Cronache Catanesi Agatine: economia moribonda. Bianco e la strana voglia di “seppellire” quel che resta del commercio

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di Ignazio De Luca

Catania da sempre è stata città attraversata dallo spirito mercantilistico, dal quale fiorenti attività commerciali, in tutti i settori merceologici, che si sono sviluppate in modo mirabile e da primato, surclassando la “capitale” Palermo, che a sua volta deteneva il primato del “posto” pubblico.
Già da tempo la lunga crisi congiunturale ha via via aggravato il circuito economico delle due maggiori città siciliane, in ambedue i settori, rendendo sempre più problematico, per le famiglie, sbarcare il lunario.
Disparate e variegate sono le teorie predominanti di questa lunga crisi congiunturale Europea: BILDBERG, le banche, l’euro, la massoneria, la casta politica che non riesce ad organizzare le risorse.

A Catania, sembrerebbe incredibile, a peggiorare la situazione economica, affossando quel che resta del commercio, abbiamo anche il “Bianco IV”.
Fin dal suo insediamento, nel maggio 2013, all’osservatore neutrale e noi tra questi, apparve chiaro, dalle liste d’appoggio, che la “primavera” era stata soppiantata da un incipiente quanto drammatico “autunno”.
In un crescendo rossiniano di belle “Minkiate e Malafiure”: dal “tonfo Gioeni”, al lungomare liberato, con la serrata di tutti gli esercizi commerciali, dagli ambulanti “abusivi torcia” La Fata, in una Catania che nell’abusivismo ambulante ha la sua griffe, ai paninari “mafiosi” che devono essere spazzati via dalla Via del Rotolo dove lavorano da più di trent’anni, (probabilmente per favorire qualcuno dei soliti noti speculatori?), dalle rotonde di via D’Annunzio alla protesta dei negozianti, che in “stile british” sono stati definiti, spregiativamente,  “bottegai”, da un assessore, fino, è storia di oggi, alle proteste dei torronai, otto torronai, che loro dicono da sessant’ anni, durante la festa agatina, hanno sempre lavorato in piazza Università.

Per Sant’Agata 2015, ai torronai, che insieme alla loro mercanzie portano anche un food tipico e caratteristico di antica tradizione sicula, da questa amministrazione, piena zeppa di “scienziati” a tutti i livelli, è stato, CATEGORICAMENTE, vietato di piantare le loro tende, in piazza Università.
Si sono dovuti accontentare di sistemarsi in viuzze laterali, o altrimenti, riferiscono gli interessati “un gabinetto, un capo di gabinetto” precisano, li avrebbe “avvertiti”, che altrimenti avrebbero… menato il torrone nell’altro senso della parola. Sarà stato così?

Caratteristica di quest’amministrazione risulta essere la recidiva abituale, di abusi e atti amministrativi illegittimi, il caso “a tutto gas” di Danzuso ne è l’esempio classico.
Anche con i torronai gli “scienziati”, non si sono smentiti. Gli otto torronai storici sono stati suddivisi: quattro nelle traverse di piazza Università e quattro ai “Quattro Canti”.

                           

Nelle viuzze adiacenti piazza Università, il posizionamento delle bancarelle, restringe pericolosamente gli spazi di fuga, in caso di pericolo, non ci meravigliamo, conoscendone la fama, che la responsabile della Protezione Civile non ne abbia tenuto conto.


Di più, ad un esercizio commerciale autorizzato ad occupare il suolo pubblico, con sedie e tavolini, è stato vietato per tutta la durata della festa, il dispiegamento delle attrezzature, proprio per la presenza della bancarella del torronaio, “sfrattato” dalla piazza. Innestando così anche la classica “guerra tra poveri”, poiché il bar crede di non poter esercitare il suo buon diritto ad occupare il suolo pubblico per colpa della bancarella. Ai “Quattro Canti”, ancora meglio! Due bancarelle occupano ingresso e vetrine di due esercizi commerciali. Non è finita! La bancarella dal lato della “Tim” il 5 febbraio, dovrà smontare, ché altrimenti per la vara della Santa non sarà agevole affrontar la salita di San Giuliano.

Non ci resta sperare che la Santa faccia il miracolo! Che non accada nulla di grave. Amen.

 

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Redazione Iene Siciliane

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