Catania, giudiziaria: frode fiscale da 100 milioni!


Pubblicato il 07 Giugno 2013

Stamane, conferenza stampa di inquirenti ed investigatori…

ecco la comunicazione della Procura della Repubblica:al termine di complesse indagini, su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare domiciliare nei confronti di 5 responsabili facenti parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una frode fiscale di oltre 100 milioni di euro.Sono in corso, inoltre, 19 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti indagati nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa ed il sequestro preventivo di beni per oltre 13 milioni di euro.Associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti i reati contestati.

L’attività trae origine da una verifica fiscale, in materia di I.V.A. intracomunitaria, eseguita dalla Guardia di Finanza di Catania nei confronti di una nota società di distribuzione di beni di largo consumo, scaturita da autonoma attività info-investigativa a seguito di un approfondimento di una richiesta di mutua assistenza amministrativa pervenuta da Malta, finalizzata al rilevamento dei rapporti economici intercorsi con un operatore economico maltese.

Le indagini sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Dogane.

Le attività investigative hanno consentito di ricostruire una rete di società, sia nazionali che estere (maltesi e rumene), le quali hanno posto in essere – secondo la prospettazione accolta dal Giudice – ingenti acquisti di merce in evasione dell’ I.V.A..

Due i sistemi di frode adottati: il primo, mediante emissione di fatture false nei confronti delle imprese estere unitamente alla artificiosa formazione di C.M.R. (lettere di vetture internazionali), redatte a posteriori, che documentavano il fittizio trasferimento delle merci dall’Italia alle imprese Maltesi; il secondo mediante costituzione di apposite società, sia di denominazione nazionale che di denominazione estera, le quali effettuavano ingenti acquisti di merce godendo del regime di non imponibilità dichiarandosi falsamente “esportatori abituali”.

In entrambi i casi, tuttavia, la merce, acquistata senza I.V.A. e mai effettivamente esportata, veniva commercializzata su tutto il territorio nazionale con conseguente frode all’imposta.

I soggetti economici coinvolti nelle indagini sono risultati essere, nella maggior parte dei casi, evasori totali, privi di documentazione amministrativo-contabile, ubicati presso recapiti fittizi o inesistenti o caratterizzati da una breve durata di vita.

L’ammontare complessivo delle cessioni è stato quantificato in oltre 100 milioni di euro cui è corrisposto un omesso versamento dell’I.V.A. per oltre 20 milioni di euro.

La frode, oltre a creare un ingente danno all’Erario in termini di imposta evasa, ha rappresentato per i molti imprenditori onesti un concreto effetto distorsivo delle regole di concorrenza sui mercati dei settori merceologici interessati.

 


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