“Volerelaluna”: osservazioni sintetiche sul Piano Urbanistico Generale di Catania


Pubblicato il 03 Luglio 2025

  1. Premessa

In via preliminare e come dato di fondo che bisogna tener presente nelle considerazioni che di seguito saranno fatte v’è la necessità che avvenga un cambio di metodo, che miri a rispettare quel principio di leale collaborazione tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione indicato nell’art. 1, comma 2-bis, della legge 241/1990, in cui si afferma che “i rapporti tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione sono improntati ai principi della collaborazione e della buona fede”. Riteniamo che a Catania questo principio non sempre sia stato rispettato. Le occasioni perse, le promesse disattese e le decisioni opache hanno segnato un solco tra amministrazione e cittadinanza. Dalla mancata valorizzazione del progetto sul Parco Monte Po–Vallone Acquicella, al mancato esercizio del diritto di concessione sul porticciolo di Ognina, fino alla mancata trasparenza nella vicenda del Piano Regolatore Portuale e al rinnovo della convenzione su Corso Martiri, l’amministrazione ha più volte rinunciato al proprio ruolo guida e si è sottratta ad organizzare un vero confronto con la cittadinanza e gli esperti, limitandosi solo ad operazioni cosmetiche e di facciata.

Di fronte a questo quadro sconfortante, il PUG potrebbe rappresentare l’opportunità di segnare una discontinuità. Potrebbe essere l’occasione per fondare il futuro della città sulla trasparenza, la responsabilità pubblica e il reale coinvolgimento dei cittadini. Potrebbe anche essere l’occasione per riprendere in mano da parte dell’Amministrazione la questione di San Berillo/c.so Martiri della Libertà, senza lasciarsi paralizzare dal rinnovo della Convenzione rinnovata nel 2022 con i proprietari dell’area, che parrebbe escluderla dalla potestà pianificatoria del PUG. È importante partecipare, anche con spirito critico, a questa discussione, che investa insieme il PUG nel suo complesso e il suo raccordo all’area di san Berillo/c.so Martiri della Libertà: è questo un atto d’amore per Catania e per il suo destino urbano. Ed è in questa luce che saranno fatte le osservazioni che seguono.

  1. Visione generale del futuro urbanistico della città di Catania

Il nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) di Catania deve mirare innanzi tutto a promuovere una città più sostenibile, resiliente e inclusiva, puntando alla rigenerazione urbana e alla valorizzazione del territorio, piuttosto che all’espansione edilizia. Tra gli obiettivi principali deve esserci quello del consumo di suolo zero, come richiamato dall’art. 1 della L.R. n. 19/2020 che “stabilisce i principi fondamentali per la tutela del suolo e delle sue funzioni, anche al fine di promuovere e tutelare l’ambiente, il paesaggio e l’attività agricola nonché di impedire in via di principio l’ulteriore consumo di suolo.”

A Catania vi sono, secondo i dati riportati nell’Atto di Indirizzo approvato dalla Giunta Municipale, edifici per più di 129 milioni di metri cubi, di cui più della metà (68 milioni) destinati a residenze ed uffici. Se due terzi di questi fossero destinati al solo uso residenziale si avrebbe spazio per ospitare almeno 450.000 abitanti a fronte di una popolazione residente al primo gennaio 2025 pari a 297.517 (dati Istat). A fronte di ciò – e come conseguenza – si registra una pessima proporzione di spazio dedicato a verde urbano, pari solo al 22%, contro una media italiana del 37% e una media europea del 47% (fonte: studio della Husqvarna Urban Green Space Index – Hugsi).

È dunque una città dai tanti edifici ma dalla popolazione decrescente, dai tanti edifici ma con poche aree a verde. Una città la cui incidenza sul cambiamento climatico è fortemente negativa, che si dimostra puntualmente incapace di sostenere le torrenziali precipitazioni atmosferiche concentrate in pochi periodi dell’anno.

Imprescindibile è dunque ribaltare il metodo della pianificazione che deve essere improntata, prima di tutto, all’esigenza di riequilibrio della dotazione e distribuzione del verde. Il verde va intesto come infrastruttura primaria dell’assetto urbano, elemento generatore di forma e identità della città, dotazione funzionale ma anche connessione ecologica e sociale tra i quartieri, nonché fattore di mitigazione delle problematiche derivanti dall’aumento della temperatura e dalla impermeabilizzazione dei suoli. In una città che soffre di temperature estive sempre più elevate, l’incremento di parchi, giardini, orti urbani, aree agricole periurbane, corridoi ecologici e collegamenti alberati, non è un lusso estetico, ma un imperativo ambientale e sociale, oltre che normativo.

