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Spettacoli e Cultura: oggi al Castello Ursino di Catania lo spettacolo Medea prodotto da Artelè

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Alle ore 21 nell’ambito di Catania Summer Fest. Lo spettacolo, prodotto da Artelè, è diretto da Sebastiano Mancuso e vede protagonisti Luana Toscano, Liborio Natali, Antonella Scornavacca, Santo Santonocito ed Elmo Ler.

Al Castello Ursino di Catania, giovedì 6 ottobre, nell’ambito di Catania Summer Fest, Artelè propone lo spettacolo diretto da Sebastiano Mancuso con Luana Toscano, Liborio Natali, Antonella Scornavacca, Santo Santonocito ed Elmo Ler

Una Medea estremamente innovativa che, attraverso un’introspezione psicologica dei personaggi, porta in scena le anime dei protagonisti. E’ la Medea prodotta da Artelè in collaborazione con l’associazione Absinthe che va in scena giovedì 6 ottobre alle 21, al Castello Ursino di Catania nell’ambito di Catania Summer Fest (info 095530153).

Lo spettacolo, scritto da Jean Anouilh e diretto da Sebastiano Mancuso, vede in scena Luana Toscano nel ruolo del titolo, Liborio Natali in quello di Giasone, Antonella Scornavacca che è la nutrice, Santo Santonocito nei panni di Creonte ed Elmo Ler in quelli del messaggero. La compagnia dà vita a un’opera nata nel 1946 in cui il mito antico si mescola con le sollecitazioni morali del periodo quali l’esilio, l’omicidio e l’avversione indiscriminata nei confronti degli stranieri. Tutti sentimenti di odio che oggi, a distanza di oltre settant’anni sono, purtroppo, estremamente attuali. “Ho sempre studiato il mito – racconta il regista Sebastiano Mancuso – e mi sono sempre occupato, soprattutto, della sua attualizzazione, cercando di portare i temi delle tragedie greche nel nostro tempo. In questa mia ricerca mi sono imbattuto nel testo di Jean Anouilh che mi ha conquistato e da cui sono partito per questa Medea così unica e diversa che ha, soprattutto, il preciso obiettivo di scoprire la complessa umanità dei miti antichi e le paure della società di oggi”.

E per farlo, il regista ha voluto usare anche una simbologia particolare che si affida a una scena scarna che vede al centro una piramide con sette gradini e che ricorda nello stile quelle delle popolazioni indigene americane, grandi altari dove avvenivano i sacrifici umani. “La piramide – dice – è composta da sette scalini, numero simbolo per eccellenza della ricerca mistica che rappresenta ogni forma di scoperta e conoscenza. Le anime dei protagonisti vengono delineate con i loro sentimenti e spogliate di ogni orpello mitico-mitologico, cercando di estrapolare una visceralità profonda, carnale e soprattutto attuale”. 

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Iene Sicule

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