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Esclusiva per ienesicule, Pietro Agen sul ‘caso Cannizzo’: “grazie a Stancanelli e’ passato il messaggio che chi tocca gli abusivi muore”
Pubblicato il 27 Marzo 2012
Intervista esclusiva a Pietro Agen, presidente regionale di Confcommercio dopo la “cacciata” di Franz Cannizzo e la questione della legalità nel commercio a Catania. Agen accusa, in particolare l’assessore alla polizia municipale e annuncia prossimamente “sorprese” sulla questione….
di Iena Ambulante, Marco Benanti
Non accenna a placarsi il “Caso Franz Cannizzo”. A Catania, la vicenda dell’assessore comunale a cui il sindaco ha tolto la delega alle Attività produttive sembra non interessare a nessuno dei big della politica e della società civile. Ufficialmente, solo molti silenzi. Anche da Confcommercio. Lo “rompe” in esclusiva per “Ienesicule” Pietro Agen, presidente regionale dell’organizzazione del commercio, dirigente storico catanese e da qualche anno anche presidente della Camera di commercio etnea.
Qual è la posizione di Confcommercio sulla vicenda Cannizzo? “Io le posso dare la mia posizione personale, perché una posizione della Confcommercio compete al suo direttivo e se vogliamo essere precisi non compete né a me né al dottor Galimberti (presidente di Concommercio Catania, ndr) perché noi abbiamo un Ascom catanese. La mia posizione personale è che io nella situazione del dott. Cannizzo mi sarei dimesso, meglio non avrei accettato. E spiego anche perché. Perchè nel momento in cui l’assessore Cannizzo diventa assessore con una funzione di tipo tecnico proprio per affrontare determinati problemi che riguardano il nostro mondo a mio parere personale, nel momento in cui cambia l’ assessorato viene meno anche quel tipo di rapporto che era legato proprio alla funzione specifica. La Confcommercio non ha dato una copertura per l’assessorato al Lavoro ma l’ha data per un altro assessorato”.
Diventando quindi un assessore politico? “Tecnicamente ormai è un assessore politico, non credo che possa più essere in alcun modo un riferimento, poi ci sono assessori che sono più o meno amici ma oggi è diventato uno dei tanti assessori della giunta”.
Lei che spiegazione si è data della decisione del sindaco di togliergli la delega? “Allora, il dott. Cannizzo nel momento in cui s’insediò ebbe da me un consiglio, perché io c’ero già passato. Gli dissi: se non ti daranno una squadra di venti uomini come polizia annonaria e non ti faranno una normativa che permetta il sequestro dei mezzi sul commercio abusivo su strada tu non riuscirai mai a sconfiggere l’abusivismo. Trascorso un po’ di tempo e visto che nulla succedeva ho detto al dott. Cannizzo: ‘attenzione perchè finiranno per logorarti’. E alla fine è successo. E’ successo diciamo che l’odio montante nei confronti di Cannizzo era evidente perché non dimentichiamo che alcuni consiglieri comunali vivono di clientelismo nei confronti degli abusivi e in più diciamo che il dott. Cannizzo per una serie così di sue capacità di presentazione, giornalistica-televisiva, non si era fatto particolarmente amare, si sono saldate queste due inimicizie ed è stato triturato. Poi tutto è esploso quando ha toccato alcuni ‘poteri forti’ e lì forse ha superato anche il ‘limite di guardia’ e quindi lì il sindaco ha ritenuto -se posso usare un termine che non è mio- di pagare un prezzo a quei consiglieri che ne volevano la testa”.
Che ragionamento avrà fatto il sindaco? “Ha detto: dare carta bianca a Cannizzo mi comporta troppe inimicizie in Consiglio comunale, quindi visto che avrò bisogno del consiglio per altre cose pago questo prezzo. Insomma, un do ut des”
Quindi, l’abusivismo a Catania è intoccabile? “Credo che sia stato incoraggiato fortemente, perché al di là del fatto dei contenuti reali, credo che dal punto di vista immaginifico il messaggio che è passato è: chi tocca gli abusivi muore”.