In linea con esperienze europee come il Plan Climat Énergie di Parigi o il Copenhagen Climate Plan, Catania deve dotarsi di una strategia climatica che fissi obiettivi chiari di riduzione delle emissioni di gas serra, di miglioramento della qualità dell’aria e adattamento ai cambiamenti climatici. Tale strategia dovrà poi tradursi in un piano operativo che preveda peculiari azioni ambientali capaci di raggiungere gli obiettivi fissati.

Alcuni parametri devono sostenere le scelte del nuovo PUG, tra cui:

  • l’attenzione all’inclusione sociale, con piani realistici di riqualificazione dei quartieri periferici e degradati partendo dall’individuazione delle priorità per conseguire azioni mirate che sappiano essere da traino al processo di riqualificazione;
  • una dotazione diffusa di servizi e attività di livello urbano, secondo uno specifico Piano dei Servizi;
  • la riqualificazione degli spazi pubblici per una migliore qualità urbana;
  • l’uso razionale del patrimonio edilizio esistente, evitando nuove volumetrie e rispondendo alle esigenze abitative e funzionali della città attraverso il recupero degli edifici esistenti, degradati o dismessi.
  • l’integrazione tra mobilità sostenibile e spazi urbani, incrementando il trasporto pubblico e la mobilità dolce, così riducendo l’uso dell’auto privata.

Il PUG dovrà inoltre prestare una particolare attenzione:

  • alla promozione di politiche abitative per giovani coppie, migranti e fasce deboli della popolazione;
  • alla prefigurazione, tra gli strumenti di gestione e di attuazione, di quello riguardante l’adozione di un’economia circolare, con impianti di riciclaggio diffusi e politiche di gestione sostenibile dei rifiuti, nonché

quello riguardante il ricorso alla infrastrutturazione digitale per trasformare Catania in una città intelligente (smart city), attraverso l’implementazione di tecnologie IoT (Internet of Things) per il monitoraggio del traffico, della qualità dell’aria e dei consumi energetici urbani. Ciò permetterà una gestione più efficiente dei servizi pubblici e una maggiore sostenibilità ambientale.

Inoltre, va affrontata con decisione la questione, ormai non più rinviabile, della necessità di una nuova configurazione della città di Catania, adeguata alla sua reale natura di conurbazione sovracomunale. Si tratta di una realtà cresciuta disordinatamente, come un arcipelago di luoghi e di memorie, senza che a ciò sia mai corrisposto un ordinato e coerente decentramento dei servizi e delle infrastrutture (trasporto pubblico, scuole, uffici, luoghi di produzione, ecc.).

Non si può rimanere ancorati all’idea di Ittar di fondare un nuovo impianto della “città costruita” in prossimità dei frammenti della città antica, allora percepiti come marginali. Né si può continuare a pretendere che il centro venga sempre incluso e privilegiato, mentre le periferie urbane, suburbane e extraurbane continuano a pagare lo scotto di questo “oltraggio” sociale, economico e ambientale: l’eccessiva dispersione insediativa non garantisce pari dignità sociale a tutti i cittadini. Viene chiamata uguaglianza ciò che in realtà è omologazione e indifferenziazione. Costruire lo spazio di una nuova idea di città metropolitana è la doverosa missione, ardua e onerosa, che occorre darsi per una buona pianificazione e progettazione del nostro prossimo futuro, in cui l’infrastrutturazione non sia considerata un fine in sé, ma la condizione primaria per lo sviluppo equilibrato del territorio. È da qui che deve iniziare un vero processo culturale di riunificazione della città, attraverso uno sviluppo orientato della mobilità e della localizzazione dei servizi, capace di generare coesione, efficienza e qualità della vita.

Pertanto, alla luce sia dello stabilizzarsi del quadro istituzionale relativo all’Area Metropolitana Catanese, avvenuto con le recenti elezioni, sia del fatto che il sindaco della città coincide con quello della AMC, ci sono oggi tutte le condizioni (e non più alibi per ulteriori rinvii) perché sia riconosciuta la necessità – e si rispetti l’obbligo posto dalla L.R. 19/2020 – di procedere alla redazione del Piano della Città Metropolitana (PCM) previsto dall’art. 22 della stessa legge. Solo attraverso questo strumento le elaborazioni progettuali relative alla scala territoriale potranno diventare prescrizioni cogenti e dunque contribuire al miglioramento dell’assetto urbanistico della città e del suo territorio.

