Un “sogno”, per il 2 giugno

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Oggi si festeggia la Repubblica, anche se non mancano motivi di riflessione, in mezzo a tanta “baldoria” di lor signori…

Pubblichiamo le riflessioni di Domenico Stimolo, Cittadino

A leggere le note di stampa, qui e la, ieri sera al ricevimento nei giardini del palazzo presidenziale, c’è stato il consolidato sfolgorio di personalità.Tutti in “carriera”, o quasi, nelle nobili arti della fulgida rappresentazione sociale ed istituzionale.L’elenco e molto lungo. A nominar qualcuno, si corre il rischio di autoflagellarsi nel “settarismo”. Con mesto pudore taccio.Tuti in ghingheri, dame e cavalieri. Nomi altisonanti, ben noti nelle variegate cronache nazionali.Politici professionisti, perennemente in prima fila; rappresentanti istituzionali delle varie gerarchie; militari di lungo corso; rappresentanti dei mestieri praticati nei piani alti; attori, cantanti, artisti, e “giocolieri” presenzialisti.Tutta gente, di certo, quotidianamente “baciata” dalla fortuna repubblicana. Riveriti e rispettati. Ben messi, nel portamento e nel portafoglio.Tutti, certamente, come sancito nell’orgoglio nazionale, “tengono famiglia”. Piccole, grandi, medie, secondo gli usi e costumi ricorrenti.Tutti rispettabili. Diocenegaurdi dai cattivi pensieri.Eppure, come nelle migliori tifoserie calcistiche che nel corso della vita sognano la “serie A”, un improvviso sogno mi assale.Che proprio per il 2 giugno, per il ricevimento, i giardini presidenziali siano aperti a tutti gli altri, e solo a loro.Quelli, nei sessanta milioni dei residenti repubblicani, che mai assurgono direttamente nelle cronache, tranne l’inserimento, per forza di cose e di numeri, nelle statistiche nazionali, in virtù di appartenenza al censo considerato e alle “virtù” correlate: lavoratori, dipendendoti e non; pensionati al minimo e non, disoccupati; giovani inseriti nel mondo del lavoro o alla ricerca di occupazione; casalinghe, volontari di questo o di quello; migranti; nati in Italia senza cittadinanza; ragazzi che faticosamente si destreggiano nel coacervo montante cercando di “farsi le ossa”; clandestini, purché appartenenti alla razza umana; …..e così via.Sono il nerbo della Repubblica.Si può garbatamente raccomandare di mettere l’abito buono, tenuto in serbo per feste e cerimonie, e di non starnazzare. Il garbo civile si misura con la tonalità e con il volume.L’interessante, certo, è che abbiano la fedina penale pulita. Nessuna condanna, neanche per “schiamazzi” usati in difesa del posto di lavoro.Poi, all’improvviso la mano destra mi colpisce il viso.La “voce”, violenta, mi sbraita: “sciocco populista, questa non è democrazia”.

Domenico Stimolo

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Redazione Iene Siciliane

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