“…panico nel centrodestra”: Raffaele Nicotra, detto “Pippo”, candidato nell’Udc che sostiene Rosario Crocetta!


Pubblicato il 14 Ottobre 2012

di Fabio Cantarella

“Quando usciranno le mie liste nel centrodestra ci sarà il panico. Per vincere dobbiamo anche accogliere esponenti del centrodestra, considerato anche i ragionamenti di Sel che fanno candidature di testimonianza utili però a fare solo il gioco di chi non vuole cambiare le cose in Sicilia”. Era lo scorso 15 settembre quando Rosario Crocetta, candidato alla Presidenza della Regione Siciliana di Pd, Udc e Psi, rilasciava questa dichiarazione: ma a quali esponenti si riferiva? Quali esponenti del centrodestra candidati con lui avrebbero seminato il panico nello schieramento opposto? Nell’Udc, lista che appoggia Crocetta insieme al Pd e al Psi, spicca per esempio la presenza di Raffaele Nicotra detto “Pippo”, ex esponente del Centrodestra catanese e siciliano. Si riferiva anche a lui Rosario Crocetta? Perchè a leggere su internet quel che diverse testate giornalistiche scrivono sui trascorsi di Raffaele Nicotra viene il panico davvero! Anche se -lo precisiamo- il politico non è indagato e non ha pendenze di alcunchè con la giustizia. Ma noi facciamo cronaca e memoria storica.

Iniziamo con un servizio, a firma di Valter Rizzo, pubblicato lo scorso 17 settembre su ilfattoquotidiano.it (cliccaqui per leggere alla fonte) dal titolo “Pippo Nicotra, l’alleato di Crocetta che aveva legami con il clan Santapaola. Alle elezioni regionali l’esponente di spicco dell’Udc (già transitato in Nuovo Psi, Mpa, Pdl e altro) appoggia il candidato governatore del Pd nonostante un passato contraddistinto dalla vicinanza alla mafia (ma senza condanne)”,

di Domenico Valter Rizzo, da ilfattoquotidiano.it

“Il nuovo si costruisce con l’esperienza”: lo slogan campeggia sui manifesti giganti che costellano le strade della provincia di Catania. Il faccione del candidato Raffaele Nicotra detto Pippo guarda sorridendo i passanti. Accanto al suo ritratto campeggia il simbolo dell’Udc, il rinnovatissimo partito che fu di Totò ‘Vasavasa‘ Cuffaro, oggi purtroppo impossibilitato a candidarsi perché ristretto nelle patrie galere dove sconta la condanna per aver favorito Cosa nostra.

L’Udc oggi è in grande spolvero e in Sicilia ha stretto un’alleanza di ferro con il Partito democratico per sostenere la candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione: in tal senso, Raffaele Nicotra è tra i candidati di punta della compagine che sostiene l’ex sindaco di Gela.

Ma chi è Raffaele Nicotra detto Pippo? Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Tornare al maggio del 1993 quando ad Aci Catena, un piccolo comune nei pressi di Acireale, si doveva seppellire un “picciotto di squadra” che si era fatto ammazzare mentre rapinava un gioielliere. La buonanima si chiamava Maurizio Faraci e non era uno qualunque. Il picciotto era il cognato di Sebastiano Sciuto, un dei “colonnelli” del boss Benedetto Santapaola, il capo della famiglia catanese di Cosa nostra, arrestato proprio pochi giorni prima dopo ben 11 anni di latitanza.

Nuccio Sciuto, meglio conosciuto come ‘Nuccio Coscia’, era il rappresentate di Santapaola per l’intera area dell’Acese. Un pezzo da novanta insomma, un uomo che pretendeva, e solitamente otteneva, rispetto. Ma in quel periodo a Catania vi era un Questore, Giuseppe Scavo, che non andava per il sottile e, senza alcun riguardo per il boss santapaoliano, vietò i funerali del picciotto. A far rispettare la decisione del questore fu Giuseppe Arcidiacono, un giovane capitano dei carabinieri che comandava la compagnia di Acireale.

