Gli disabilitano l’account facebook, lui, Giovanni Coppola ammette: “leggo Celine, Spengler, Junger, La Rochelle, Venner.” Ma non intende fare pubblica abiura delle sue convinzioni!

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I nostri lettori lo conoscono bene, https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=9421, quando c’è di mezzo Giovanni Coppola (nella foto) non ci sono mezze misure o ipocrisie assortite. Ora veniamo a sapere che Coppola non sarebbe più “degno” di stare su Facebook. Una piccola/grande “prodezza” dell’ “italia democratica”? Troppe “letture sbaglliate” per un uomo che non ha mai nascosto la sua fede a destra-destra? Vediamo che ci risponde?

Giovanni Coppola, ti hanno disattivato il profilo facebook? Si conosce il motivo?

Cosa hai pensato quando te ne sei accorto?

Sì mi hanno disabilitato l’account. I dittatori non motivano le loro decisioni. I dittatori agiscono, mentre schiavi e idioti applaudono e gioiscono.

Non saprei definire il mio stato d’animo. Incredulità, senza dubbio, frammista ad un senso di impotenza. Premetto che Facebook è una società privata e la sua decisione non può essere sanzionata da nessun articolo di nessun codice. Ma oggi, dopo la rivoluzione digitale, tutto si è spostato in rete e Facebook è la piattaforma più importante per la divulgazione di idee. Ed è lì, più che in qualsiasi altro posto, che si imbavagliano le persone, che il potere fa sentire il suo peso morto. Pertanto, quello che mi inorridisce è l’aspetto morale della questione.

Come hanno reagito amici e conoscenti quando l’hanno saputo? Chi si è fatto sentire?Tanta solidarietà, anche da persone di sinistra che ancora conservano  la dignità e la libertà di pensiero. Tante persone ieri mi hanno mandato messaggi. Qualcuno ha pure telefonato. Insomma, ho scoperto che c’è tanta gente che non ama le catene del pensiero dominante.

Potrebbe esserci un qualche collegamento con la tua identità politica? Ci racconti -in sintesi- se hai mai fatto scelte raccapriccianti, tipo aderire a movimenti politici o culturali, leggere libri sul fascismo o simili?

Beh, credo di sì. Ho una mia storia nell’estrema destra catanese. Certo, sono brutto, sporco e nero, irriverente nelle letture (Celine, Spengler, Junger, La Rochelle, Venner), maleducato nella mia libertà, indomito nella mia lotta, testardo nel condannare la  banalità del potere.

Ricordi se magari per caso hai scritto cose non proprio in linea con il pensiero democratico e progressista? Ci potrebbe essere un collegamento di questo tipo? Se sì, saresti disposto a fare pubblica abiura?

Certo che sì, ogni giorno sento il dovere di scrivere il mio disappunto e il mio sdegno nei confronti di questo pensiero liberal-progressista-buonista-radical chic…e sinistro.  È chiaro a tutti, mi pare, che una oligarchia sta dominando il mondo e gestisce le nostre vite. Nessuna abiura, non farò mai un passo indietro. Semmai rilancio.

Al di là di questo evento dagli aspetti piuttosto deliranti che ti ha colpito, che momento ritieni stiamo vivendo in Italia?

Naturalmente , l’Italia sta vivendo uno dei periodi più bui della sua storia. C’è una dittatura travestita da democrazia, governa gente che ha perso le elezioni, si dà patente di legittimità solo a tutto quello che si omologa al pensiero unico. Ma la colpa è anche della destra. Litigiosa, divisa, spaccata, spesso in crisi di identità. Le destre dovrebbero tenere ben care le distinzioni, ma abolire le divisioni. Dovremmo smetterla con questo complesso di inferiorità.

Noi non siamo per niente inferiori. E quando vinciamo le elezioni dovremmo smetterla di circondarci di collaboratori di sinistra, dovremmo imparare a mettere nei posti dirigenziali uomini che appartengono al nostro mondo, imparare che solo uomini di destra possono professare le nostre idee e agevolare la nostra visione. Questo fatto di nominare uomini della sinistra come consulenti o direttori del tg mi ha veramente scocciato. 

Quel che ti è accaduto in questi giorni lo ritieni casuale oppure “normale” in un paese come l’Italia?