In via di primo approccio accenniamo di seguito ad alcune tematiche specifiche, riservandoci di produrre ulteriori riflessioni su altri aspetti

3. Il verde come infrastruttura primaria della città

Per specificare le considerazioni sul verde come infrastruttura portante, in termini di VI (Verde Integrato) o di IV (Infrastrutture Verdi), uno degli interventi più significativi che il PUG dovrà prevedere è la realizzazione del Parco Monte Po-Vallone Acquicella, un grande polmone verde che si estenderà da Misterbianco fino al mare, un grande polmone verde e blu che si estenderà dalla periferia sud della città fino al mare, capace di connettere quartieri storicamente separati, migliorando così la qualità dei quartieri attraversati, la complessiva qualità urbana nonché la specifica qualità della vita dei residenti. Questo parco dovrà far parte integrante di una rete più ampia di spazi verdi urbani che includa i parchi di Librino, dei Parchi lavici San Pio X di Nesima, Filippo Eredia, Trappeto Nord, Leucatia e le sue sorgenti, gli Orti della Susanna o di Cibali, il Parco del Lungomare, l’implementazione del Parco degli Ulivi, che si affiancheranno alle aree verdi esistenti quali il Giardino Bellini, il Boschetto della Plaja, il Parco Gioeni, e il Parco Falcone. Tutti questi spazi, inclusi quelli di proprietà privata ove possibile, dovranno essere connessi da corridoi verdi che faciliteranno la mobilità pedonale e ciclabile, riducendo l’impatto del traffico e migliorando la qualità dell’aria.

Un altro pilastro della strategia del PUG dovrà essere la forestazione urbana, concepita per mitigare l’effetto delle isole di calore, migliorare l’assorbimento di CO2 e incrementare la biodiversità. La piantumazione di migliaia di alberi sarà promossa anche nelle aree più congestionate e inquinanti della città, con un focus particolare sulle arterie principali e sui nodi di traffico come Viale Mario Rapisardi, Corso Indipendenza e Viale Africa.

L’integrazione delle infrastrutture verdi va perseguita anche nella attuazione degli interventi possibili attraverso, ad esempio, l’aumento dell’alberatura – rispetto ad un minimo da fissare comunque –, l’estensione della parte permeabile di suolo o la realizzazione di tetti verdi e pareti vegetali, incentivati, ad esempio, con sconti sulle tassazioni comunali. Così non solo si migliorerà l’efficienza energetica degli edifici, ma si contribuirà anche alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e del calore della città, nonché alla gestione sostenibile delle acque piovane.

Tutti questi interventi saranno un valido contrasto al cambiamento climatico in atto, anche in ottemperanza alla Restoration Law (Regolamento UE del 24/06/24 art.18) che impone misure di incremento e non riduzione del verde urbano a partire dal 2024. Il PUG dovrà indicare modalità e parametri misurabili, ponendo come obiettivo una mitigazione climatica capace di abbassare di almeno 2°C la temperatura media urbana.

Il PUG dovrà inoltre prevedere anche un significativo sviluppo diffuso di orti urbani e giardini condivisi, distribuiti nei vari quartieri per promuovere la socializzazione, l’autoproduzione di cibo e l’educazione ambientale. Questi spazi potranno essere gestiti da cittadini e associazioni in collaborazione con le scuole, per creare un legame tra generazioni e favorendo il rispetto per l’ambiente. Parallelamente si dovranno tutelare ed integrare nel sistema urbano le aree agricole periurbane, per le quali dovranno essere incentivate pratiche di agricoltura sostenibile e filiere corte per il commercio di prodotti a chilometro zero.

Per garantire la continuità ecologica tra i vari parchi urbani, vanno individuati corridoiecologiciper permettere il passaggio sicuro anche di fauna e flora tra le aree verdi. Questi corridoi seguiranno anche le principali vie d’acqua (Acquicella, Acquasanta, Amenano, Lognina ecc.) e le vecchie linee ferroviarie dismesse, creando percorsi naturalistici e ciclopedonali che collegheranno i quartieri più periferici con il centro cittadino. Parallelamente, dovranno essere tutelate e integrate nel sistema urbano le aree agricole e i sistemi di verde periurbani dei comuni limitrofi dell’Area metropolitana. Modelli virtuosi come la Green Belt di Londra, il Parc de la Villette di Parigi o l’approccio climatico di Medellin, dimostrano che la progettazione integrata delle aree verdi non solo migliora la qualità dell’ambiente urbano, ma favorisce anche la coesione sociale e l’inclusione.

Tutte le nuove aree verdi dovranno essere progettate tenendo conto dei cambiamenti climatici in atto, utilizzando specie vegetali autoctone resistenti alla siccità e tecniche di irrigazione sostenibile. Inoltre, la progettazione paesaggistica seguirà i principi della Climate Resilient Urban Planning, che promuove il contrasto alle alterazioni climatiche, contribuendo alla riduzione del rischio idraulico e al miglioramento del microclima urbano.

