Catania: i dubbi sul “progetto Caivano”


Pubblicato il 17 Ottobre 2025

A Catania il progetto Caivano, finanziato dallo Stato, con oltre 20 milioni di euro – quaranta miliardi delle vecchie lire – prevede alcune opere francamente incomprensibili.

Alcune poi sembrano fare a pugni con le finalità del finanziamento.
Sulla via Playa da rinnovare si può anche essere d’accordo, considerato che di fatto già da qualche anno i turisti hanno promosso questo percorso pedonale per raggiungere a piedi la spiaggia della Playa dal Castello Ursino/Via Plebiscito. Si tratta quindi di ratificare una situazione che nella realtà già esiste. Tra l’altro se si riesce a realizzare qualcosa di bello, avremo una linea di congiunzione apprezzabile tra il Castello Ursino e il mare. 
Purtroppo non perseguono sempre una così chiara logica le altre scelte del Comune di Catania.
Che cosa c’entra la realizzazione di un centro urbano per il servizio sociale territoriale (2,3 milioni), praticamente un’operazione che sembra squisitamente di natura edilizia, tanto per fare nuovo cemento, tra l’altro risulta che già i centri di servizio sociale territoriale sono ubicati in zona, in via Cristoforo Colombo, nella sede recentemente ristrutturata dell’ex mercato del pesce all’ingrosso. Dove vi sono ampi locali. Quale è il senso della costruzione di un nuovo edificio per i centri di servizio sociale, quando questi possono continuare ad essere ospitati nell’attuale sede che tra l’altro ricade a poca distanza dal nuovo sito indicato e che prevede una spesa complessiva di oltre due milioni di euro.
C’è poi la strana (ed incomprensibile ai comuni mortali) questione della “Palestra” annessa all’Istituto “Madonna della Divina Provvidenza”, in pratica sembra che si vadano a spendere due milioni di euro presso un Istituto privato, quando i plessi scolastici delle scuole del quartiere sono per lo più sprovvisti di palestre e di altri locali attrezzati per la didattica. Perché non realizzare una palestra annessa ad una scuola pubblica statale, invece che privata? 

Ci chiediamo se l’amministrazione comunale di Catania, su questo problema didattico ed organizzativo si sia confrontato con le scuole statali che operano da sempre nel territorio di San Cristoforo. Qui opera quello che è stato il primo Circolo Didattico di Catania, una scuola dal prestigioso passato storico, oggi Istituto Comprensivo Statale Cesare Battisti; ci chiediamo vi è stato un confronto con la direzione, il collegio dei docenti ed il consiglio d’istituto di questa scuola. 
Per non dire delle altre scuole statali operanti nel territorio: soprattutto la “Rita Atria” ex Livio Tempesta, e gli altri plessi scolastici dipendenti dalla scuola Dusmet e Coppola. E’ funzionale e comunemente condivisa l’ubicazione di una palestra in via della Concordia presso una istituzione privata? Oppure attraverso una conferenza di servizi con i rappresentanti delle scuole pubbliche statali potevano essere immaginate soluzioni diverse e più efficaci per i minori del quartiere?
Vi è poi da dire che da decenni esiste un grande locale di proprietà comunale, nei pressi di via Della Concordia, utilizzato in passato come palestra e sul cui destino nulla è dato sapere.
Siamo sicuri di fare gli interessi del quartiere, delle scuole pubbliche di San Cristoforo e dei loro alunni, destinando due milioni alias quattro miliardi delle vecchie lire per costruire una palestra in via della Concordia annessa all’Istituto “Madonna della Provvidenza”?
Gli operatori scolastici, dirigenti, docenti, per non dire alunni e genitori avrebbero preferito utilizzare democraticamente queste enormi somme per finalità pedagogico- didattiche più convincenti? Magari puntando anche sulla qualità dell’azione educativa interfacciandola con le attività extrascolastiche di “veri” enti ed associazioni già operanti da tempo nel quartiere, al fine di promuovere un cambiamento ancora più efficace soprattutto combattendo lo spaccio di droga, i tipici reati minorili e una vera prevenzione delle discariche abusive esistenti nel territorio, che rendono San Cristoforo territorio degradato e ”a rischio” anche per la mancanza di sistematici interventi mirati e di qualità della Pubblica Amministrazione. 
Pubblica Amministrazione che spesso, come in questa occasione dei fondi Caivano, invece di progettare “dal basso” con le persone e con quelli che operano da sempre nelle strutture pubbliche e private a San Cristoforo, sembra volere fare prevalere le trattative e le decisioni nel chiuso della “stanza dei bottoni” proponendo un “pacchetto” di appalti per discutibili edifici, che rischiano di non smuovere di un centimetro i problemi di sottosviluppo territoriale esistente.
 Tra l’altro in un clima di decisionismo riservato a pochi, che tutto sembra tranne che politically correct e con la prospettiva di avere consumato una ennesima occasione mancata.


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