Spettacoli, Roma: alla Festa del Cinema il premio del pubblico Bnl va a “Santa Subito”, pellicola sulla violenza di genere


Pubblicato il 29 Ottobre 2019

di Gian Maria Tesei

La quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma celebra il trionfo del film documentario “Santa subito” di Alessandro Piva, pellicola alla quale è stata dedicata un’autentica standing ovation con un evidente ed intenso trasporto per un prodotto filmico che ha saputo affermarsi sui favoritissimi “Judy” di Rupert Goold , “The Irishman” di Martin Scorsese e “Motherless Brooklyn-I segreti di una città” di Edward Norton, anche per la forza e l’attualità dei temi affrontati ovverosia lo stalking ed il femminicidio.

Il lungometraggio, prodotto attraverso un progetto portato avanti da Fondazione Con il Sud ed Apulia Film Commission, ossia il “Social Film Fund con il Sud”, è stato quindi destinatario del Premio del Pubblico BNL con la platea che ha decretato il successo di questa narrazione cinematografica sul sito della festa e grazie a l’app ufficiale della Festa del Cinema, Rome Film Fest, ossia myCicero.

Piva ha dichiarato che proprio il profondo coinvolgimento emotivo mostrato dal pubblico ed il lunghissimo (ben 12 minuti) tributo di applausi riservato al film alla première (nella sala Patrassi dell’Auditorium Parco della Musica) gli hanno fatto comprendere come gli spettatori stiano diventando sempre più consapevoli dell’importanza di realizzazioni filmiche che trattano tematiche che, drammaticamente si ripetono nequitosamente, costernando non solo le vite delle vittime e delle loro famiglie, ma quelle di tutti noi.

La pellicola si impernia su una triste vicenda che ha avuto il suo doloroso epilogo quando la ventitrenne barese Santa Scorese, sempre portata all’aiuto verso gli altri, attivista cattolica che, da appartenente al movimento dei Focolari, aveva intrapreso un processo di discernimento vocazionale, venne tragicamente stilettata a morte da tredici coltellate a lei inferte da un uomo che l’ aveva veduta casualmente in ambito parrocchiale tre anni prima e che da quel momento aveva cominciato a perseguitarla con pedinamenti ed altri atti , sempre più pressanti, di morboso interesse nei suoi riguardi, senza che le denunce fatte più volte avessero mai sortito effetto alcuno. Sono passati più di 28 anni da quella sera del 15 marzo del 1991 quando Santa, (che il Vaticano ha eletto a Serva di Dio della Chiesa Cattolica e per la quale prevede possa esserci il processo di beatificazione),tornando verso casa, andò incontro ad un evitabile, purtroppo annunciato, destino in un tempo in cui purtroppo neanche minimamente si accennava ai concetti di stalking, violenza di genere e femminicidio. Temi che vengono resi emergenti ed urgenti dalla cruda attualità che ancora li caratterizza.

La stessa sorella di Santa, Rosa Maria, che assieme alla famiglia si è sempre prodigata affinché questo straziante e luttuoso avvenimento non venisse dimenticato, si è detta estremamente soddisfatta del fatto che attraverso un prodotto cinematografico, cosa in cui ha sempre creduto fortemente, si sia veicolato, un messaggio per tutta la società, con l’improrogabile necessità del determinare una cultura all’insegna del rispetto di genere, non solo delle donne quindi ma di tutte le persone, cercando anche di tenere conto delle gravi sofferenze che quegli eventi delittuosi hanno inflitto ai familiari ed alle persone legate alle vittime e che il tempo lenisce solo in minima parte. Ed a peggiorare la situazione spesso gli assassini scontano pene non adeguate all’orrore compiuto, come nel caso in questione, visto che l’assassino ha fatto solo dieci anni di ospedale psichiatrico.

In questa storia “tra martirio e femminicidio”, così come l’ha definita lo stesso poliedrico (in quanto anche direttore della fotografia, sceneggiatore, montatore e produttore cinematografico) director, l’evento drammatico diventa esemplificativo di tante, troppe, vicende in cui le donne vengono lasciate sole a combattere contro persone che ammantano della parola amore (“una psicosi travestita d’amore”) una perversa e malata visione del rapporto di coppia, unicamente impostato su un insensato e violento concetto del possesso, contro il quale tutta la società deve fermamente combattere per debellare un fenomeno che continua a piagare angosciosamente la nostra collettività.

 

 

 

 

 


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