Molte di queste aree potranno infatti agire come pozzi assorbenti in cui indirizzare le acque meteoriche, riducendo così il rischio idrogeologico che incombe nelle parti della città a quote altimetriche più basse. Ai fini della riduzione del rischio idraulico si propone la realizzazione di bacini di laminazione in particolari aree critiche, come il Villaggio Santa Maria Goretti (Canale Forcile e Fontanarossa), Via Acquicella Porto, il Canale Buttaceto, a protezione della Zona Industriale e in corrispondenza del Canale Arci. Tali bacini oltre a ridurre i rischi dovrebbero essere progettati anche con valenza naturalistica, in modo da dare un ulteriore contributo al Sistema del Verde della Città.

Non ultimo, un sistema del verde progettato in modo strategico fornirà anche spazi sicuri in caso di emergenza sismica, diventando risorsa di protezione civile oltre che ambientale.

In conclusione, il Piano Urbanistico Generale di Catania dovrà promuovere un modello di sviluppo verde e sostenibile, che non solo migliori l’ambiente urbano, ma rafforzi anche il tessuto sociale e l’identità territoriale della città

4. Salvaguardia e valorizzazione del rapporto della città col mare e il porto

Il rapporto tra la città di Catania e il suo porto rappresenta un nodo strategico per lo sviluppo economico e urbanistico del territorio. Tuttavia, l’attuale proposta del Piano Regolatore Portuale (PRP), approvata dall’Autorità di Sistema Portuale, solleva numerose criticità sia dal punto di vista ambientale che logistico.

Uno degli aspetti più controversi è l’ampliamento verso nord-est oltre il molo di levante, che prevede la costruzione di una nuova darsena turistica. Questo intervento, del quale non è dimostrata la opportunità né tanto meno la necessità, andrebbe a impattare significativamente oltreché sulla scogliera lavica dell’Armisi, un tratto di costa di elevato valore paesaggistico, datato 5400 anni e rimasto intatto fino a oggi. La cementificazione prevista e la sua ipotizzata destinazione comprometterebbero l’integrità fisica della scogliera, con gravi conseguenze sull’ecosistema marino e sulla biodiversità locale. C’è inoltre da notare che la Direzione urbanistica del Comune, nel parere per la Conferenza dei servizi decisoria del 14 marzo u.s. su un analogo progetto di iniziativa privata, ha espresso parere negativo con motivazioni tali da fare escludere la realizzazione in quel sito di qualsiasi porto turistico (indipendentemente dalla loro gestione e tipo di realizzazione).

Inoltre, l’espansione a sud coinvolge la foce del Vallone Acquicella, una zona di elevato valore ecologico riconosciuta come area protetta e parte del sistema di riserve naturali della Regione Sicilia. Il PRP prevede la costruzione di una darsena commerciale, che comporterebbe lo spostamento verso sud della foce e la distruzione del sistema retro-dunale costiero. La proposta di una generica “rinaturalizzazione” della foce appare insufficiente, non essendo corredato da studi tecnici specifici e dettagliati sulle modalità di ripristino ambientale.

Un’ulteriore criticità riguarda l’impatto idrogeologico legato alla realizzazione di un sottopasso stradale che dovrebbe passare sotto il letto del fiume Acquicella. Secondo le osservazioni tecniche, questo intervento rischia di stravolgere la circolazione idrica in subalveo, aumentando l’erosione delle fondamenta delle nuove banchine, come già avvenuto con la darsena commerciale realizzata nel 2013.

Il PRP prevede un’espansione significativa delle volumetrie all’interno delle aree portuali, per un totale di 3.751.629 metri cubi, equivalenti a una cittadina di 37.500 abitanti. Anche nel caso in cui fosse recepita l’osservazione comunale per la riduzione a 1.400.000 mc, tale volumetria, oltre a rappresentare un impatto visivo considerevole, non trova giustificazione in termini di necessità reali di crescita del traffico portuale e commerciale. La proposta di nuove costruzioni di otto piani nelle due darsene non risponde a una logica di sostenibilità, aumentando l’impatto ambientale e i consumi energetici in maniera significativa.

Per una pianificazione sostenibile e rispettosa dell’ambiente, si propone una revisione delle espansioni previste, limitando le volumetrie a quelle effettivamente necessarie per gli scopi precipuamente portuali (escludendo ad esempio le attività alberghiere) e preservando le aree di pregio naturalistico come la foce dell’Acquicella e la scogliera dell’Armisi.