L’ufficiale ordinò di staccare dai muri i manifesti a lutto e spedì il defunto al camposanto senza il doveroso ossequio di un funerale imponente e senza che i commercianti fossero obbligati – come si usa in tutti i funerali di mafia – a chiudere per lutto. Per Nuccio Coscia fu una vera e propria ‘tagliata di faccia’. Ed è qui che entra in scena Raffaele Nicotra detto Pippo, allora sindaco democristiano del paese. Nicotra non solo si rifiutò di far coprire i manifesti di lutto, così come ordinato dal Questore e dai carabinieri, ma quando venne convocato in caserma si presentò facendo fuoco e fiamme per far annullare il divieto ai funerali, arrivando persino a minacciare il capitano. Provò in tutti i modi ma non cavò un ragno dal buco. Il capitano Arcidiacono non si lasciò intimidire e lo fece accomodare fuori dalla caserma relazionando tutto ai suoi superiori. A quel punto a Nicotra non rimase altro da fare che correre al cimitero e abbracciare e confortare platealmente il boss a lutto. Un atto di rispetto e di amicizia, ma anche una sfida ai carabinieri che erano presenti al cimitero. Un gesto che gli costò caro. Per quella storia, Nicotra ci rimise la poltrona.

Un mese dopo quel funerale Nicotra venne rimosso dalla carica di sindaco e di consigliere comunale con un provvedimento del prefetto Domenico Salazar e il Comune fu poi sciolto per mafia con un decreto firmato il 28 giugno dal Presidente della Repubblica, Scalfaro. Nel provvedimento è citato anche un altro episodio che vide protagonista Raffaele Nicotra detto Pippo. Il sindaco, oggi candidato al parlamento regionale al fianco di Crocetta, aveva infatti fatto lavorare nel proprio negozio Giuseppe Gurgone, pregiudicato vicino anche lui a Nuccio Coscia, che stava agli arresti domiciliari per rapina aggravata.

Carriera politica finita? Assolutamente no. Qualche anno dopo, Nicotra sarà trionfalmente rieletto sindaco e, dopo aver cambiato più volte partito – dal Nuovo Psi, a Nuova Sicilia, al Mpa e poi, infine, al Pdl – arriverà al parlamento regionale, dove, naturalmente, sarà subito nominato membro della commissione antimafia.

Ma non è finita. Dopo essersi fatto rieleggere sindaco, Nicotra venne persino nominato presidente del consorzio che gestisce i beni confiscati alla mafia in provincia di Catania. Insomma è sempre l’uomo giusto al posto giusto. Tutto questo nonostante nel frattempo fosse finito dentro un’inchiesta, poi archiviata, per voto di scambio e favoreggiamento sempre al clan Santapaola.

La sua carriera politica lo vede infine approdare all’Udc, partito per il quale adesso si candida alle elezioni regionali, sostenendo la “rivoluzione siciliana” del candidato presidente, Rosario Crocetta. Nicotra, dal canto suo, ha sempre sottolineato il fatto che non è mai stato condannato per fatti di mafia, ma non ha mai potuto smentire le sue frequentazioni e i suoi comportamenti. In tribunale Nicotra ci è andato, ma di sua volontà. Dopo aver minacciato, senza mai presentarla, una querela contro l’Unità che aveva raccontato la sua storia, ha pensato bene di querelare Creativamente, un piccolo giornale di Acicastello che qualche tempo dopo aveva ripreso l’articolo de l’Unità. Gli è andata male. Il 4 aprile scorso, il giudice Marina Rizza ha assolto i giornalisti perché il fatto non costituisce reato, scrivendo testualmente in sentenza: “Il consiglio comunale di Aci Catena è stato effettivamente sciolto anche a causa dei ravvisati collegamenti tra il sindaco Nicotra ed esponenti di Aci Catena legati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”. foto concessa da www.ienesiciliane.it

