicato espressamente come orario di chiusura le ore 19. La turista ha fatto notare che sul sito ufficiale era riportato un orario diverso ma si è sentita rispondere dal personale “L’orario sul sito internet è sbagliato, che vuole che le dica se vuole faccia un reclamo scritto” a quel punto alla turista non è rimasto altro che dover ripartire con l’amaro in bocca, così come accaduto ad altri visitatori nel frattempo giunti e costretti ad andare via. All’accaduto ha assistito Manfredi Zammataro, presidente dell’Associazione nazionale dei consumato CODICI Sicilia -Centro per i diritti del Cittadino-  secondo il quale “quanto accaduto non è altro che la dimostrazione della totale assenza di politica  che l’amministrazione comunale conduce in tema di turismo. È inaccettabile  -prosegue Zammataro- che nell’era di internet il comune non si adegui fornendo indicazioni corrette ai visitatori attraverso il proprio sito ufficiale e cosa ancor più grave è che addirittura li respinga (anziché accoglierli scusandosi) per un errore imputabile solo alla disorganizzazione del Comune di Catania. Chi pagherà – conclude Zammataro- per questo ennesimo danno di immagine arrecato alla nostra Città? 

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