Direttore,  nulla succede per caso, soprattutto in una nazione come l’Italia. La sinistra, fedele al pensiero di Gramsci, ha messo negli anni i suoi uomini nei posti di comando, nelle scuole, nelle università, nella televisione, nei giornali,  nei tribunali, nelle amministrazioni. Ed è attraverso questo mosaico di potere che gestisce il destino della nazione, e che condiziona il pensiero della gente. In questa nazione, se solo ti permetti di dissentire con questo Leviatano, vieni divorato, non lavori più, vieni boicottato, messo all’indice, segnato come appestato. Io nel mio lavoro ho subito e sto tutt’ora subendo dei boicottaggi. Ma fedele al mio impasto dico: “Me ne frego” e tiro dritto. Nessuno mi può imbavagliare.

In questa Italia tu ti senti libero? No direttore, non mi sento libero. L’Italia è una nazione che celebra ogni secondo una dittatura selvaggia, che ti uccide dentro, ti isola, ti manda al macello.

A proposito di libertà, cosa significa per te essere libero?

Essere libero? Poter dire io non sono d’accordo senza che nessuno ti mette all’indice, ti boicotti, ti disabilita l’account. Essere libero significa essere valutato sulla base della tua intelligenza, dei tuoi meriti, delle tue capacità e della tua onestà. Che non è quella artefatta e bugiarda dei grillini.

Ma della “pregiudiziale antifascista” tu che riflessioni fai?

È pretestuosa, strumentale e funzionale. L’antifascismo ha assicurato carriere e garantito poteri. Sull’antifascismo si è costruita il fallimento di questa nazione, dal punto di vista morale, intellettuale e politico. Eppoi si può essere anti di qualcosa che non esiste più? Il fascismo è morto nell’aprile del 1945. È stato appeso in quella macelleria di Piazzale Loreto. Il fascismo è morto con il suo fondatore. Perché direttore, il fascismo non ha una struttura filosofica come il comunismo. Non è ideologia, appunto, ma una visione, uno stile di vita, che si esprime soltanto nel suo tempo. Ha, senza dubbio, trasmesso dei valori a cui molti si rifanno, perché sono valori immanenti in questo popolo, valori che molti italiani sentono propri. Ci sono troppi interessi affinché non si chiuda definitivamente la guerra civile. L’odio che inoculano ai ragazzini (ragazzi di 19 anni che parlano di fascismo e di antifascismo sono più comici di un film di Totò) serve a garantire le carriere di persone ignobili come la Boldrini, come Fiano e Gard Lerner, professionisti dell’odio.

Un momento, essendo amico del sindaco Pogliese -che è di destra e che secondo “I Siciliani” era già pronto ad una nuova avventura politica romana con i camerati prima della crisi di governo- ci potrebbe essere un legame, proprio per questa amicizia, con la sospensione del tuo profilo facebook?

Io sono amico di Salvo Pogliese e  ne sono onorato. Salvo è il miglior sindaco che questa città poteva sperare di avere in questo difficile momento storico. Se vai a Roma, a Milano, a Napoli, a Palermo, pensi che le città dissestate siano quelle, pensi che le città che hanno rischiato la bancarotta siano quelle, e non Catania. Riflettiamo su questo invece di ciarlare e dire idiozie. Noi catanesi siamo i migliori professionisti della dissacrazione e dell’autolesionismo. 

Nel tuo locale vengono persone di tutti i tipi ed estrazioni, hai pensato di chiedere che prima di sedersi il cliente debba recitare la Costituzione antifascista? Potrebbe essere una testimonianza concreta di fedeltà allo Stato democratico, non pensi?

Il mio locale accoglie tutti ed è aperto a tutti. Non me ne frega di che razza sei, colore politico, censo, o orientamento sessuale. Da me non trovano posto i mafiosi, i maleducati,  i cretini e i professionisti dell’odio. La Costituzione? Liberticida nelle sue norme transitorie; ottima nel ricordarci che  il popolo sia detentore dell’unico potere legittimo, che una classe politica e dirigenziale ha svilito e ridotta a barzelletta.

Ultima domanda: hai pensato di lasciare l’Italia?

No mai. Io mi commuovo quando vedo il tricolore. Nel mio locale c’è una bandiera dell’Italia. Io non abbandonerei mai la patria per la quale ha combattuto mio nonno e mio padre. Proprio mio padre che odiava parlare di politica mi diceva con il suo sguardo doloroso che semmai l’Italia avesse avuto bisogno ancora della sua carne e dei suoi anni, lui li avrebbe dati da vero italiano. Io ho avuto questi insegnamenti, la Cirinnà, ad esempio, ha avuto altri insegnamenti e altri modelli. A ciascuno il suo.

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Benanti

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