Misterbianco, sabato pomeriggio la presentazione del libro di Gaetano Giandinoto “Mafia, antitesi dell’istituzione Stato!?”


Pubblicato il 14 Ottobre 2012

di iena culturale“Mafia, antitesi dell’istituzione Stato!?” è il titolo dell’interessante libro scritto dal graduato dell’Arma dei Carabinieri Gaetano Giandinoto, che sarà presentato al pubblico sabato 20 ottobre, alle ore 17,30, nei locali del Teatro comunale di Misterbianco, ubicati in via Giordano Bruno. Un incontro organizzato dalla sezione di Misterbianco della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, nobile associazione meglio nota come Fidapa.A presentare l’opera sarà la professoressa Giusi Licciardello e, dopo i saluti della dottoressa Cettina Oliveri, presidente del Distretto Sicilia della Fidapa, sono in programma gli interventi del sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catania, Pasquale Pacifico, del dott. Renzo Caponetti, presidente dell’Associazione antiracket di Gela, e del prof. Domenico Sciotto, presidente del Comitato di vigilanza dell’Università di Catania.

MAFIA, ANTITESI DELL’ISTITUZIONE STATO!?

Prefazione

Questo volume è interamente de-dicato a tutti i magistrati onesti che, hanno sacrificato la loro intera e-sistenza fino alla perdita della stessa per mano altrui, con un’idea fissa nella loro mente, costante in tutto l’arco del tempo che scandiva le loro giornate colme di lavoro, quella di cercare di analizzare accura-tamente, per poi comprendere ogni comportamento, da combattere in maniera efficace, con il fine ultimo di raggiungere un grandioso e de-finitivo risultato, nei confronti di un fenomeno oggettivamente con-siderato d’effetto letale per la so-cietà civile, definito da molti uomini di cultura, come il cancro del pen-siero, la mafia.