Ma soprattutto, in una prospettiva strategica più ampia, è necessario riconoscere che la Sicilia possiede tutte le potenzialità per diventare un hub logistico centrale nel Mediterraneo. Questa vocazione non può essere pienamente sviluppata senza un deciso potenziamento del porto di Augusta, già oggi meglio strutturato per i grandi flussi commerciali. L’ipotesi di spostare una parte del traffico commerciale da Catania verso Augusta deve quindi essere affrontata con razionalità e visione strategica. Le controdeduzioni dell’Autorità Portuale di Catania, secondo cui la compagnia Grimaldi si opporrebbe a tale ipotesi per i maggiori tempi di manovra richiesti ad Augusta, non possono essere considerate un vincolo assoluto. È compito della pianificazione pubblica valutare con obiettività i vantaggi ambientali, logistici e territoriali complessivi, e non subordinare le decisioni a singole esigenze aziendali, per quanto rilevanti. Una scelta lungimirante deve puntare su un sistema portuale regionale integrato, in cui ogni nodo abbia un ruolo coerente con le proprie caratteristiche e capacità, nell’interesse del territorio e della sostenibilità complessiva.

Infine, per ridurre l’impatto sulla scogliera e sul sistema dunale si deve optare per una riqualificazione sostenibile del waterfront.

Il rapporto tra la città di Catania e il suo porto rappresenta un nodo strategico per lo sviluppo economico e urbanistico del territorio. Il Piano Urbanistico Generale (PUG) dovrà prevedere una adeguata riqualificazione delle aree portuali e costiere secondo un adeguato Piano di Utilizzo del Demanio Costiero (PDUM).

La riqualificazione del porto di Catania, inserita all’interno del Piano Urbanistico Generale, rappresenta un’occasione unica per rafforzare il legame tra città e mare, trasformando l’area portuale in un polo economico, culturale e turistico di rilevanza internazionale. Le strategie da adottare qui indicate mirano a prevedere uno sviluppo equilibrato, rispettoso dell’ambiente e capace di generare nuove opportunità di crescita per Catania e per l’intera regione.

In questa luce il PUG deve prevedere anche l’istituzione di un Parco Marino Costiero da integrare nel PUDM relativo alla costa catanese, esteso, in continuità con la riserva Oasi del Simeto, alla Playa e alla scogliera. Tale parco dovrà prevedere il ripristinodelle dune sabbiose, percorsi ciclopedonali e aree attrezzate per il turismo sostenibil

5. Miglioramento dei servizi e allocazione logistica ottimale

Il miglioramento dei servizi pubblici e la loro ottimale distribuzione sul territorio sono elementi chiave per garantire una città più egualitaria, accessibile, vivibile ed efficiente. Va ribadito che la loro previsione e localizzazione deve avvenire attraverso uno specifico Piano dei Servizi che accompagni il PUG, e che le aree necessarie per il soddisfacimento degli standard di cui al DM 1444/68, almeno in rapporto all’attuale popolazione residente, debbono essere sottoposte a vincolo preordinato all’esproprio e non vincolate alle eventuali previsioni della cosiddetta perequazione urbanistica. Quest’ultima, essendo legata alla capacità economica ed alla volontà decisionale della iniziativa privata, non può garantirne né la attuazione, né che questa avvenga in tempi congrui alle necessità, né la adeguata localizzazione rispetto alle esigenze relative alle diverse parti della città.

Il PUG di Catania dovrà prevedere una serie di interventi mirati alla modernizzazione delle strutture esistenti, alla creazione di nuovi poli di servizi e a una logistica intelligente che consenta una fruizione ottimale e diffusa da parte dei cittadini.

Presidi sanitari — È necessario un potenziamento delle strutture sanitarie territoriali nella città, con un’attenzione particolare alla diffusione di centri di telemedicina e presidi di pronto intervento nelle zone periferiche. Tali presidi, dotati di strumenti per la diagnostica remota e collegamenti diretti con i principali centri ospedalieri, avranno l’effetto di decongestionare le grandi strutture, di ridurre i tempi di attesa e miglioreranno l’accessibilità alle cure; avranno anche una ricaduta positiva sul diffondersi della qualità urbana nelle periferie.

Smart Hubs — In parallelo, dovrà essere prevista una completa digitalizzazione degli uffici pubblici, con la creazione di Smart Hubs di quartiere, dove i cittadini potranno accedere ai servizi comunali, anagrafici e fiscali, sanitari e scolastici attraverso piattaforme digitali. Questi spazi, supportati da coworkingpubblici e pensati per l’inclusione digitale rivolta alle fasce di popolazione meno avvezze all’uso di tali tecnologie, consentiranno di snellire le pratiche burocratiche e ridurre i tempi di attesa, così favorendo l’interazione tra amministrazione e cittadinanza in uno spazio moderno e funzionale.

