Giustizia alla catanese, scandalo Garibaldi, parla l’avv. Cicero: “quella volta che un collaboratore di Romagnoli parlò di un alto magistrato catanese….”


Pubblicato il 30 Marzo 2013

Intervista al legale (nella foto) che ha rotto l’omertà su una vicenda inquietante di cui anche ienesicule si è occupata anche tante volte…http://www.ienesiciliane.it/cronaca/7078-giustizia-alla-catanese-processo-appello-garibaldi-una-marea-di-prescrizioni-prescritto-anche-il-senatore-firrarello.htmldi iena giudiziaria Marco BenantiAvv. Cicero, leggendo le motivazioni della sentenza d’appello per lo scandalo “Garibaldi”, lei cosa ha pensato? E’ rimasto sorpreso oppure le ha ritenute di normale amministrazione?

“Per niente sorpreso. L’inchiesta “Garibaldi” – ma sarebbe meglio dire “Garibaldi, Tavoliere, Piscina di Nesima” – ha viaggiato per anni come una valigia a doppio fondo: uno palese, per il pubblico, e l’altro nascosto, per gli addetti ai lavori. Anzi ritengo che ad oggi rimane ancora occultato al grande pubblico persino un triplo fondo”.

C’è qualche elemento di vera novità in queste pagine dei giudici di secondo grado?

“La magistratura giudicante ha preso atto che quella inquirente le ha consegnato un processo in parte falsato, ritenuto per anni come buono nell’intero. Se poi si osserva che tutte le prove d’accusa sono state acquisite in un “incidente probatorio” condotto e diretto da chi aveva svolto le indagini, si capisce come al collegio giudicante di primo e secondo grado è stato consegnato materiale, purtroppo probatorio, inquinato. Mi pare giusto aggiungere, comunque, che a mio parere vittima di questo inquinamento è stata anche parte della magistratura inquirente: basta osservare il “pretrattamento” di cui sono stati oggetto alcuni coimputati prima di essere interrogati nuovamente dinnanzi ai colleghi del Pubblico Ministero”.

E’ venuta fuori questa accusa di turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso contro Mario Ciancio. La sorprende? E’ vero che lei aveva chiesto di essere sentito dal Pm Marino e dal Gip Ferrara sull’episodio dell’incontro della commissione anomalia da Ciancio?

“Non ho alcun particolare interesse, anche processuale, né per gli imprenditori né per i politici coinvolti in un modo o nell’altro nell’inchiesta con la distinzione che, come categoria in generale, mentre i secondi si sono rivelati niente più che parassitari, i primi, assieme alle loro fortune hanno talvolta creato dei posti di lavoro”.

In particolare, quando finì l’incontro con Ciancio lei rimase turbato, intimorito oppure non gli diede particolare valore? E’ vero che lei ha vissuto alcune sue vicende giudiziarie come una ritorsione perché avrebbe voluto parlare degli “interessi forti” dietro l’appalto del Garibaldi? Ci può raccontare questi episodi e quanto avvenne in quei giorni?

“Essendovi un’inchiesta in corso – almeno ritengo – maggiori dettagli sull’incontro credo di doverli agli organi giudiziari nel caso in cui vorranno approfondirli. E comunque mi pare giusto aggiungere che non sono stato il solo a risultare intimidito. Nel corso di un incidente probatorio a Roma, per esempio, l’avv. Trantino è stato a un certo punto accusato dal Gip Ferrara di creare particolare “imbarazzo” allo svolgimento dell’udienza sol perché continuava a porre a Romagnoli domande su questi argomenti. Per non dire dei carabinieri quasi chiamati in udienza per l’avv. Fiumefreddo a seguito di un contrasto verbale insorto con il presidente su chi avesse sottoscritto una sentenza che presupponeva avvenuta venti giorni dopo una famigerata riunione a Roma che invece si è svolta venti giorni prima”.

Qual è, a suo avviso, la più grande anomalia accaduta nel corso dell’inchiesta? E del dibattimento?

