Cronache dei “fuori dal coro”: il “fuoco” di Buttafuoco sulla Sicilia di oggi. E su alcuni dei suoi protagonisti!


Pubblicato il 31 Luglio 2016

Intervista a Ottavio Cappellani (pag 5). Una pagina da conservare

Eccone alcuni passaggi:

“C’ è un equivoco. Sgomberimo il campo dell’errata interpretazione. Tutti dicono che la festa del Pd a Catania è un omaggio a Enzo Bianco, una investitura ufficiale per la candidatura a presidente della Regione. Ma quale. La verità è che hanno scelto Catania perché è l’unica grande città d’Italia dove non ci sono i cinque stelle. Cosa festeggiano? Una città dove, ne sono testimone, arrivi all’aeroporto e alle porte dei parcheggi ci sono decine e decine di cani randagi. Sembrava Bucarest dopo la caduta del regime. Ecco, questo è diventata Catania: una città randagia”.

“Una volta c’erano gli Sciascia, i Guttuso, Elvira Sellerio, che facevano sentire la loro voce. Ed era una voce che veniva ascoltata. Oggi sembra di urlare al vento. E dire che sono siciliani il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Ministro dell’ Interno Angelino Alfano, il Presdiente della Repubblica Sergio Mattarella, eppure la Sicilia è come se non esistesse, sul piano internazionale, su quello nazionale, su nessun piano. E non era così negli anni Cinquanta, negli anni Sessanta e non era così durante la presidenza di Rino Nicolosi, era un luogo presente, attivo, sullo scenario italiano, europeo, transatlantico, adesso è un’isola che proprio non c’è.”

“Loro (i cinque stelle, ndr) possono governare bene a Torino, ma già a Roma annaspano. Qui finiranno come Pajetta quando prese la prefettura a Milano. Togliatti gli disse: “E adesso che te ne fai?”

“Siamo periferia. Ma cosa ci dobbiamo aspettare da un popolo che ha visto Renzi inaugurare un ponte mai crollato, senza che nessuno gli faccia una pernacchia?”

Su Nello Musumeci: “a destra è il più pulito e brillante. S’è messo in testa di fare il governatore, ma è battaglia persa: faccia il sindaco di Catania, città perduta”.

E sui beni culturali: “…Bisogna capire che se un turista viene, sempre che sopravviva alla muta di cani randagi dell’aeroporto, deve trovare i musei e parchi aperti. Bisogna togliere questo deposito di ricchezza dalle mani della burocrazia, della mentalità impiegatizia, i beni vanno resi disponibili.”

Cosa direbbe il tuo Leo Longanesi se oggi dovesse fare un viaggio in Sicilia?

“Si metterebbe a canticchiare una qualche canzone ribelle romagnola invocando gli anarchici. E voterebbe cinque stelle”.

 

 


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