Per migliorare l’accessibilità ai servizi, si dovrà prevedere un potenziamento del trasporto pubblico e la creazione di hub di interscambio nelle principali porte di accesso alla città, come la Stazione Centrale e l’Aeroporto di Fontanarossa. Questi snodi logistici saranno collegati ai servizi urbani tramite un sistema di navette elettriche, piste ciclabili e percorsi

pedonali.

Poli Educativi Integrati — Un possibile modello di sviluppo da promuovere potrebbe consistere nella creazione di Poli Educativi Integrati, che comprendano scuole primarie e secondarie, biblioteche, centri sportivi e spazi culturali. Questi poli (vedi anche il successivo punto 6) dovranno essere distribuiti sul territorio in modo strategico sì da garantire un accesso equo e diffuso all’educazione, promuovendo così la coesione sociale e riducendo le disuguaglianze educative.

Presidi sanitari, diffusione degli Smart Hubs e dei poli educativi integrati, insieme alla dotazione dei servizi e di aree diffuse per l’artigianato, alla creazione di forme associative di quartiere (ad esempio le comunità energetiche) e al potenziamento e razionalizzazione dei collegamenti tra le parti della città, costituiscono la premessa per il diffondersi della qualità urbana anche nelle periferie che potrebbero diventare quartieri con un loro ruolo urbano e con una loro riconoscibile identità, nei quali possa svilupparsi il senso di appartenenza dei cittadini

6. Utilizzo delle aree dismesse

L’abbandono di aree e grandi complessi edilizi – tra cui caserme, ospedali, edifici pubblici non più utilizzati, aree FFSS, insieme ai tanti manufatti e aree private dismessi – rappresenta una sfida ma anche un’opportunità per la città di Catania. Il PUG dovrà puntare a un approccio innovativo e sostenibile per la riqualificazione di questi spazi, nei quali il verde sia elemento portante e caratterizzante, seguendo i principi dell’economia circolare e del recupero del patrimonio architettonico esistente. La quantità di tali aree e manufatti rappresenta un’opportunità reale perché possa attuarsi il principio di consumo di suolo zero e possa contribuirsi alla dotazione diffusa di spazi privati e pubblici alberati.

A Catania sono presenti diverse caserme ormai in disuso, che potrebbero essere riconvertite in centri di innovazione, poli culturali, spazi di coworkinge housing sociale. Esempi virtuosi a livello europeo, come il caso della Caserma Pepe a Venezia, trasformata in un polo universitario e culturale, mostrano come queste strutture possano rinascere e contribuire alla rigenerazione urbana. L’idea è di destinare questi spazi anche a laboratori di fabbricazione digitale (fablab), incubatori di start-up e spazi per attività di formazione tecnica e professionale, ma anche di semplici laboratori artigianali per piccole imprese. Un progetto pilota potrebbe riguardare l’ex Caserma Sommaruga, attualmente inutilizzata, che si presterebbe a un recupero multifunzionale e che conseguirebbe un collegamento est-ovest tra due parti di città.

Il riutilizzo di ospedali e cliniche non più operative può rispondere alla crescente domanda di spazi per l’assistenza sociale, residenze universitarie e centri di ricerca in un rapporto costruito-verde che privilegia quest’ultimo. Un esempio di successo è l’ex Ospedale Umberto I di Torino, che oggi ospita spazi per il coworking e residenze per studenti. A Catania, strutture come l’ex Ospedale Vittorio Emanuele, l’ex Ospedale Santo Bambino e il plesso del Ferrarotto, potrebbero essere trasformate, seppur non in misura esclusiva e in una logica multifunzionale, in poli di innovazione medica, centri di telemedicina e alloggi per studenti fuori sede.

L’area industriale di Pantano d’Arci, in gran parte oggi trasformata in hub logistici e commerciali, rappresenta un’opportunità per la creazione di un Innovation District a livello regionale, uno spazio in cui industrie creative, laboratori di ricerca e attività manifatturiere leggere possano coesistere. In particolare, l’area potrebbe essere convertita in un greentechhub, focalizzato su energie rinnovabili, gestione sostenibile dei rifiuti e mobilità elettrica, anche con l’inclusione di un centro per l’economia circolare, in cui i materiali recuperati dagli edifici dismessi possano essere riutilizzati per nuove costruzioni o progetti di riqualificazione.

In Europa, numerosi progetti hanno dimostrato come il recupero dei contenitori in disuso possa diventare motore di rigenerazione urbana. Esempi come il TempleWorksdi Leeds, trasformato in un centro creativo e artistico, o la Fabbrica del Vapore di Milano, riconvertita in un polo culturale per giovani artisti, sono modelli a cui Catania può ispirarsi. Questi progetti non solo rivitalizzano aree abbandonate, ma promuovono anche l’inclusione sociale e l’innovazione culturale.

