Di fronte al dramma, l’indifferenza: “al processo non vengo a testimoniare”

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E’ un caso che ha fatto conoscere il volto peggiore, quello violento ed omertoso, di Catania: a distanza di 14 mesi, però, l’attenzione generale e la sensibilità individuale sono scemati. In modo vertiginoso.

Parliamo del processo per i fatti del primo luglio 2010, a Catania, in piazza Dante (nella foto poco dopo il fatto delittuoso): quel giorno, Andrea Rizzotti, allora custode della chiesa di San Nicolò La Rena, sparò contro Maurizio Gravino, colpendo anche per sbaglio la studentessa Laura Salafia, che passava di lì dopo avere sostenuto un esame: la ragazza rimase gravemente ferita e ancora oggi è alle prese con un assai difficile ritorno alla normalità. Gravino, pregiudicato, si è salvato dall’ira di Rizzotti.

Ebbene, oggi pomeriggio, davanti al Gup Luigi Barone, che procede con formula del rito abbreviato, sarebbe dovuto comparire, con il ruolo di testimone, proprio lui: ma l’uomo non si è presentato, malgrado le ricerche delle forze dell’ordine. Parrebbe che Gravino abbia lasciato intendere che non vuole venire al processo. Niente male, come condotta, che è costata a Gravino una sanzione pecuniaria per la mancata presenza di oggi.

Se ne riparlerà il 18 ottobre, quando l’uomo dovrà venire in aula: il Giudice ha disposto l’accompagnamento coattivo. Si rinnoveranno le ricerche della polizia? Vorrà fare il suo dovere il signor Gravino? Staremo a vedere. Prosegue, quindi, il procedimento per l’accusa di duplice tentato omicidio: Rizzotti, dopo la tragedia, sostenne agli investigatori di avere agito esasperato dalle beffe e gli insulti di Gravino per una relazione avuta in passato con una nipote.

Quanto ha pesato l’eventuale provocazione? O magari c’era paura per altre ragioni? Oppure, è solo un caso, grottesco e terribile,  di un “delitto d’onore”d’altri tempi? In ogni caso, è  una vicenda drammatica, finita nel dimenticatoio degli enti pubblici catanesi (comune e Università non si sono costituiti parte civile, lo ha fatto personalmente solo la studentessa), direttamente interessati da un caso che suscitò indignazione di tutta Italia.

Oggi, il clima è totalmente cambiato: nei corridoi di Palazzo di Giustizia presenti soltanto familiari delle parti, per il resto poco o nulla. Intanto, il comune ha licenziato il suo dipendente Rizzotti, ai tempi del fatto custode della chiesa di San Nicolò La Rena.
Rimane il dramma di Laura Salafia, ancora alle prese con una lunga e difficile terapia di riabilitazione in un centro specializzato, dopo la lesione al midollo spinale prodotto da un colpo di pistola. E Catania resta a guardare.

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Redazione Iene Siciliane

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