Giornalisti minacciati ovvero quando le “penne” offendono l’orgoglio dei boss. Ecco il rapporto dell’Osservatorio Fnsi

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di Mirko Tomasino, iena vulcanica

Giovanni Tizian è solo la punta di un iceberg di un settore, quello dei cronisti, da decenni sotto le mire della mafia e della criminalità organizzata. Al giornalista calabrese, validissimo nelle sue inchieste antimafia, è stato dato “l’onore” di ricevere una scorta ma per tantissimi altri questo può considerarsi solamente un “lusso”.

Un rapporto ben dettagliato dell’Osservatorio Fnsi – Ordine dei giornalisti denominato “Ossigeno” che allegheremo a questo articolo come riscontro, ci indica come la categoria dei giornalisti, quelli che fanno seria attività professionistica, sia sotto le grinfie della mafia senza che nessun politico abbia mai osato sollevare una questione in Parlamento. Secondo il rapporto – che prende in esame l’anno 2009 – 2010 – il numero più elevato di redattori vittime delle minacce e delle intimidazioni della criminalità organizzata è proprio la Calabria seguita dalla Sicilia.

Ma che aria si respira nella nostra isola baciata dal sole? Nell’anno 2010 – e non parliamo di due secoli orsono – i giornalisti ufficialmente nel mirino della criminalità sono stati ben otto. A questi, come fa notare colui che ha redatto l’analisi, se ne aggiungono diversi altri che non compaiono ufficialmente nelle liste. Chi sono questi poveri Cristi lasciati al loro destino da uno Stato indifferente? Vediamoli uno per uno, capendone minacce, livello professionale, testata di provenienza e altri importanti dettagli.

Rino Giacalone, giornalista trapanese della testata “Articolo 21”, il quale ha subito una non specificata richiesta danni il 26 agosto 2009.

Lirio Abbate, giornalista palermitano de “L’Espresso”, minacciato dalla mafia il 28 gennaio 2010. Le intercettazioni sui dialoghi tra i boss sono state carpite dagli inquirenti.

Antonio Condorelli, giornalista catanese freelance, ha ricevuto, insieme ad altri tre colleghi catanesi del mensile d’inchiesta “Paesi Etnei Oggi” (che sono Fabio Cantarella/strong>, Andrea Pitrolino e Carmelo Di Mauro), in data 4 febbraio 2010 una lettera con dentro una foto che ritraeva una lapide recante i loro nomi. E di recente c’è anche il caso del coraggioso e puntuale Massimo Scuderi, al quale, dopo l’automobile, hanno messo sottosopra la casa.

Giorgio Italia, giornalista siracusano precario de “La Sicilia”, il quale occupatosi di abigeato nel suo territorio ha avuto in compenso la sua auto data in pasto alle fiamme in data 11 marzo 2010.

Angelo Augusto, giornalista di Licata (Ag), firma del Giornale di Sicilia, ha trovato l’auto danneggiata in data 22 luglio 2010.

Gerlando Cardinale, cronista agrigentino del Giornale di Sicilia, minacciato dalla mafia in data 22 luglio 2010.

Josè Trovato, cronista precario del Giornale di Sicilia, pagina di Leonforte (En), ha ricevuto il 20 settembre 2009 minacce dal boss del suo Paese in seguito ad alcuni articoli scritti sul suo processo.

Giulia Martorana, giornalista ennese de “La Sicilia” minacciata dalla mafia l’8 novembre 2009.

Questi i nomi di quei giornalisti che ogni giorno, lontano dai rifelttori, compiono il loro dovere senza che lo Stato si curi di loro. Creare una commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti accaduti sarebbe un dovere da parte del Governo verso chi mantiene alto il nome della legalità.

Molto presto, in un mio prossimo servizio, affronterò un altro delicato tema: quello delle querele per diffamazione a mezzo stampa fatte ai giornalisti solo per ostacolarli, impegnandoli in inutili processi che poi si concludono con l’archiviazione o l’assoluzione. Perché lo Stato processa solo i giornalisti che fanno il proprio dovere e non anche coloro che vengono smascherati nelle loro inchieste? Tanti pensano che in questo modo il “sistema” protegga il “sistema”. Perché allora non introdurre una legge che preveda l’incriminazione d’ufficio di chi querela infondatamente, solo per arrecare nocumento a quei giornalisti che rischiano in prima persona con serietà e professionalità?

Vedi documenti allegati:

7.Sintesi-dati (pdf)

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Redazione Iene Siciliane

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