‘Iblis’: dopo l’imputazione coatta disposta dal Gip, saranno gli stessi pm a sostenere l’Accusa? Lo abbiamo chiesto al procuratore aggiunto


Pubblicato il 03 Aprile 2012

di Iena Giudiziaria

In tanti si chiedono chi si occuperà di reggere l’Accusa nel corso dell’udienza dinanzi al Giudice per l’udienza preliminare dopo che il Giudice per le indagini preliminari di Catania, Luigi Barone, ha ordinato alla Procura di Catania (che invece chiedeva l’archiviazione) di formulare a carico dei fratelli Lombardo l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato relativamente alle elezione regionali del 2008. Sinora la Procura di Catania è stata rappresentata dai due procuratori aggiunti Carmelo Zuccaro e Michelangelo Patanè che con brillanti risultati ha retto l’ufficio nel periodo d’interim tra l’andata in pensione di Vincenzo D’Agata e l’insediamento di Giovanni Salvi.

Proprio Michelangelo Patanè, nel ruolo di procuratore capo facente funzioni, aveva infatti avocato a sé l’inchiesta togliendola ai quattro magistrati a cui era stata inizialmente assegnata: Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino. Diversità di vedute scrissero tutti i giornali, i quattro magistrati erano propensi per formulare l’imputazione a carico dei Lombardo, mentre i vertici della Procura erano orientati per la richiesta di archiviazione, alla luce della nota “sentenza Mannino” con la quale la Corte di Cassazione ha assolto, nel 2005, l’ex ministro processato per lo stesso reato. Sentenza, lo ricordiamo, che ha sancito dei principi giurisprudenziali ben precisi affinché si possa configurare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (su tutti la necessità di provare che il sodalizio criminale è uscito rafforzato dal ‘patto’ concluso col politico).

Adesso, però, come dicevamo, l’ordinanza che dispone l’imputazione coatta emessa dal Gip di Catania riapre tutti i giochi. La Procura ha intanto dieci giorni per formulare l’imputazione coatta così come il dott. Luigi Barone le ha ordinato. Barone, infatti, non ha condiviso la tesi della Procura di Catania che chiedeva l’archiviazione e ha indicato a quest’ultima gli elementi di fatto (e, quindi, di diritto) nei quali a suo avviso si concretizzerebbe il concorso esterno e il voto di scambio aggravato.

Fuori al Palazzo di Giustizia, l’interrogativo più gettonato è solo uno: ma saranno ancora i due pubblici ministeri, gli aggiunti Michelangelo Patané e Carmelo Zuccaro, a sostenere la richiesta di rinvio a giudizio oppure la Procura manderà in aula qualcun altro? Magari un pubblico ministero che non si è già espresso per l’archiviazione? Una domanda importante ed interessante agli occhi del lettore che stamani abbiamo girato, a margine dell’udienza del processo contro i fratelli Lombardo (quello in corso per voto di scambio non aggravato), abbiamo rivolto proprio al procuratore aggiunto Michelangelo Patanè: “chi andrà -gli abbiamo chiesto al volo- per la Procura della Repubblica in aula in occasione dell’udienza per l’imputazione coatta contro i fratelli Lombardo, dopo la decisione del Gip Barone che ha bocciato la richiesta di archiviazione avanzata dall’Ufficio inquirente? Ecco la risposta: “Solo Lui -ci ha detto il dott. Michelangelo Patanè, guardando verso il cielo- solo l’Onnipotente lo sa, Lui che sa il futuro“. Una battuta probabilmente anche un po’ ironica formulata da un uomo di fede e di chiesa, ma una battuta che potrebbe nascondere la circostanza che la decisione non è stata ancora presa dal capo della Procura, il dott. Giovanni Salvi, e che quindi la scelta potrebbe arrivare dopo un confronto dentro l’Ufficio di Procura? Chi la fa, l’aspetti? Vedremo!

Intanto, sempre fuori dal Palazzo più chiacchierato di Catania, molti sognano che possa essere il procuratore capo in prima persona, il dott. Giovanni Salvi, a presenziare all’udienza davanti al Gup. Altri, invece, sostengono che non è detto che la Procura di Catania non possa ancora insistere nella richiesta di archiviazione, l’obbligo imposto dal Gip sarebbe solo quello di formulare l’imputazione non anche quello di continuare a sostenerla in aula. Sogni o assurdità che siano, ‘Iblis’ dopo due anni continua ad essere il tormentone del momento, il caso giudiziario più intrigato e appassionante che Catania abbia mai vissuto, un procedimento nel quale i colpi di scena si sono susseguiti come nel più avvincente dei thriller. Come finirà? Solo Lui, solo l’Onnipotente lo sa, Lui che sa il futuro”.


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