“In questi giorni abbiamo assistito all’intervento di rimozione di un vecchio lido sul litorale catanese del Viale Kennedy all’altezza della piscina comunale. Tutti adesso possono vedere la spiaggia ed il mare passando dalla strada: l’arenile è tornato completamente visibile, libero, naturale. Una spiaggia finalmente aperta allo sguardo e alla città, senza muri, senza barriere, senza […]
CRONACHE SOTTO IL VULCANO, MAURIZIO CASERTA: “COSA SERVE A CATANIA”
Pubblicato il 22 Ottobre 2014
Oggi 14 ottobre 2014, su “La Sicilia”, intervento del prof…
Una città che perde terreno sotto diversi fronti: l’economia, la legalità, la cultura, l’ordine pubblico. Una amministrazione arrogante, incompetente e autoreferenziale non ha più nulla da dire alla città. Sono questi i commenti che la gente pronuncia, anche i più benevoli. Ma non possiamo nasconderci dietro questa amministrazione. Per essa il fallimento é acclarato e definitivo.
Occorre procedere oltre. Ma per procedere oltre occorre riconoscere le responsabilità di ciascuno di noi. Come singoli e come gruppi. Non tanto come elettori; quello é un errore riparabile. Gli intellettuali, gli editori, gli imprenditori, i giornalisti, i professionisti, i sindacalisti di questa città non hanno fornito alcuna idea innovativa sul futuro della città.
Abbiamo nella maggior parte dei casi – le eccezioni ovviamente non mancano – fatto affari con la politica. Abbiamo cioè intrecciato relazioni di scambio, non necessariamente con il passaggio di denaro, tese a consolidare o a rafforzare le nostre posizioni. Ciò è avvenuto spesso, ma non sempre, nel pieno rispetto della legalità; ma si può essere inconcludenti e passivi anche nel pieno rispetto della legalità.
Il particolare passaggio storico che viviamo, nel nostro paese e nella nostra regione, richiede una nuova assunzione di responsabilità. Le nostre economie, quella nazionale e quella regionale, si rimpiccioliscono sempre di più, espellendo risorse che si deteriorano o lasciano il territorio. Senza una economia che cresce in modo sostenuto, la condanna alla marginalità é segnata. Ma una economia può crescere solo le forze della crescita vengono liberate e ad esse si garantisce spazio vitale.
Due sono le forze della crescita: l’investimento, materiale ed immateriale, e il progresso scientifico e tecnologico. Ci sono i grandi investimenti e le grandi infrastrutture, così come ci sono le grandi rivoluzioni scientifiche e tecnologiche. Ma l’impatto maggiore viene dalla miriade di piccoli investimenti e di piccole innovazioni. La politica, così come si é andata trasformando nel nostro paese e soprattutto nella nostra regione, non ha interesse a dare spazio a quella moltitudine. Molto semplicemente perché estrarre le risorse per la sua sopravvivenza da tantissime piccole imprese, da cui vengono i piccoli investimenti e le piccole innovazioni, é estremamente oneroso. Meglio i salotti ed i tavoli, ormai in via di smantellamento nelle grandi economie avanzate, che invece resistono nelle economie in ritardo. Si chiamano economie di contrattazione: meglio avere a che fare con pochi che con molti.
Uno dei più forti ostacoli alla crescita viene proprio dagli intrecci tra intellettuali e politica, tra editoria e politica, tra impresa e politica, tra sindacato e politica. La politica deve disegnare gli spazi di azione, garantire effettiva libertá e custodire quegli spazi. Deve chiedere un contributo a tutti, ma non deve entrare nella competizione. Serve in Sicilia e a Catania uno scatto di orgoglio, da parte di tutti, innanzitutto da parte della politica, che una volta incaricata di governare deve farlo con distacco, recuperando il suo ruolo di disegnatore e custode delle regole; ma anche da parte di tutti noi, che abbiamo conservato i nostri privilegi, scaricandone il costo sui nostri figli.
Maurizio Caserta



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