Cronache siculopolitiche: Candido Munafò e…il destino


Pubblicato il 16 Dicembre 2018

Carissimo,

hai saputo che i geriatri riuniti in consesso hanno alzato il limite degli anni necessari per essere definiti anziani. Il solito banale trucco fuorviante per farci sentire evergreen in tutti i campi non soltanto lavorativi. Allora, visto che ci sono continuo con i luoghi comuni ricordandoti una cosa che sai bene e cioè che la senilità è uno stato d’animo. Non sfugge alla tua fervida inquieta acuta intelligenza che essere prima vecchi e poi vegliardi significa per tanti stagnazione paralisi fatalismo. Muta la percezione della realtà e l’idea del futuro si situa di nostalgia malinconia tristezza.

Non facciamoci illusioni di sorta quindi ci sono fobia paura ansia nel trascorrere degli anni. Ma nonostante le tante primavere trascorse ti apprezzo davvero amico mio perché riesci a superare le asperità con tanta allegria gioia contentezza. Forse la buona tavola ti aiuta in questa scalata inesorabile verso il futuro! Mentre il popolo sicano si rassegna con consueta dose di scetticismo al destino cinico e baro che è il freno alla nostra genialità creatività vivacità. Così anch’io antropologicamente isolano procedo con lentezza della lumaca orientando le piccole antenne per carpire quel che si muove attorno a me.

Il nostro maestro narrava nei suoi scritti del contesto che ci consegnava una natura umana immodificabile immobile ancestrale. Leggo con inquietudine che i sinistri difensori dei lavoratori si agitano con fervore per denunciare le malefatte dei podestà del liotru anche se diversi di loro in libera uscita e in qualità di gerarchi del regime sono stati a fianco dei podestà a gestire la cassa. Per dimostrare di essere casti puri onesti indicono uno sciopero generale.

So che hai frequentato queste tipi umani anche a tuo discapito quando facevi l’equilibrista e non avendo nessuna rete protettiva. Però ricrediti su costoro perché devi sapere che l’acme della finzione per chi sta al potere è la propaganda con i megafoni più svariati in modo da essere sempre lodati dai fan tifosi morbosi.

Poi leggo che il nostro ex podestà ex ridente ex potente riceveva i suoi sostenitori in luoghi affittati dal proprietario dell’ultima televisione che è incappato in un incidente giudiziario per pochi spiccioli donati. Non è un mistero che il biancofiore umano troppo umano adora gli editori direttori (tranne te) vecchi e giovani che siano!

Marco, credimi meglio turarsi la bocca su queste faccende perché le parole possono divenire pietre. Questa settimana rimpiango poi che il nostro regno dello stivale non possa ritornare indietro nel tempo a rivivere i fasti vintage dell’eurocrazia di acciaio e di carbone che pose fine alle guerre tra franchi e teutonici contendenti per secoli anche di quel borgo dove sorge il parlatoio eurocratico.

Oggi abbiamo giustamente opportunamente saggiamente burocratini che ordinano che prescrivono che raccomandano di non scialacquare. In tale modo non si disperde lo spirito degli esuli del vento che tiene e che sognavano la federazione eurocracentrica che desideravano la libertà di uomini donne cose. Ora si protesta sotto l’arco di trionfo dove i gendarmi ti tirano il gilet per non distruggere la civiltà. E cosi dopo tante tensioni per Macron consolazione forse si vivrà finalmente Le Pen dell’inverno con l’ordine morigerato disciplinato controllato.

Scherzo un po’ come seguace del crozzapensiero. Chissà cosa però avrebbe pensato di questo stato di cose il nostro maestro che ricercava sempre la verità nero su nero e si spostava dalla casa di Regalpetra alla città della torre di ferro. Sbraitiamo ci lamentiamo soffriamo qui da noi però mai una rivolta dei sicani sudditi isolani che sin dalla notte dei tempi per giungere a quando i coloni transalpini ci occuparono e poi per finire quando gli yankee ci consegnarono mano e piedi ai cristiani democratici affidando la Trinacria alle amorevoli cure degli uomini di casanostra. La nuova frontiera della potenza a stelle e strisce avanzò indisturbata anche nel mare di mezzo.

Marco la lingua batte dove il dente duole. Con affetto.

Tuo Candido.


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