Gli uomini-stato, il loro involucro fatto di carne ed ossa è morto. I loro resti dilaniati ed offesi sono conservati all’interno di scrigni so-bri o eleganti. Le loro idee vincenti vivono nella mente delle persone di tutte l’età, diverse per estrazione sociale e culturale, che nella fattispecie si sono coese, pur essendo palese-mente differenti, per raggiungere un traguardo comune, contraddistinto da una perpetua voglia, di sban-dierare il prestigioso vessillo della legalità.Bisogna sottolineare con forza che, anche grazie all’eco altisonante di molteplici mass media, i quali han-no deciso di accantonare le con-venzioni drastiche del passato, svol-tando energicamente pagina, ac-cendendo innumerevoli riflettori d’inesauribile energia su quanto tra-gicamente accaduto, si è permesso di focalizzare in maniera coinvol-gente, nella crescita morale delle nuovissime generazioni, delle no-bilissime idee, espressione di grandi gesta eroiche, di uomini senza indugio servitori perbene dello stato che, con la loro scomparsa pre-matura e violenta sono tragica-mente diventati icone immortali per tantissimi cittadini perbene, i quali li hanno collocati idealmente tra il sole e il mare, nel bel mezzo del magico firmamento della natura dell’uomo(principalmente siciliano) il quale, durante le proprie vicende, nel tempo è stato sempre abituato a coesistere tra le bellezze di una natura incantevole ed unica nel suo genere, e l’estrema brutalità, frutto di una organizzazione dedita in maniera devastante alla distruzione di uomini.Ma attenzione, non ho scordato gli uomini delle forze di polizia, visto che anch’io ne sono parte inte-grante. Nella presente prefazione, li ho ci-tati in seconda battuta solo per non essere troppo fazioso e di parte. Per quest’ultimi voglio azzardare un paragone, usando spavaldamente una metafora musicale:- “Se i magistrati sono delle lu-centi trombe da cui fuoriesce una musica coinvolgente e di rara bellezza, che da una ine-sauribile carica ai poveri cit-tadini inermi, tanto da svegliarli da un lungo torpore, scatenando in loro un senso di ribellione, che imprime un’estrema forza utile per liberarsi dalle grosse catene inflitte da oscuri e bruti carcerieri, figli della infamia. Gli uomini e le donne delle forze dell’ordine, la parte sana si intende, sono un caldo fiato che dolcemente penetra nello stru-mento musicale.Sono gli eroi della società civile che nel tempo hanno deciso in maniera netta e inequivocabile di schierarsi contro il gusto a-maro della sopraffazione, sce-gliendo senza alcuno indugio, la luce paradisiaca dell’onestà an-che seppur poco redditizia e gra-tificante, a dispetto del dannato limbo satanico, improntato da una effimera arroganza, che ge-nera un potere economico tem-porale di dubbia gratificazio-ne”.Orbene, l’infanzia di ognuno di noi deve darci modo di riflettere. Le innumerevoli esperienze di ogni tipo, che si propongono quoti-dianamente nel tempo, durante la nostra crescita s’intende, non ve-ngono cancellate ma, rimangono gelosamente custodite nei cassetti e negli archivi più segreti della nostra memoria. Tali dati salienti sono una dote realmente importante, perché la loro disamina che genera espe-rienza di vita, può rivelarsi di utile beneficio, sia per noi che per tutte le persone perbene, perché ci per-mettono di ereditare una possente armatura, ottima protezione che imprime una sferzata di sicurezza, utile per affrontare serenamente e con una netta decisione, le innu-merevoli battaglie quotidiane, con cui siamo obbligati a confrontarci nell’arco della nostra vita.Molti bambini sono cresciuti, han-no avuto la grazia di diventare uomini, evidenziando nel tempo fisiologici difetti. Ma alcuni di lo-ro sono riusciti ad oscurare ogni proprio limite, grazie a favolosi pregi. Tali magici codici genetici sono presenti nel dna di ognuno di noi, se sublimemente esternati a tempo debito, hanno la forza di dar robu-stezza a numerosi ideali che, si ri-specchiano senza alcun dubbio, nell’immensa sorgente di giustizia civile, fonte miracolosa di rivincita morale contro l’oligarchia del pen-siero. Con il passare inesorabile del tem-po, una tragica ecatombe di uomi-ni-stato si è protratta costante- mente, devastando innumerevoli vite, di tanti, troppi bambini, tra-sformatisi uomini di pregio.Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono l’emblema vin-cente da prendere come fulgido esempio. Bambini diventati grandi, siano essi uomini in divisa, quelle storiche dell’Arma dei Carabinieri, l’Arma della gente come la defi-nisco io, (storica e sempre presente nel tempo in tutte le vicende dell’Italia), o quelle delle altre forze di polizia, tutti unite dallo stesso rigore comportamentale, intrinseco di innumerevoli gesti esemplari, che rivisti e riletti nel tempo, hanno fornito un determinate aiuto a tutte le nuove generazioni, le quali vogliose di farsi avvolgere da esempi positivi nell’arco del loro cammino, hanno sviluppato una incredibile forza d’urto, figlia di un riscatto sociale, che è riuscita solo in parte a cancel-lare la vile codardia di passive ge-nerazioni del passato.Viltà per certi versi comprensibile, anche se razionalmente difficile da giustificare. Ma la paura di essere un bersaglio da elevare a sacrificio, nel passato prendeva spesso il so-pravvento a causa anche di una inadeguatezza incredibilmente im-barazzante di uomini dello stato. L’incredibile forza morale di gio-vani menti, ha dato il via ad una rivoluzione culturale, non egua-le e paragonabile come impeto a nessun epoca storica, con una dimostrazione reale che, qual-siasi malattia sociale può essere guarita e debellata, solo con un unione d’intenti della parte buona della società civile.Ora, nel concludere questa prefa-zione, voglio brevemente motivare la mia scelta del titolo, del presente manoscritto:- “Mafia, antitesi dell’Istituzione Stato!?”. Più avanti avrete chiaro che, l’uso contestuale di due punti esclama-tivo/interrogativo, non sono frutto di un errore dovuto alla carente preparazione grammaticale dello scrivente ma, tale titolo ha la sana presunzione di creare una forma di libero arbitrio, da ingenerare in o-gnuno dei cari lettori che avranno la voglia, la pazienza e spero il pia-cere di leggere questo libro, svi-luppando un attento giudizio cri-tico, anche in virtù della libertà u-niversale di pensiero che, ne deve fare sempre da padrone in ogni fa-se della nostra vita, con uno scopo ben preciso, cercare di ricavare un senso logico ai due dettagli ben presenti nel titolo, certamente non a caso e peraltro pongono l’accento a degli interrogativi o delle afferma-zioni suscettibili, con il passare inesorabile del tempo, a continui cambiamenti e grossi stravol-gimenti.Voglio in fine evidenziare che, nell’arco di diversi decenni, la verità scritta nelle lunghe sentenze di ogni grado ha subito numerosi cambia-menti di rotta e sostanziali trasfor-mazioni, permettendomi di dedurre alcuni elementari e personalissimi concetti, con i quali, posso affermare, senza cadere in errore che, a secondo dell’osservatore e da quale angola-zione si valutano i fatti, le proiezioni elaborate possono risultare diverse.Tale formula di pensiero è senz’altro attuabile anche nei diversi metri di giudizio usati, nel disporre le sentenze di processi di mafia, da parte di numerosi giudici, d’ogni grado. La verità processuale non sarà mai l’unica verità da anteporre ai fatti.Questo scritto è dedicato alle vedove ed ai vedovi, ai figli orfani, ai genitori, ai fratelli ed alle sorelle che, nel tempo han-no dovuto accettare una forzata convivenza, con l’immenso do-lore cagionato dalla perdita vio-lenta ed atroce dei propri cari, imparando con estrema elegan-za d’animo, ad essere orgogliosi dei propri uomini e delle pro-prie donne. Quest’ultimi, paladini del calice della giustizia, hanno svolto nel tempo le loro mansioni profes-sionali, con invidiabile spirito di sacrificio,divenendo immortali. GRANDI EROI, CHE VIVO-NO E VIVRANNO PER SEM-PRE NEL CUORE DEI SICI-LIANI SANI.20 ANNI PER NON DIMENTICARE 1992-2012 20 ANNI PER SPERARE

Gaetano Giandinoto, graduato in servizio nell’ Arma dei Carabinieri


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