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Cultura e “tesori dimenticati”, Codacons: “scoperto il più grande edificio funerario di Sicilia. Perchè non è fruibile? Ma a Catania la Soprintendenza controlla?”
Pubblicato il 28 Marzo 2014
Nuova scoperta e vecchi interrogativi….ecco il comunicato…“il territorio di Catania è particolarmente ricco di importanti testimonianze archeologiche di cui si va perdendo traccia e che vengono sottratte alla pubblica fruizione.
Il Dipartimento Ambiente del Codacons diretto dal Prof. Angelo Messina continua l’operazione “Tesori archeologici dimenticati” con la quale si ripromette di stimolare la riscoperta, il recupero e la fruizione del nostro patrimonio archeologico abbandonato al degrado e all’oblio.
Dopo la denuncia nelle scorse settimane della necropoli scoperta oltre mezzo secolo fa sotto l’edificio de La Rinascente che non viene resa fruibile ai Catanesi e ai turisti, un altro caso eclatante da segnalare è costituito dal cosiddetto sepolcro circolare. Nel giardino della villa Modica, in Viale Regina Margherita, nn. 33-35, è ancora visibile,infatti, un grandioso monumento sepolcrale a pianta circolare di circa m. 6,60 di diametro, di cui danno precisa notizia gli studiosi a partire dalla fine del Settecento (Biscari,Houel, Ferrara,Serradifalco,Holm, Libertini, ecc.), ma che oggi è ignoto anche alla maggior parte dei cultori di Catania antica. Si tratta di uno dei più importanti e grandi edifici funerari dell’intera Sicilia.
Il problema è che si trova all’interno di una proprietà privata e che i proprietari della villa non consentono l’accesso. Domandiamo alla Soprintendenza: perché i cittadini di Catania sono esclusi dalla conoscenza di un monumento così importante? A quanto ci risulta i privati sono tenuti a consentire l’accesso e lo studio dei Beni Culturali all’interno delle proprietà ed alla cura e manutenzione degli stessi; alla Soprintendenza spetterebbe il controllo ed il rispetto delle normative, mentre ci risulta che la cella sepolcrale è attualmente adibita a deposito di sedie a sdraio ed altri arredi di giardino.”



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