Non è una novità.. “Non è una novità, credo che questa volta sia stato segnalato in un modo particolarmente grave, devo dire che sono stato molto tenero nei confronti di questa amministrazione, temo di essermi sbagliato, il tempo mi darà o ragione o torto, non lo so”.
Rispetto a quel che accadde quando lei fu assessore vede differenze? “Il punto di partenza è stato lo stesso, l’incapacità di avere gli strumenti per combattere seriamente la battaglia sono stati gli stessi, se devo fare una critica all’assessore Cannizzo di non avere ascoltato la lezione di vita che mi ero permesso di dargli, ovvero ‘stai attento, io so cosa mi è mancato o ti danno quello o sarai ammazzato’. E’ successo regolarmente”.
Lei si dimette nel 2002. Sono passati dieci anni. La città è uguale? “Direi che è notevolmente peggiorata. Ai miei tempi lo scandalo che c’è oggi nella zona di San Giovanni Galermo non c’era, con alcune rotatorie occupate dagli abusivi, anche perché non c’erano nemmeno le rotatorie. Ai miei tempi i paninari avevano messo qualche tavolino fuori, oggi si sono costruiti le ‘città’, ai miei tempi la via Etnea era ancora dignitosa. Sicuramente la situazione è notevolmente peggiorata”.
Chi è l’abusivo oggi? “L’abusivo sono tutti, è il cittadino che parcheggia in terza fila, il bar che si fa la veranda, ma soprattutto che non rispetta quei criteri che avevamo dato, perché non è vero che non c’è un regolamento, i regolamenti ci sono ma non vengono applicati, qualche volta ho l’impressione che il comune perda anche volontariamente le cause. Il chiosco in corso Sicilia è emblematico (riferimento al chiosco in corso sicilia davanti ad una banca al centro di un contenzioso, perso dal comune, ndr)”.
Nell’assessorato alle Attività produttive, a suo avviso, va tutto bene o c’è forse qualche ombra? “Ne vedo abbastanza poche, perché ormai il potere dell’assessorato è talmente ridotto che per certi versi non è più potere di assessorato. Oggi abbiamo individuato, ad esempio, Cannizzo nell’uomo del ‘New Deal’ ma abbiamo finto di non sapere che i poteri, in mancanza di una polizia annonaria, c’è l’aveva Pesce. In realtà il colpevole dell’abusivismo a Catania –se un colpevole c’è- è Pesce, non era e non sarà Cannizzo. La repressione dell’abusivismo è compito dell’assessore alla polizia urbana e non dell’assessore al commercio”.
Nessuna o quasi forza politica ha sollevato il caso Cannizzo. La sorprende? “Quando le dico che ci sono un 10%-15% dei consiglieri che fanno della copertura dell’abusivismo un punto di forza per la loro elezione, che il fenomeno è abbastanza trasversale, anche se poi non riguarda proprio tutti i partiti, escluderei forse le estreme, questo sta a spiegare il silenzio. Forse ci aggiungiamo anche una certa carica di antipatia che il dott. Cannizzo era riuscito a crearsi”.
Si calcola in circa trentamila voti il “peso elettorale” degli abusivi… “Un numero non lo do, ma certamente qualche migliaio di voti li muovono, altrimenti non si sarebbero visti gli attivismi di alcuni consiglieri in chiave anti-Cannizzo”.
Ora Bonaccorsi, il nuovo assessore, che farà? “Assolutamente niente, che è quello che gli hanno chiesto. Si limiterà a vedere se riesce a procurare qualche soldino e devo dire che tra l’altro se c’è una cosa in cui Cannizzo era stato molto bravo era nel portare soldi al Comune, anche lì c’è una contraddizione, Cannizzo aveva costretto persone che non pagavano da dieci anni a pagare il suolo pubblico. Comunque, secondo non aveva prodotto quello che poteva produrre dal punto di vista della vera lotta all’abusivismo ma perché non competeva a lui, competeva a Pesce. Questo è stato il grande inganno. Se non gli danno i venti uomini dell’ ‘annonaria’ Cannizzo è come un guerriero senza spada”.
Che farà la Confcommercio? “Fra non molto vedrete sorprese…”
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