Ecco, invece, quel che scrive, il 17 maggio 2012, zenzero.it a proposito di Raffaele Nicotra con un articolo a firma di Patrizia Maltese (clicca per leggere alla fonte)di Patrizia Maltese da zenzero.it

Era il giugno del 1993 quando l’allora Ministro dell’Interno, Nicola Mancino, emanò il decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Acicatena, alla cui guida a quel tempo era il sindaco Raffaele Nicotra, passato negli anni attraverso innumerevoli partiti, fra i quali Mpa e Udc, e di quest’ultimo attuale deputato regionale.

Pesantissimi i rilievi contenuti nel provvedimento di Mancino, nel quale fra l’altro si parlava di “collegamenti, diretti ed indiretti, di alcuni amministratori con la criminalità organizzata locale” e si leggeva: ” A carico dell’attuale sindaco, Raffaele Nicotra, sono emersi inequivocabili collegamenti con pregiudicati di Aci Catena, legati alla nota famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano dedita a rapine, omicidi ed estorsioni. É stato, altresì, accertato che il Nicotra aveva già favorito un pericoloso pregiudicato, tale Giuseppe Gurgone, consentendo che lo stesso, benché agli arresti domiciliari perché responsabile di rapina aggravata, espletasse attività lavorativa presso il proprio esercizio commerciale”. Quindi si elencavano episodi di criminalità, si facevano i nomi di consiglieri comunali legati ai boss e si concludeva sottolineando il “clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il consiglio comunale di Aci Catena, la cui libera determinazione risulta contigua agli interessi delle locali organizzazioni mafiose”. Due anni dopo, nel 1995, un altro Ministro dell’Interno, Antonio Brancaccio, con un altro decreto disponeva la proroga dello scioglimento perché in sostanza non era cambiato niente e anzi specificava “che l’azione di risanamento avviata continua ad essere pervicacemente ostacolata dalla situazione di illegalità e dal degrado ambientale e culturale che caratterizzano il territorio”, evidenziando “irregolarità su alcuni contratti di appalto” (per le quali furono rinviati a giudizio in 19, fra ex amministratori e dipendenti comunali) e definendo preoccupante “la situazione nei settori cosiddetti chiave del comune – quali urbanistica, edilizia ed opere pubbliche – più esposti al pericolo d’inquinamento e condizionamento in ragione dei rilevanti interessi economici coinvolti”.

Direte: roba vecchia. E invece no. Perché nel frattempo Nicotra – malgrado sia coinvolto in inchieste di mafia – nel 2008 è stato rieletto sindaco con il 78% delle preferenze e però, siccome era già deputato regionale (eletto nel Pdl e poi passato al’Udc), costretto a dimettersi dopo che nell’estate del 2010 – ma l’ha fatto soltanto un anno dopo – una sentenza del tribunale ha riconosciuto l’incompatibilità tra le due cariche, accogliendo un ricorso presentato dall’allora assessore provinciale al Bilancio, Ascenzio Maesano, anch’egli ex sindaco del paese, che con Nicotra condivide da sempre l’ambizione ad esserne il dominus e un’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito di un’inchiesta del 2001, riguardante il clan Santapaola, per voto di scambio, associazione mafiosa, estorsioni, eccetera.

Ed è in questo contesto che si sono svolte le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio ad Acicatena: da un lato Maesano – “il re assoluto”, come lo chiama qualcuno – sostenuto da Grande Sud, Alleanza tricolore e altre liste ufficialmente civiche ma che si richiamano a Pdl e Mpa, che al primo turno non è stato eletto per soli settanta voti; dall’altro Nicotra che non era in campo personalmente ma candidava un suo uomo, Francesco Petralia, che dell’ex sindaco “sciolto per mafia” è stato vicesindaco (ma per un periodo lo è stato anche di Maesano) e, anzi, in molti dicono che sia stato lui il vero sindaco mentre Nicotra era impegnato a Palermo a fare il deputato regionale. Petralia, candidato di Udc e solite liste civiche, che in prima battuta aveva indicato come assessore proprio Nicotra insieme all’altro deputato regionale Udc, Giampiero D’Alia, è arrivato secondo mentre terzo si è piazzato Nello Oliveri, de “La Destra”, con oltre 2.200 voti.

