Tentata estorsione all’imprenditore Vecchio: otto anni in appello al boss Puglisi


Pubblicato il 28 Dicembre 2011

Otto anni di reclusione: pochi minuti fa, i giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Catania (Presidente Salvatore Costa), hanno emesso la sentenza contro Carmelo Puglisi, personaggio di spicco della mafia catanese, attualmente al 41 bis, condannato già in primo grado ad undici anni con l’accusa di tentata estorsione ad uno dei cantieri dell’impresa di Andrea Vecchio (nella foto mentre ritira il premio Maugeri), presidente dell’Ance etnea, divenuto simbolo dell’antiracket.

La vicenda ha avuto un enorme richiamo mediatico ed è stata interpretata come un segnale forte di cambiamento nella vita imprenditoriale e culturale siciliane. Disse “no” Vecchio alle richieste del racket del “pizzo”, senza paura. Il racket del “pizzo” reagì, nell’estate del 2007, appiccando il fuoco ai suoi escavatori, per “convincerlo” a pagare: ma lui ha continuato nella sua battaglia.Si sono costituiti parte civile lo stesso imprenditore Vecchio con la sua impresa “Cosedil”, la Federazione antiracket italiana, la Camera di commercio e il Comune di Catania.

Oggi hanno parlato i difensori di Puglisi, gli avv. Pace e Di Mauro che hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito per non aver commesso il fatto. Alla base della tesi difensiva, il dato che uno solo –su tre- degli addetti al cantiere di Vecchio ha riconosciuto in fotografia Puglisi, mentre, in sede di ricognizione personale, nessuno dei tre lo ha riconosciuto. Fra novanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza. La Pubblica Accusa, con il Pg Platania, aveva chiesto la conferma della condanna per Puglisi.

Puglisi, personaggio di spicco della mafia catanese, è stato già indicato come presunto reggente del clan Santapaola. Con l’abbreviato, è stato già condannato ad otto anni e otto mesi di reclusione un altro imputato, Luciano Musumeci. Sentenza definitiva.iena giudiziaria


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