Festival dell’Ipocrisia


Pubblicato il 05 Novembre 2025

Si legge della richiesta di arresti a carico dell’ex presidente della Regione Siciliana per presunte interferenze nella gestione degli appalti nella sanità. E qui scatta il circo mediatico, il festival dell’indignazione a comando, la gara a chi si scandalizza di più.
Senza essere di parte alcuna, ma dove sta la novità?
Che la politica di ogni colore interferisca nella gestione degli appalti è un’ovvietà senza rischio di smentita alcuna. È il segreto di Pulcinella che tutti conoscono ma che fa comodo ricordare solo quando serve un capro espiatorio, un nome da sbattere in prima pagina.
Ma Cuffaro fa notizia…
E allora viene da chiedersi: dove erano tutti gli altri?
Dove erano gli addetti ai lavori, i magistrati inquirenti, i giornalisti e tutti i perbenisti dell’ultima ora quando per mesi – mesi interi! – la Regione Siciliana era in fibrillazione per la spartizione degli incarichi della sanità? Erano improvvisamente diventati ciechi? Sordi? O più semplicemente, non c’era ancora il nome giusto da dare in pasto all’opinione pubblica?
Ma Cuffaro fa notizia…
Ci sono voluti mesi per spartirsi i posti di comando. Mesi di trattative, di incontri riservati, di accordi sottobanco. E a quale fine, se non il compenso del dirigente o, meglio ancora, l’influenza che ne deriva? Poltrone da distribuire come caramelle, incarichi da piazzare, correnti da accontentare. Un mercato delle vacche in piena regola, con tutti i partiti al bancone.
Certo, Cuffaro fa notizia. Riempie le pagine dei giornali, aumenta le vendite, fa audience. È il nome perfetto: già noto, già condannato in passato, già stigmatizzato. Facile da usare, comodo da additare. Ma nella spartizione erano coinvolti i partiti.
 E in certi partiti anche le correnti erano state accontentate, ciascuna con la sua fetta di torta, il suo dirigente da piazzare, il suo uomo fidato da sistemare.
Ma Cuffaro fa notizia. E allora si può far finta di niente per tutto il resto.
Questo è il vero festival dell’ipocrisia: l’indignazione a geometria variabile, la memoria corta quando conviene, la giustizia selettiva che colpisce solo quando c’è il nome giusto da mettere sotto i riflettori. Il sistema è marcio? Sì, ma solo quando possiamo incolpare qualcuno in particolare. La corruzione dilaga? Certo, ma solo se c’è un volto su cui concentrare tutta l’attenzione, mentre gli altri continuano indisturbati la loro spartizione.
Nessuno è escluso da questo sistema. Ma fa più comodo fingere che il problema sia uno solo, un nome solo, una storia sola. Più facile vendere giornali così. Più semplice lavarsi la coscienza così.
E domani? Domani si ricomincerà da capo, con un’altra spartizione, altri incarichi, altre trattative. Finché non spunterà fuori un altro nome da sacrificare sull’altare dell’indignazione pubblica.
Ma quello, state tranquilli, farà notizia.

Ps: a proposito, ma i magistrati, come corporazione, si occupano mai di nomine?

Iena che osserva.


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