Cronaca

BRAVI I DISSIDENTI DELL’UNIVERSITA’ DI CATANIA!

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Sono un avvocato e da un paio di settimane ho programmato la mia agenda, lavorativa e personale, prevedendo la partecipazione al convegno che si sarebbe svolto tra venerdì pomeriggio e sabato mattina di questa settimana presso l’aula magna del palazzo dell’Università degli Studi di Catania.

Entrando in sala, mi ha subito assalito il dubbio che avessi sbagliato evento, data o luogo, rimproverandomi di avere letto frettolosamente la locandina; ciò in cui mi sono ritrovato, infatti, era non l’aula magna del Rettorato ma una sorta di mercato, uno stadio, in cui ai relatori era impedito di iniziare i lavori del convegno, i dissidenti armati di lenzuola e slogan sbandierati salendo sulle poltrone dell’aula magna urlavano cori da stadio guidati dai capi coro, rivolgendo insulti di ogni tipo ai relatori, all’arcivescovo invitato a dare i suoi saluti istituzionali, ad alcuni sacerdoti anch’essi presenti, invitandoli tutti, in modo neanche tanto gentile, ad andare via, con scorribande tra i corridoi dell’aula magna che si sono concluse raggiungendo il tavolo dei relatori e strappando i microfoni per leggere comunicati, note, dichiarazioni, dando dei fascisti agli organizzatori ed ai relatori che da “buoni fascisti” (a riprova che la storia, purtroppo, continua a presentare tratti di relativismo assoluti), hanno subito la violenza dei “liberali e democratici” dissidenti, senza rispondere alla violenza e sopportando per di più il risultato della violenza stessa: la sospensione, meglio il non inizio, del convegno! Naturalmente non sono mancati gli imperdibili e sempre di moda insulti a Dio, alla Chiesa e in generale a tutto ciò che i dissidenti hanno inteso potere individuare contro di loro. 

Insomma, l’unica cosa che è mancata è stata un’aggressione fisica (ma in questo bisognava sentirsi rassicurati dalla presenza degli uomini della Digos presenti in aula e fuori); per il resto molte delle più svariate forme di violenza di cui l’uomo può essere capace hanno trovato ampia e libera manifestazione da parte dei dissidenti che inneggiavano alla libertà (la loro), nelle due ore che sono stato in un luogo che ritenevo istituzionale e laicamente sacro e che invece ho visto tristemente oltraggiato.

Ne ho tratto le seguenti conclusioni:

– bravi i dissidenti, che sono riusciti nel loro intento da alcuni di loro chiaramente ostentato: impedire lo svolgimento del convegno! Riprova del fatto che organizzazione e determinazione portano sempre i propri frutti;

– bravi i dissidenti, che hanno dato chiaro esempio e dimostrazione che la forza della violenza premia sempre chi ne fa uso, perché – soprattutto se la si subisce soltanto e non la si contrasta con altra forza contrapposta – essa garantisce il risultato, ed anche presto e facilmente, senza stare troppo tempo a discutere: meglio i fatti, non ha importanza se violenti, che la dialettica;

– bravi i dissidenti, che hanno offerto preziosi contributi per comprendere bene cosa siano i diritti e le libertà: non diritti e valori assoluti – come insegnano banalmente quegli sprovveduti dei docenti universitari che si permettono di sedere al tavolo dell’aula magna del rettorato perché indegnamente invitati come relatori ad un convegno scientifico per ivi esporre le loro tesi, frutto di anni ed anni di ricerca, di studi, di analisi, riflessioni, etc. – ma diritti e valori soggettivamente ed oggettivamente RELATIVI, in quanto sono tali (diritti e libertà) solo quelli che riguardano chi li invoca e solo quelli invocati da chi li invoca!

– bravi i dissidenti, che hanno spiegato anche a chi scrive su La Sicilia del 20 aprile 2024 e a chi quel quotidiano lo legge, che la libertà di far valere le proprie idee giustifica il sacrificio delle idee degli altri, badando bene che l’operazione di affermazione della libertà risulta più efficace se la si mette in pratica prim’ancora che le idee degli altri possano essere manifestate;

– bravi i dissidenti che ci hanno ricordato – dandocene conferma, ove ve ne fosse ancora bisogno – che le regole della buona creanza, dell’ospitalità, del sapersi porgere, dell’educazione, delle buone maniere, etc. sono tutte cose che appartengono al passato,

per cui non vi è posto nel mondo del progresso, cose che potevano valere, forse, in quegli ambiti culturali ispirati alle scienze umane di classicistica memoria, ormai certamente superate ed oggi sempre meno affascinanti di quanto offerto dalla onnipotente ed onnisciente Tecnica: vogliamo mettere la suggestione delle forze della fisica rispetto a quella delle fumose ed inutili parole!

– bravi i dissidenti, ancora, che ci hanno insegnato che bene si fa nei regimi totalitari dove chi non si uniforma al pensiero dominante, stabilito dal più forte, rischia di passarsela male (certo qui da noi può rassicurare il fatto di non temere le prigioni siberiane);

– bravi i dissidenti, infine, grazie ai quali ci viene rammentata l’urgenza di non trascurare mai la necessità di combattere ogni forma di fascismo e chissà che in questo non si riscopra l’insegnamento di intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini che di fascismo, antifascismo, omosessualità e temi cari ai nostri bravi dissidenti qualcosa la capiva, specie nella loro declinazione coi diritti e le libertà.

Il maggiore plauso, però – spero non me ne vogliano i bravi dissidenti -, va certamente all’Istituzione ospitante il convegno che: 

– ha reso possibile il successo (se così si può qualificare) dei nostri bravi dissidenti, facendo gli onori di casa in modo impeccabile, al punto da assecondare il mancato svolgimento dell’evento ospitato, in nome di quell’ospitalità che, tanto cara al mondo classico, è comprensibile che dopo un paio di millenni sia passata di moda; 

– è risultata impotente rispetto all’esasperata ed inaccettabile forma di protesta scelta ed adottata dai nostri bravi dissidenti;

– ha consentito ai docenti universitari provenienti da altri Atenei di potere raccontare a casa loro la meravigliosa esperienza vissuta a Catania, forse l’unica nella loro carriera, un po’ come quella di cui probabilmente i tecnici che lavoreranno al Ponte sullo Stretto si vanteranno con i loro nipoti per avere partecipato ad un’opera unica; 

– ha permesso a tutti quelli che hanno vissuto i fatti, anche indirettamente, di capire che l’Università insegna ai giovani di questa città, studenti e non, che la vera libertà sta nel consentire ad ognuno di fare ciò che gli pare e piace, in barba agli interessi, alle aspettative, ai diritti, alle libertà degli altri …. fino ad impedire agli altri (peraltro esponenti del mondo scientifico) di esprimere il loro pensiero. 

Salvo Litrico 

avvocato in Catania ma soprattutto orgoglioso (nonostante tutto) cittadino catanese.

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Iene Sicule

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