di Iena Ridens

La Balena Bianca è tornata a volare. Ci sono voluti vent’anni, anzi: il Ventennio Breve berlusconiano di attesa, di diaspore, divisioni e litigi tra atei devoti e cattolici adulti, diatribe ordaliche tra democratici provenienti dall’Azione Cattolica e vassalli di Re Silvio semper fidelis a Comunione e Fatturazione, ma alla fine la riconciliazione si è compiuta.

Chez il governo di Mario Monti, l’ipotesi di reunion tra le diverse anime, enunciata seppur in nuce nel convegno ottobrino di Todi, e sponsorizzata dalla tambureggiante campagna stampa delle centinaia di settimanali diocesani, è diventata possibilità concreta, da cesellare utilizzando proprio i diciotto mesi di governo tecnico. Non per niente sono in campo tre pesi massimi dell’associazionismo cattolico, come Lorenzo Ornaghi, Andrea Riccardi e Renato Balduzzi, un cattolico democratico come il superministro Corrado Passera, oltre al cattolicissimo e liberale premier. Con buona pace della dottrina Ruini, quella imperante dal ’94 in poi, della gestione diretta da parte della Cei dei rapporti con la politica di centro, di destra, di sinistra.

Insomma: tutto congiura a favore di Casini e delle sue mire, che siano indirizzate a Palazzo Chigi o al Quirinale. Perché il genero di Caltagirone è il naturale riferimento del rinnovato protagonismo della Chiesa, il naturale punto di approdo dei tanti politici cattolici che durante gli anni di Re Silvio hanno fatto finta di non vedere, non sapere, non sentire, ed ora sono pronti prontissimi ad approdare in quella che sarà l’evoluzione naturale del rassemblement terzo polista tra Udc, Terzo Polo, Api e cocci lombardiani: il Partito della Nazione, dalle porte girevoli sempre aperte per accogliere i superstiti alla diaspora berlusconiana ed i democrats alla Fioroni e Marini, con l’obiettivo di diventare il primo partito dell’Italia postbipolare.

Ce la faranno i nostri (P)rodi? Ai posteri la sentenza. Ma le voci su quanti dei politici nostrani a consumare il passaggio stanno pensando da tempo si moltiplicano. I primi della lista sono i Firrarello-Castiglione. Ma si parla insistentemente pure di Lino Leanza (nella foto), numero due del Mpa ma da tempo in rotta con Raffaele da Grammichele. Lino da Maletto si starebbe guardando in giro (secondo alcuni anche in direzione di un Pdl in situazione di pre-deflagrazione, ma sarebbe come se un tacchino andasse gioioso incontro al cenone di Natale), e stando ai si dice a transitare nelle file sempre gloriose dello scudocrociato ci avrebbe fatto più di un pensiero. Si capisce anche il perché: dopo il declino della stagione cuffariana, le armate di Leanza ci starebbero un minuto a prendere le redini del partito, quantomeno a Catania, e da questa posizione giocarsi una partita politica da protagonista e non più da subalterno a Lombardo. Ah, la cara vecchia Dc…

Iena Ridens

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Redazione Iene Siciliane

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