Aggiornamento: ultim’ora sentenza rinviata al 4 novembre 2011
Domattina, con ogni probabilità, arriverà la sentenza al processo d’appello per il caso cosiddetto della “cenere vulcanica” al Comune di Catania.
L’udienza prevede l’intervento degli ultimi avvocati difensori, Francesco Strano Tagliareni per l’ex assessore comunale Nino Strano e Guido Ziccone per l’ex sindaco Umberto Scapagnini e l’ex assessore comunale Antonino Nicotra.
Poi, se non ci saranno eventuali repliche, arriverà la sentenza, per un altro caso che ha fatto molto scalpore sulla stampa siciliana e nazionale.
La conclusione di questo processo arriverà a distanza di dieci giorni dalla sentenza per il processo, in primo grado, per il cosiddetto “buco di bilancio”: anche lì, fra gli altri, è stato condannato l’ex sindaco Umberto Scapagnini (due anni e nove mesi) e Nino Strano (due anni e tre mesi). Scapagnini, in altro processo, è stato anche condannato, in primo grado, a quattro mesi per abuso d’ufficio per un caso avente al centro una consulenza.
Alla sbarra, per il caso della “cenere”, davanti ai giudici della seconda sezione (Presidente Ciarcià, a latere La Rosa e Mignemi) esponenti dell’ ex amministrazione di Catania che nel maggio 2005, appena due giorni prima delle elezioni, erogò un contributo a pioggia per i 4 mila dipendenti comunali. Somme oscillanti tra 300 e 1.300 euro come risarcimento per i danni provocati dalla caduta di cenere vulcanica del 2002.
Oltre a Scapagnini, gli ex assessori imputati nel processo d’appello sono Nino Strano, Filippo Grasso, Antonino Nicotra, Ignazio De Mauro, Orazio D’Antoni, Fabio Fatuzzo.
Per questo processo d’appello, il sostituto procuratore generale Domenico Platania ha già chiesto l’assoluzione per il reato di violazione della legge elettorale e la condanna a otto mesi per abuso d’ufficio per gli imputati. In primo grado l’ex sindaco Umberto Scapagnini è stato condannato a due anni e sei mesi. I sei assessori della sua ex giunta, in primo grado, hanno avuto comminati due anni e due mesi ciascuno.
Il Pg Platania ha anche chiesto la revoca del risarcimento, quantificato dal Tribunale in 50 mila euro in favore di Enzo Bianco, candidato anche lui a sindaco, che in primo grado si era costituto parte civile sostenendo di essere stato penalizzato dall’iniziativa della giunta nella campagna elettorale per le comunali del 2005.
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