Catania, il pentito racconta l’episodio dell’ex assessore picchiato perché voleva far spostare il camion dei panini


Pubblicato il 10 Maggio 2012

di iena aggredita

Le dichiarazioni del pentito Vincenzo Pettinati potrebbero contribuire a far luce sull’aggressione subita dall’allora assessore alle Attività produttive del Comune di Catania, Mario Indaco, picchiato nel 2007 in piazza Nettuno perché, sempre a detta del pentito, voleva far spostare il camioncino per la vendita di panini gestito da un uomo del clan, Francesco Carmeci, dalla centrale piazza Nettuno. E che c’è di strano -direbbe qualcuno- siamo a Catania e chi tocca i poteri forti o prende bastonate o finisce in tribunale. Dov’è la notizia?

Eccola: sempre a detta del collaboratore di giustizia, che ricostruisce l’episodio secondo il suo grado di conoscenza della vicenda, l’ex assessore si sarebbe rivolto a Giuseppe Colombrita, elemento di spicco del clan Cappello, per ottenere un intervento sul Carmeci che l’aveva aggredito. I fatti sono riportati nel provvedimento dell’altro ieri col quale venti presunti appartenenti alla cosca catanese dei cursoti, tra cui lo storico boss Giuseppe Garozzo, meglio noto come “Pippu u maritatu” (nella foto), sono stati fermati dalla Procura della Repubblica di Catania guidata da Giovanni Salvi.

Secondo la versione del pentito Vincenzo Pettinato, l’allora assessore Indaco sarebbe stato picchiato dall’uomo del clan perchè voleva fargli spostare il suo camioncino dalla piazza in una traversa secondaria. L’assessore Indaco, secondo la ricostruzione del pentito, probabilmente impaurito, si sarebbe quindi rivolto a Giovanni Colombrita, esponente di spicco della cosca Cappello. Il boss lo avrebbe tranquillizzato e poi avrebbe convocato Carmeci per picchiarlo per punizione. Questo sempre secondo la ricostruzione del pentito Pettinato, perché Francesco Carmeci durante l’interrogatorio ha contestato tale ricostruzione dei fatti sostenendo di non essere stato lui ad aggredire l’ex assessore e, di conseguenza, di non aver subito alcuna punizione da parte del Colombrita.

Le indagini eseguite dalla squadra mobile della Questura di Catania sono state curate dal procuratore capo Giovanni Salvi in persona, e dai sostituti Assunta Musuella e Sebastiano Ardita.


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