Caro-Voli? Qualche fatto (memoria?) che non si dovrebbe dimenticare…


Pubblicato il 19 Dicembre 2022

C’è stata la tregua del Covid, ma il caro voli esisteva tre anni fa ed è tornato puntualmente, appena il traffico è ripreso. Durante il Covid c’è stata anche l’influenza della guerra commerciale tra Wizzair e Ryanair che ha dato l’illusione di poter viaggiare tra Catania e Palermo per andare a Roma o Milano a cinque o nove euro. In realtà, queste cifre non esistono. Nella migliore delle ipotesi, un posto in aereo ha un costo di circa cinquanta euro, più le tasse. Non è una cifra fuori dal mondo, se si considera che è del tutto compatibile con i prezzi ferroviari. Eppure, a fronte di numeri di solare evidenza, la Sicilia riduce le possibilità di traffico. Come lo fa? Riduce la funzionalità degli aeroporti, cerca di scaricare le carenze strutturali o le difficoltà di mercato sui contributi pubblici. È stato il caso delle somme spese per la continuità territoriale da Comiso e Trapani. È il caso del tentativo dell’ex assessore Gaetano Armao che punta ad ottenere una tariffa unica aerea, cioè un biglietto a prezzo fisso, con un contributo di duecento milioni di euro annuo. Con questi criteri, va detto chiaramente, non si risolve granché.

Partiamo dai contributi che, in modo surrettizio finiscono nelle tasche delle compagnie aeree. La Sicilia, secondo Totò Cuffaro, paga più di dodici milioni alle compagnie aeree, in vari modi, dai contributi degli aeroporti agli operatori aerei, al co-marketing, un sistema teoricamente pubblicitario ma che di fatto co-finanzia le partenze da alcuni aeroporti. Con questo criterio, con orgoglio, l’ex assessore al bilancio regionale ha dichiarato nel corso dell’ultima campagna elettorale di aver ricapitalizzato con fondi regionali, cioè soldi nostri, per ben tre volte la società di gestione dell’aeroporto di Trapani. Non meno di tre milioni sono stati deliberati per Comiso, assorbito dall’aeroporto di Catania, ma con un’attività ridotta quasi allo zero.

È probabile però che la compagnia Ryanair, ricevuta a Palazzo d’Orleans con tutti gli onori riceva molto più di queste cifre. Mentre le cifre, nel numero di decine, se non centinaia di milioni risuonano nell’aria, l’iniziativa di Aerolinee Siciliane, basata sul capitale privato di centinaia di siciliani viene combattuta in tutti i modi. Eppure, seguendo quel modello, non sarebbero richiesti milioni a centinaia, che potrebbero più utilmente essere spesi per strade, ferrovie e collegamenti navali, magari in concorrenza. Con dodici milioni di contributi, qualora fossero solo quelli, una compagnia privata, tutta siciliana, potrebbe mettere in linea fino a cinque aerei, che varrebbero fino a quaranta voli giornalieri in più al giorno. Questa sì che sarebbe una politica di trasporto capace di ridurre i prezzi dei biglietti aerei. 

 Al contrario, il neo presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, insieme al sindaco di Palermo Lagalla, dichiarano che la strada per abbassare i prezzi sarebbe quella di privatizzare gli aeroporti siciliani. L’idea dichiarata sarebbe che i privati sarebbero capaci di attrarre sempre nuove compagnie aeree. Il perché ne sarebbero capaci, non è dato sapere. Molti dimenticano che in letteratura economica gli aeroporti sono definiti ‘monopoli naturali’. Un’isola che abbia tutti gli aeroporti in mano ad una sola società privata sarebbe di fatto nelle mani di un monopolio privato che, come è naturale, si farebbe pagare cari tutti i servizi, perché senza alternativa. I siciliani sanno bene cosa significa avere un monopolio di fatto nei trasporti tra Messina e Villa San Giovanni: settanta euro per andare e tornare. Laddove, con queste cifre, si può arrivare anche in Grecia, con auto al seguito. Non sappiamo se per buttare allegramente soldi dalla finestra la politica siciliana abbia fatto degli studi specifici. Quel che non si comprende è come facciano i siciliani a consentirlo. Eppure quelli sono soldi nostri.

Oggi, per esempio, dei giovani di Fratelli d’Italia hanno manifestato per sottolineare che i siciliani hanno diritto a prezzi bassi per potersi muovere. Curioso che nessuno di loro abbia indirizzato la protesta a chi ha buttato tanti ma tanti milioni nella scorsa legislatura per ottenere il risultato, oggi, di farci pagare anche mille euro per andare a Roma e tornare. Parliamo del precedente governo, guidato da Fratelli d’Italia. E dall’attuale, nel quale Fratelli d’Italia fa la parte del leone, che rispetto al governo Musumeci si dichiara nella totale continuità. Almeno, sappiamo che Fratelli d’Italia è un partito che nella continuità non va d’accordo con sé stesso. Ma questa trasparenza informativa non risolve il problema del trasporto da e per la Sicilia. Riusciranno i siciliani a smettere di dire sciocchezze sui monopoli e a dotarsi di una politica dei trasporti? Riusciranno a collaborare per realizzare un’idea innovativa come una propria compagnia aerea privata, con il sostegno e la collaborazione delle istituzioni?

Uno che non dimentica, in concorso esterno con Marco Benanti, iena al servizio dei Poteri Forti (e Dolci).


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