Elezioni “democratiche”: queste primarie s’hanno da fare (?)


Pubblicato il 14 Novembre 2012

Bianco, Beretta, la variabile Caserta e l’attivismo di certe parrocchie…di Iena Ridens

Manca ancora il calor bianco, ma lo scontro dentro la sinistra catanese, in vista delle prossime amministrative è già in atto. Al netto delle scaramucce da giornale, tra l’ala Beretta-Raia-Villari, che parla attraverso il megafono Spataro, e quella Bianco-Capuana e cocci, su come fare crescere il partito, forse suggestionati dal successo del confronto all’americana tra i Fantastici 5 del Pd nazionale, nel mondo democrat catanese è già ansia da primarie.

Tralasciando il dato tragicomico di quelle nazionali, con i cittadini invitati a votare, dopo essersi registrati e aver fatto dichiarazione di voto preventiva (roba che neppure il Tribunale dell’Inquisizione, per dirla con le parole di Oscar Giannino) per il candidato premier del centrosinistra con cui andare alle elezioni, proprio mentre si sta votando una legge elettorale che renderà inevitabile individuare il premier in Parlamento dopo le elezioni (Ciao, Bersani, ciao), siamo proprio sicuri che si faranno, queste primarie? A volerle è il solo Giuseppe Beretta, forte della sicura designazione del partito, ma tutti gli altri, compresi i possibili alleati, sembrano avere altre idee. L’Udc, per bocca del (quasi, per la gioia di molti) ex Magnifico Rettore, Antonino Recca, ha fatto pubblicamente endorsement per Enzo Bianco, che sarebbe “una risorsa per la città etc etc”; persino Puccio La Rosa, in collegamento telefonico dalla nave naufragata di Fli, ha fatto dichiarazione di voto per Enzuccio (vedi mai rimane libero qualche posto nelle liste civiche che lo sosterranno).

Insomma, un movimento avvolgente, che parte dall’alto, ma a breve coinvolgerà anche il basso (dicono i maligni che si stia apprestando una bella raccolta di firme da presentare a Bersani, quale primo dono dopo aver vinto le primarie, per perorare la candidatura dell’ex ministro e tante altre cose), con l’obiettivo di proporre la sua candidatura a sindaco come un qualcosa di inevitabile (tipo:”hai visto, Pierluigi? È la città che mi vuole…”); con tanti saluti, ovviamente, alle primarie. Insomma: una strategia attentamente studiata per venire in soccorso ad un centrodestra che non sa che pesci prendere. A rendere più complicata la situazione, il rinnovato attivismo del professor Maurizio Caserta, figura di alto profilo, che certamente saprebbe rappresentare la città meglio di certi tipi che stazionano tra Palazzo degli Elefanti e i bar del circondario. Per ora è alla ricerca di sponde, e chissà che non possa trovarle in quel mondo cattolico che guarda a sinistra, raccolto intorno alle chiese di San Pietro e Paolo, della Mercede e del Crocifisso dei Miracoli. Da settimane si moltiplicano gli incontri, le riunioni, anche i contatti. Segno che vogliono esserci, contare e, perché no, contarsi.

Ps: in tutto questo, a quando una bella riflessione sul dato catanese del Pd, venuto fuori dalle Regionali? Al nette delle “polpette” crocettiane, i numeri dicono che i Democratici hanno preso il 9% dei voti ed eletto due parlamentari, dimezzando la deputazione. Il tutto grazie al contributo di voti portato da Anthony Barbagallo e Daniele Capuana, che qualcuno non voleva candidare. In quel caso, a stento si sarebbe ottenuto il 6%, sufficiente ad eleggere la sola Concetta Raia. Guarda un pò che coincidenza, staranno pensando i soliti maligni…


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