La rigenerazione di questi spazi dovrà rispettare i principi della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica, attraverso interventi di riqualificazione edilizia e l’adozione di tecnologie green. L’obiettivo è creare un tessuto urbano più resiliente, che integri spazi abitativi, produttivi e culturali in un’unica visione di sviluppo sostenibile.

La strategia del PUG si allineerebbe così con i principali orientamenti europei in materia di riuso degli spazi urbani, come previsto dall’Agenda Urbana Europea, che promuove il riutilizzo di edifici pubblici dismessi per ridurre il consumo di suolo e favorire l’economia circolare

7. Gestione e mitigazione del rischio sismico

La Città Metropolitana di Catania è situata in una delle zone a più elevata pericolosità sismica d’Italia. A ciò si aggiunge una condizione edilizia critica, caratterizzata da edifici per la maggior parte costruiti prima delle moderne normative antisismiche e da un ricco patrimonio storico, artistico e monumentale in contesti ad alta densità abitativa (secondo i dati ISTAT circa l’88% degli edifici catanesi è costruito prima del 1980 e dunque prima della entrata in vigore per Catania dell’obbligo del rispetto delle norme antisismiche nelle costruzioni). Questa combinazione di fragilità strutturale ed elevata esposizione rende la prevenzione, la gestione e la mitigazione del rischio sismico un’esigenza prioritaria. Al tempo stesso, è essenziale promuovere una maggiore consapevolezza tra la popolazione circa l’importanza delle misure preventive.

Accanto a recenti, utili strumenti come l’OSU (Osservatorio Sismico Urbano) dell’INGV, per il quale bisogna assicurare la continuità operativa e lo sviluppo sull’intero territorio urbano, e ai nuovi strumenti di monitoraggio strutturale (SHM) e di allarme precoce (Earthquake Early Warning, EEW), è necessaria un’ampia campagna informativa finalizzata a ottenere un pieno coinvolgimento della cittadinanza. Infatti, è particolarmente importante che chi possiede una casa conosca la sua vulnerabilità.

Fondamentale è anche l’informazione dei cittadini: ogni residente deve poter conoscere la vulnerabilità del proprio edificio. Pertanto prioritaria ci sembra la divulgazione – in formato digitale e accessibile – di tutti gli studi esistenti, quali quelli prodotti nei primi anni 2000 dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), in collaborazione con il Comune di Catania (il Progetto Catania), e il rilevamento (tramite schede GNDT di primo livello) della vulnerabilità di tutti gli edifici pubblici e, caso unico in Europa, anche di tutti gli edifici privati. Questi documenti, nonostante l’elevato valore strategico, non furono mai resi pubblici. Sebbene datati, questi studi (eventualmente integrati con gli studi successivi) contengono informazioni valide e strategiche per tecnici, urbanisti e semplici cittadini, permettendo un coinvolgimento più attivo della cittadinanza nel suo complesso.

Come evidenziato dal Dipartimento della Protezione Civile, l’integrazione di questi dati con le caratteristiche del terreno di fondazione offre un primo, fondamentale indicatore per individuare le aree su cui concentrare prioritariamente l’attenzione.

Altra priorità riguarda la messa in sicurezza delle scuole, poiché è dovere primario di una comunità tutelare la sicurezza delle giovani generazioni: la proposta – già accennata al punto 4 – è di creare una rete di scuole sicure, distribuite strategicamente sul territorio in modo da tener conto delle aree di maggiore densità abitativa e della facilità di accesso. Si aggiunga che tale rete di edifici sarebbe anche utilizzabile nei quartieri – nell’ordinario – per altre attività culturali e ricreative e – in emergenza – come presìdi sicuri.

In considerazione del surplus di edifici scolastici dovuto al calo demografico, si può pensare di iniziare un processo di rotazione d’uso e di loro adeguamento attraverso la demolizione delle scuole non utilizzate o sotto utilizzate e loro ricostruzione (o comunque il loro completo adeguamento antisismico) secondo tutti gli standard che oggi si chiedono a un edificio scolastico (“Nuove linee guida per l’edilizia scolastica” pubblicate dal MIUR nel 2013), ricostruite le quali possano ivi trasferirsi le attività delle altre scuole che andranno a loro volta demolite e ricostruite. Ma tale diversa dotazione degli edifici scolastici dovrà avvenire secondo un piano che ne preveda anche la rilocalizzazione per meglio rispondere alle esigenze del territorio.

