Missionario del Pime ucciso a Mindanao. Si tratta di padre Fausto Tentorio


Pubblicato il 17 Ottobre 2011

padre-fausto-tentorio Il Pime piange un altro suo missionario a Mindanao. Questa mattina nell’isola del Sud delle Filippine è stato ucciso padre Fausto Tentorio, 59 anni, originario del lecchese.

«Padre Fausto – si legge sul blog dei missionari del Pime delle Filippine – è stato assassinato davanti alla sua parrocchia di Arakan, North Cotabato, Mindanao. Verso le 8 del mattino stava salendo sulla sua auto per recarsi a Kidapawan, 60 km dalla missione, per un incontro diocesano, quando un killer con casco in motocicletta si e’ avvicinato e gli sparato diversi colpi.

Da oltre 32 anni Fausto lavorava a stretto contatto con gli indigeni del luogo, i Manobos, nella formazione e organizzazione delle loro piccole comunita’ montane. Cercava cosi’ di rispondere alle loro necessita’ e speranze quotidiane, lavoro e scuola, ma ‘rispondere’ voleva anche dire affrontare forze molto potenti interessate piu’ ai beni materiali e interessi personali che a quelli di fratellanza locale e universale. Diversi anni fa era gia’ stato oggetto di minaccia da parte di un gruppo armato appartenente al clan Bagani. In quella occasione fu protetto dagli stessi indigeni Manobos».

Padre Fausto era nato il 7 gennaio 1952 a Santa Maria di Rovagnate e cresciuto in Santa Maria Hoe’, Lecco. Ordinato nel 1977 era partito per le Filippine l’anno seguente. Prima della missione in Arakan aveva lavorato in quella di Columbio, Sultan Kudarat, abitata da cristiani, musulmani e indigeni B’lang.

La morte di padre Tentorio è un nuovo capitolo in quel volto del martirio che da tanti anni ormai contraddistingue la presenza del Pime a Mindanao. Prima di lui qui hanno donato la loro vita per il Vangelo già altri due missionari del Pime: padre Tullio Favali, ucciso nel 1985, e padre Salvatore Carzedda, ucciso nel 1992. Altri due missionari del Pime, in anni ancora più recenti, hanno subito un rapimento: padre Luciano Benedetti nel 1998 e padre Giancarlo Bossi nel 2007. Padre Tentorio stesso era già sfuggito a un agguato nel 2003.
Come la morte di padre Favali, quella di padre Tentorio non è legata al fondamentalismo islamico, ma alla difesa delle popolazioni indigene di Mindanao. L’isola del Sud delle Filippine è infatti un microcosmo dei drammi che attraversano il pianeta. «Padre Fausto – racconta padre Luciano Benedetti, anche lui missionario del Pime nelle Filippine da poco rientrato in Italia – era minacciato da tempo per il lavoro che svolgeva da tempo nella difesa delle terre dei manobo. Terre che fanno gola in una zona ricca di risorese minerarie. Già otto anni fa, protettto dalle. popolazione locali, si era salvato solo stando nascosto mezza giornata in un armadio. E ancora due anni fa era stato fatto oggetto di nuove minacce».

Che cosa lo spingeva, allora, a restare comunque nella sua parrocchia dell’Arakan? Una risposta molto bella la si trova in questa lettera scritta pochi mesi fa da un amico che era andato a visitarlo. Un ritratto da cui emerge molto bene la quotidianità della vita donata per il Vangelo da padre Fausto. In quest’altra intervista – rilasciata nel 2003 a Italia Missionaria – era invece padre Fausto Stesso a raccontare che cosa volesse dire lavorare con i manobo e da quali appetiti di chi vuole spazzarli via dalle loro terre occorresse difenderli.

Ma chi è che uccide i missionari a Mindanao? Avevamo provato a spiegarlo su Mondo e Missione qualche anno fa nel servizio speciale che su Mondo e Missione avevamo dedicato a questa regione nel 2007, subito dopo il rapimento di padre Bossi. Per raccontare una terra dove sotto il problema del fondamentalismo islamico in realtà se ne nascondono anche tanti altri.


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