Dunque a cimentarsi al ballottaggio saranno Maesano e Petralia. E in un contesto fatto di squallide storie di corna di cui si vocifera in paese, terrificanti interessi economici (pare che in un paese dove ci sono più case che persone qualcuno abbia intenzione di continuare a costruire a distesa) e vergognosa subalternità del Pd, sono maturati gli accordi e le decisioni per gli apparentamenti: Maesano, che aveva già la vittoria in tasca, coprirà i 70 voti mancanti al primo turno con gli oltre duemila di Oliveri, che infatti gli farà da vicesindaco; Petralia, invece, con un assessorato a Maria Catena Trovato si è assicurato il sostegno del Pd. Determinante, se si considera che la lista è arrivata al 3,74% (molto sotto quella soglia di sbarramento che lo stesso partito oggi al governo regionale con Lombardo ha voluto) e il sindaco, se possibile è riuscito a fare pure peggio: appena l’1,87, pari a 317 voti persino meno di quelli della candidata della piccolissima lista della Sinistra (Acicatena bene comune: IdV, Federazione della Sinistra e Sel), Cinzia Longo, che di preferenze ne ha ottenute 449.

Ma, a quanto sembra, il Pd – che pare non abbia fatto alcuna opposizione nei quattro anni precedenti in consiglio comunale – sarebbe convinto che il suo apparentamento possa servire a fermare Maesano.

Come stanno realmente le cose ce lo ha spiegato Luca Romeo, segretario della sezione del Pdci di Acireale, ricordando che già da dicembre i partiti della sinistra avevano cercato inutilmente di convincere il Pd a fare una coalizione di centrosinistra: “Ma loro pensavano di prendere il 10% – spiega Romeo – e soprattutto volevano avere le mani libere per gli apparentamenti”.

Che in qualche modo sembra ci siano stati anche al primo turno, se è vero che al momento dello spoglio si è visto che in molte delle schede, accanto alla preferenza al consiglio comunale per un candidato del Pd, c’era quella per il candidato sindaco Petralia.

Il risultato è stato questo: “Il centrodestra diviso – afferma Romeo – ha raccolto ancora una volta la maggioranza assoluta del consenso, confermando alla guida del paese le stesse persone che ne hanno causato i disastri e i problemi dell’ultimo decennio” mentre il centrosinistra è stato “diviso dalle scelte scellerate del Pd, che, convinto di essere autosufficiente, cade sotto i colpi della legge elettorale ideata dallo stesso partito”. E ricorda: “lo stesso Pd che continua a portare avanti una politica di inciuci, apparentandosi al secondo turno e ottenendo la designazione di un assessore, quella stessa politica che in tutta la regione l’elettorato ha punito e rifiutato”.

Ed ecco quel che scrive, il primo ottobre 2012, del deputato regionale e candidato dell’Udc, Raffaele, detto “Pippo”, Nicotra, il giornalista Vincenzo Barbagallo in un articolo pubblicato su ossigeno.it, portale promosso dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) e dall’Ordine dei Giornalisti.

Diffamazione. Periodico Aci Catena vince causa con l’ex sindaco on. Nicotra. In un articolo aveva ricordato le relazioni con affiliati alla mafia dell’on. Raffaele Nicotradi Vincenzo Barbagallo, da ossigeno.it

OSSIGENO – Catania, 1 ottobre 2012 – Creattivamente (www.creattiva-acicastello.com) è un piccolo giornale locale che viene diffuso ad Aci Castello, in provincia di Catania, pubblica inchieste. “Stampiamo un numero con poco meno di 20 euro”, spiega ad Ossigeno Alberto Cambera, uno dei suoi fondatori ed animatori.

