di marco pitrella
L’unico che “non parla ora e tace per…” rimane Bianco dopo lo show di Renzi dal palcoscenico inaugurale, dunque elettorale, culminato con “m’è l’ha detto poco fa l’arcivescovo, Sant’Agata fa il tifo per noi”.
Il “noi” è “l’Italia che dice sì”, in fondo.
Riesce nel capolavoro, il Matteo premier, di commettere peccato: “me l’ha detto il vescovo” di menzogna s’è trattato. “Sant’Agata la protegga” – comunicano dalla curia – è stato, in realtà, l’augurio di Monsignor Gristina.
E’ “ingiuria renziana” l’aver fatto di Agata la santa da citare sull’altare delle riforme. Perché di questo, in pensieri, parole, opere o omissioni”, in fin dei conti si sta parlando.
Puntuale, non a caso, l’osservazione dei devoti: “Sant’Agata non entra nelle questioni politiche”.
Bianco è muto, dicevamo.
Del resto, si dice che proprio a Bianco, essendo sindaco, “basti un sì” per essere nominato senatore; si mormora che del (nuovo) Senato ne diventi il presidente.
Ecco i motivi del “silEnzo”.
Ad Enzo, tuttavia, andrebbe ricordato un passo di Matteo, l’evangelista però: “Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro”.
A Bianco la scelta: parli ora da sindaco dei catanesi o taccia per… devozione a Renzi.
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