Per le risorse aggiuntive necessarie, anche per gli eventuali espropri, è facilmente ipotizzabile che un progetto di tal livello trovi buona accoglienza nella pianificazione finanziaria dell’Unione Europea, che su questa materia ha una sensibilità maggiore della nostra.

Il PUG dovrà prevedere anche una revisione normativa del Regolamento Edilizio per garantire che tutte le nuove costruzioni e le ristrutturazioni rispettino più elevati standard antisismici, con l’obbligo di istituire e aggiornare il Fascicolo di fabbricato. Dovrà, inoltre, incoraggiare l’adozione di tecniche costruttive innovative come il baseisolatione i sistemi di dissipazione dienergia. Si dovranno prevedere forme di più stretto rapporto con la sezione catanese dell’INGV e l’istituzione di un archivio comunale del sottosuolo (fino a 30 m.) dove confluiscano i dati litostratigrafici, tecnologici e urbanistici in possesso degli uffici pubblici e dei privati.

Ma occorre che il PUG doti le varie parti della città di una diffusa disponibilità di aree sicure (piazze, giardini, slarghi) per l’assembramento conseguente alle prime scosse. È questa una misura di buon senso dalla molteplice utilità: dotare la città di piazze e piccoli giardinetti per l’uso quotidiano e per l’incontro e diradare il tessuto edilizio, creando luoghi sicuri a pochi passi dall’abitazione.

La gestione del rischio sismico a Catania non può comunque prescindere da una conoscenza approfondita dei dati esistenti e dalla loro divulgazione pubblica: solo così, integrando prevenzione, monitoraggio e coinvolgimento

della cittadinanza, sarà possibile ridurre il rischio e garantire una città più sicura, resiliente e consapevole

8. Conclusioni

Il nuovo Piano Urbanistico Generale di Catania potrebbe avere la funzione di spartiacque tra un passato segnato da scelte calate dall’alto, promesse disattese e speculazioni incompiute, e un futuro che vogliamo costruire su trasparenza, responsabilità e partecipazione, anche mediante la costituzione di una Consulta permanente col compito di monitorare i processi. È tempo che l’amministrazione comunale riprenda in mano con determinazione il proprio destino urbanistico, esercitando appieno il ruolo di guida e garante dell’interesse pubblico, non più delegando, non più tacendo.

Questo PUG non è solo un insieme di regole urbanistiche: è un patto civico tra istituzioni e cittadini. È un’occasione per restituire senso e valore alla pianificazione urbana come atto collettivo, dove ogni decisione rispetti il territorio, la sua storia e chi lo abita. Dal porto alla costa, dai quartieri dimenticati ai grandi vuoti urbani come Corso Martiri della Libertà, ogni spazio deve tornare a essere progettato con cura, rigenerato con intelligenza e restituito alla comunità.

Guardando al 2050, immaginiamo una Catania coesa, verde, sicura, accessibile e culturalmente viva. Una città che sa proteggere il suo paesaggio, che investe nei suoi giovani e che mette la giustizia spaziale e ambientale al centro del proprio sviluppo. È questa la visione a cui tendere. Ma per renderla reale, serve oggi una scelta chiara: voltare pagina. Con coraggio, con competenza, con amore per la città.


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“La chiusura delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Palermo a carico dell’assessora  regionale al turismo Elvira Amata, con la formulazione di un’accusa per corruzione che con ogni probabilità porterà ad una richiesta di rinvio a giudizio,  non può non obbligarla a immediate e dovute dimissioni.Vogliamo però ribadire che l’ennesimo scandalo giudiziario siciliano […]

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E’ cosa nota che la canicola estiva favorisca, specie nei caldi pomeriggi, complice la stanchezza post prandiale, profonde riflessioni. Così è capitato anche a me che mi sono ritrovato ad immaginare uno scenario fantapolitico che certamente non è riconducibile alla realtà ma che desidero, comunque, condividere.Mi sono ritrovato a partecipare ad una affollata e molto […]

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La squadra del Circolo Canoa Catania trionfa nella categoria Junior a Porpetto (Udine) conquistando il titolo di campione d’Italia Un altro titolo italiano targato Circolo Canoa Catania. A Porpetto (Udine) fa festa la Polisportiva Canottieri Catania, che si impone con pieno merito nei play-off scudetto della Serie A Junior. La squadra allenata dai coach Salvo Messina e […]

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Rifondazione Comunista – Segreteria regionale Sicilia Comunicato-stampa L’inchiesta giudiziaria in corso, che coinvolge in primo luogo il Presidente dell’ARS Gaetano Galvagno e, attorno a lui, un giro di personaggi e figure interne (l’assessora Amata, la portavoce De Capitani, appena dimessasi, fra gli altri) ed esterne alle Istituzioni della Regione, è certamente inquietante per ampiezza e […]