Nell’estate del 2010 il giornale si occupò di un caso delicato. L’onorevole Raffaele Nicotra, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, eletto nelle liste del Pdl e poi passato al gruppo Udc, era stato nominato presidente del Consorzio Etneo per la Legalità e lo Sviluppo che si occupa della gestione dei beni confiscati alla mafia. Cambera pubblicò un articolo dal titolo “L’uomo giusto al posto giusto”, nel quale ricordò che Nicotra era balzato agli onori della cronaca locale già all’inizio degli anni novanta, quando, spiega Cambera, “il consiglio comunale di Aci Catena fu sciolto anche a causa dei ravvisati collegamenti tra il sindaco Nicotra ed esponenti legati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”.

“All’epoca dei fatti – racconta ancora Cambera – Nicotra arrivò a minacciare il capitano dei carabinieri di Aci Castello affinché annullasse il divieto, della Questura, imposto per motivi di ordine pubblico, ai funerali pubblici di un affiliato mafioso, Maurizio Faraci. Inoltre l’allora sindaco non rispettò neanche l’obbligo, sempre impostogli dal questore, di rimuovere i necrologi. Andò invece al funerale e abbracciò Sebastiano Sciuto, cognato di Faraci e referente del clan Santapaola-Ercolano. Un mese dopoil Prefetto rimosse Nicotra dalla carica di sindaco. Il Comune in seguito fu sciolto per mafia”.

“Tutti questi fatti sono testimoniati da relazioni dei Carabinieri, del Ministero dell’Interno e della Polizia di Stato”, spiega Cambera, che citò questi documenti nel suo articolo del 2010. Nicotra reagì querelandolo per diffamazione a mezzo stampa.

Lo scorso luglio, dopo due anni, il giudice dell’udienza preliminare di Catania ha affermato che quanto scritto nell’articolo corrisponde a verità, ricordando anche che “il consiglio comunale di Aci Catena è stato effettivamente sciolto anche a causa dei ravvisati collegamenti tra il sindaco Nicotra ed esponenti di Aci Catena legati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”.

Cambera pensa che il vero scopo della querela fosse quello di intimidirlo, “Credoo che il contenuto dell’articolo sia stato solo un pretesto per cercare di fermarmi dopo le inchieste che ho fatto sul territorio. La sentenza alla fine mi ha dato ragione, ma questa causa mi è costata soldi, tempo e anche rapporti umani”, spiega amareggiato. “SENTENZA GUP DIFFAMAZIONE Clicca e leggi/scarica il provvedimento col quale il Gip di Catania, dott.ssa Marina Rizza, dispone il non luogo a procedere nei confronti dei giornalisti che in un articolo avevano parlato delle relazioni “pericolose” di Raffaele NicotraE, per concludere, ecco quel che scrive il nostro direttore Marco Benanti in merito al non luogo a procedere dei due giornalisti querelati da Raffaele Nicotra in un articolo pubblicato qui su ienesicule.it lo scorso 16 settembre.di iena grillina, Marco Benanti, da ienesicule.itSicilia, Raffaele Nicotra candidato con Crocetta. “Occhio candidato, arriva Salvo Grillo, il cacciatore di politici”Come Raffaele Pippo Nicotra (nella foto, in campagna elettorale attualmente). E noi abbiamo trovato anche altro: quella volta che andò a “confortare” Sebastiano Sciuto, referente del clan Santapaola-Ercolano… di iena grillina

A differenza dei media tradizionali, che nella nostra regione sono stati quasi sempre strumenti del potere e garanti dello status quo, Salvo Grillo sta facendo un buon lavoro di trasparenza e informazione sulle elezioni regionali. Con la sua iniziativa, “Pecore Sicule”, sta mettendo a nudo i candidati vecchi e nuovi, pubblicando le loro gigantografie accompagnate da una sorta di “curriculum penale”. Di recente ha parlato di Raffaele Nicotra, detto Pippo, indagato-poi archiviato- nell’inchiesta “Euroracket” su presunti episodi di voto di scambio, che ha portato nel 2001 a 44 arresti tra le file del clan mafioso Santapaola. Viene eletto sindaco di Aci Catena, ma sceglie la carica di deputato regionale.

