Cacopardo: “Il Covid ormai sembra avere il fiato corto”


Pubblicato il 26 Febbraio 2022

Intervista al professore infettivologo Bruno Cacopardo che prevede una estate libera  dal virus e ribadisce anche la sua contrarietà a una quarta dose
DI GIUSEPPE BONACCORSI

Professore lei sostiene che la pandemia comincia a dare segnali di cedimento. Perché ne è così convinto?
“Perché i numeri dei malati gravi sono sensibilmente diminuiti nelle ultime settimane. In questo momento siamo passati da una media nei reparti di 30-40 malati con polminiti bilaterali interstiziali, la più grave che poi può portare alla rianimazione, a due tre malati severi che, tra l’altro, sono malati che si sono infettati 20,30 giorni fa e che o sono fragili  – anziani novantenni o immunocompromessi che non hanno avuto una risposta  adeguata delle dosi vaccinali-  o sono persone che non  fatto il vaccino”.

– Allora per lei siamo a un passo dalla fine?
“La curva diminuisce ancora lentamente e questo perché abbiamo  in Sicilia e a Catania troppi non vaccinati e non soltanto, aggiungo. In ospedale abbiamo una marea di vaccinati incompleti, con solo la prima o a massimo anche la seconda. Si tratta di persone che avendo avuto anche sintomi minimi alla prima inoculazione hanno deciso di non farsi più le altre due, di fatto rimanendo scoperti all’aggressione del virus. Ora una dose non serve a niente e per questo servirebbe una informazione capillare e corretta. Io ho proposto una informazione di prossimità che potrebbe, ad esempio, nei patronati di tutti i quartieri.”

– Da esperto teme, però, che in futuro possa tornare un ceppo grave?“No. Io penso che questo rivisus tenderà progressivamente ad essere sempre più lieve perché dopo oltre due anni sono scattati quei meccanismi di adattamento che comporteranno un indebolimento della sua patogenicità e l’adattamento del virus al corpo umano. Credo che in estate potremo liberarci progressivamente anche delle mascherine in ambienti chiusi”.

– Una settimana fa lei e anche il suo collega Carmelo Iacobello, direttore del dipartimento malattie infettive del Cannizzaro, vi siete schierati mettendo le mani avanti sulla quarta dose. Ma il generale Figliolo sostiene, invece, che la campagna per la quarta dose per gli immunocompromessi deve partire. E già si parla anche di quarta dose per gli over 50 a partire da settembre. Cos’è che non la convince?
“Ho alcune perplessità sulla nuova campagna che intendono avviare. la prima è che non esiste nessuna dimostrazione dell’efficacia di una quarta dose nei pazienti che hanno già ricevuto le tre dosi previste. Ora se si aggiunge una quarta dose non esiste alcuna evidenza di un miglioramento della risposta immunitaria in chi la riceve”.

– Potrebbe avvenire l’effetto contrario, cioè una quarta dose potrebbe fare anche male?
“Potrebbe verificarsi un evento depressivo, che in termini medici si identifica con anergia clonale, in cui si induce con la quarta dose una tolleranza immunologica per cui il sistema immunitario alla fine non reagisce”.

– Alcuni esperti sostengono che probabilmente  ci vorrà un richiamo annuale visto che il Covid si tramuterà in un virus endemico.
“Il richiamo viene fatto con la vaccinazione influenzale. Ma in quel caso il vaccino che viene somministrato è un nuovo siero, rimodulato a secondo il ceppo virale che circola in quel momento. Ma in questo caso il vaccino ant Covid  è sempre lo stesso. E allora se il soggetto immunodepresso non ha risposto a tre dosi cosa può fare pensare che con la quarta risponda?”.
 

– E allora lei che idea si è fatta?

“Che c’è una sorta di accanimento terapeutico pro vaccinale che deve avere un dato scientifico vaccinale. Non si può vaccinare tanto per vaccinare sempre con lo stesso antigene. Io capirei se il commissario Figliolo annunciasse un nuovo vaccino adattato ai nuovi ceppi virali Covid che circolano in questo momento. Ma non con un vaccino adattato al ceppo di due anni fa…”.

– Qualche giorno fa al Garibaldi centro si è tenuta riunione col commissario regionale Covid,  Pino Liberti, i direttori generali delle aziende e i primari infettivologi. Per decidere cosa?
“E’ stato un incontro interessante. Abbiamo avuto una grande disponibilità da parte del commissario. Al momento esistono negli ospedali due tipi di probemi. Il primo è legato ai pazienti Covid che guariscono e vengono trasferiti presso altri reparti dove vengono ritamponati e se risultano ancora positivi finiscono nuovamente nei reparti Covid. 

Il secondo problema riguarda i negativi dei reparti Covid, che magari hanno altre patologie, che non vengono più accolti presso i reparti idonei alla lor patologia  perché non ci sono posti letto. Siccome si è ridotta la ricettività per i pazienti non Covid molti reparti per venire incontro alle difficoltà dei  Pronto soccorso prediligono i ricoveri provenienti dai presidi di emergenza. Così i reparti Covid sono costretti a tenere in corsia persone già guarite dal virus, ma affette da altre patologie anche gravi, che non sappiamo come curare e col rischio di non potere fornire loro risposte terapeutiche adeguate. Sto parlando anche di pazienti leucemici, con linfomi, infartuati…”.

– Dalla riunione che soluzione è stata prospettata?
“Si sta studiando un sistema per trasformare un reparto Covid per ogni ospedale in centro per  malati Covid negativizzati. Un capitolo a parte riguarda il troppo eccesso nei tamponi. Poco tempo fa ho già detto che siamo diventati una Repubblica fondata sul tampone. Stiamo andando verso una ‘esagerazione tamponante’ tale che il tampone non è più uno strumento diagnostico, ma altro.Ora capirei se uno ha la tosse, la febbre… ma non se hai il naso chiuso oppure sternutisci. Il tampone non può diventare un ‘rifugium peccatorum’ per tutte le altre patologie respiratorie di stagione… Anche in ospedale il tampone viene utilizzato in eccesso su soggetti che non hanno sintomi. Così bisgna smetterla. Bisogna dire chiaramente che il Covid non sparirà mai. E allora che comportamento dobbiamo adottare in futuro? Non possiamo certo continuare all’infinito con i tamponi per tutti I malati che arrivano in ospedale. altrimenti continueremo ad avere grandi difficoltà nei ricoveri.”

-Un’ ultima domanda. Secondo la sua esperienza ad avere una maggiore immunità è il vaccinato con tripla dose o il guarito dal Covid, ma  mai vaccinato?

“Il vaccinato ha una migliore protezione che dura più di sei mesi. E quando scompaiono gli anticorpi generalmente resta una memoria immunologica oppure una immunità cellulo- mediata. Ovviamente se il virus dovesse variare nei prossimi anni allora occorrerà un booster annuale come avviene per l’influenza, ma solo se dovesse variare…”.

 

 


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