Ma noi -che siamo “peggio” di Grillo- su Nicotra abbiamo trovato un’altra vicenda, che ora raccontiamo…. Ci riferiamo ad una “storica” assoluzione –per le motivazioni scritte dal giudice Marina Rizza in tema di giornalismo d’inchiesta- del giornalista Alberto Cambera e di Gieri Daniela, direttore del periodico Creattivamente di Aci Castello, accusati del reato di diffamazione aggravata ai danni proprio dell’ex sindaco di Aci Catena, il deputato regionale Pippo Nicotra.

Cambera nell’articolo dal titolo “l’uomo giusto al posto giusto”, pubblicato nel 2010, scrive: “Pippo Nicotra all’epoca si rifiutò di far coprire i manifesti di lutto per il picciotto del boss e fece un’ incursione in caserma per annullare il divieto ai funerali imposto dalla Questura locale, con tanto di minaccia al Capitano, episodio che un mese dopo costrinse il Prefetto a rimuoverlo dalla carica di Sindaco, con il Comune in seguito sciolto per mafia … il problema non impedì a Nicotra di recarsi personalmente al cimitero per abbracciare il boss”.

Cambera, nel suo articolo parla dei fatti che afferiscono la morte di Maurizio Faraci (21 maggio 1993), ucciso nel corso di una sparatoria a seguito di una rapina ai danni di una gioielleria. In quell’occasione, il questore aveva vietato, per questioni di ordine pubblico, la celebrazione del funerale. Nicotra non rispettando l’obbligo, pure impostogli dal questore, di rimuovere i necrologi, si recò dai carabinieri per chiedere che venisse revocato il divieto dei funerali emesso dal questore e si presentò al camposanto per “confortare” Sebastiano Sciuto, cognato di Faraci e referente del clan Santapaola-Ercolano.

Nella sentenza, il giudice Rizza afferma che quanto viene scritto nell’articolo corrisponde a verità tanto che “il consiglio comunale di Aci Catena è stato effettivamente sciolto anche a causa dei ravvisati collegamenti tra il sindaco Nicotra ed esponenti di Aci Catena legati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”. Oggi Nicotra si candida con l’Udc, partito che sostiene Rosario Crocetta.

Se siete riusciti a leggere sino a qui, senza farvi cogliere dal panico, bene! Chiudiamo con uno stralcio di uno storico discorso, nella speranza che qualcuno che predica bene e razzola male lo rivaluti, di uno dei più grandi uomini che siano mai esistiti: Paolo Borsellino! L’equivoco sui cui spesso si gioca -diceva il magistrato eroe- è quello di dire quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico ha interessi convergenti con l’organizzazione mafiosa, però la magistratura non l’ha condannato e, quindi, quel politico è un uomo onesto. E no -diceva Paolo Borsellino- questo discorso non va, perché la magistratura può solo fare un accertamento di carattere giudiziale. Però, siccome dalle indagini sono emersi fatti sospetti, altri organi, altri poteri, quelli politici, per esempio i consigli comunali, gli organismi disciplinari delle pubbliche amministrazioni, i partiti politici, debbono trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che pur non costituendo reato rendono il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Non sono stati condannati, ma rimane il grosso sospetto che dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia per far sì che non solo siano onesti ma appaiano onesti, facendo pulizia al proprio interno allontanando tutti coloro che sono comunque colpiti da fatti inquietanti anche se non condannati in sede penale”.


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