“Ne cito una tra le tante: il 21 ottobre 1998 viene interrogato in prigione un collaboratore di Romagnoli il quale, parlando di uno dei cantieri dell’impresa, a sorpresa e in maniera sibillina, a un certo punto fa il nome di un alto magistrato catanese (“l’unico che amava questo luogo… spessissimo è venuto”). Immediatamente il Gip Ferrara chiude l’interrogatorio e nel corso del successivo col medesimo imputato si presenta proprio quel giudice di cui era stato fatto il nome (il solo interrogatorio a cui partecipa tra le centinaia che compongono l’inchiesta). E’ ovvio che a questo punto l’imputato, che non è scemo, parla di tutto tranne che di quanto stava per dire prima. Ora, io non so cosa intendesse dire a proposito del giudice, forse non voleva riferirsi neppure a fatti-reato, mi chiedo soltanto: chi lo ha avvisato?”

Ha avuto lei la sensazione o la certezza che taluni “Poteri Forti” siano stati coscientemente lasciati fuori dall’inchiesta e dal processo?“L’inchiesta “Garibaldi, Tavoliere, Piscina di Nesima” come in una specie di rara congiunzione astrale intercetta nel bene o nel male le mosse di tutti i poteri forti catanesi dell’epoca, o poco meno, compresi quelli occulti. Si può realisticamente pretendere che il sistema di potere nel suo complesso si attivasse da solo per giudicare se stesso? Anni fa Riccardo Orioles ebbe a scrivere che l’inchiesta riguardava l’intero establishment catanese e aveva ragione. Sbagliò solo quando tra i nomi dell’establishment inserì anche il mio, così lo cercai in occasione di una commemorazione per spiegargli come la pensavo e alla fine mi disse: “Avvocato, le stringo la mano”. Ne fui onorato”.Come giudica l’operato della Procura della Repubblica nel corso dell’inchiesta e del processo?

“Bisogna scindere. Sui magistrati della Procura a cui sono stati sottaciuti alcuni risvolti dell’inchiesta non penso si possa obiettare alcunché.”

Lei continua a pensare o no che questo processo si sarebbe dovuto celebrare lontano da Catania? Se sì, perché?

“Continuo a ritenerlo giusto perché quei poteri locali di cui s’è detto tendono a sorreggersi a vicenda come in un castello di carte.”

Nello specifico, il Pm Marino si lamenta di essere oggetto di provocazioni giornalistiche e che lei mirerebbe ad una querela. E’ vero? E sulle presunte provocazioni lei condivide? Perché, a suo avviso, il dott. Marino non ha mai voluto rispondere alla sua proposta di un confronto televisivo?“Non mi risultano provocazioni giornalistiche ai danni di Marino, anzi ho evidenza del contrario: spesso, infatti, ho notato nella stampa una condivisione delle sue tesi, anche le più estreme e fantasiose, quasi per partito preso, senza alcuna verifica giornalistica, credendolo sulla parola come un oracolo. Personalmente, poi, non aspiro ad alcuna querela. Ho detto invece che, per quanto mi riguarda, i metodi con i quali ha condotto l’inchiesta sono stati causa dell’inquinamento della stessa e del processo e ho soggiunto per correttezza e fair-play che se dovesse ritenere falsa quest’affermazione è giusto che sporga una querela, anche se ora ho sentito che vi ha rinunciato espressamente. Stesso spirito aveva la proposta di un confronto televisivo.”A suo avviso, l’operato del Pm Marino sul “Garibaldi” è censurabile? E in caso di risposta affermativa in quali aspetti?“Penso di avere già risposto con quanto detto in precedenza.”Quando vede il dott. Marino nel governo Crocetta che cosa pensa?“A una nemesi”.Se tornasse indietro rinuncerebbe ancora una volta alla prescrizione?“Non so. Forse non sarei più così sicuro come prima”.Avv. Cicero, lei ha sbagliato in qualcosa? Se potesse tornare indietro rifarebbe tutto quello che ha fatto nella fase dell’appalto del Garibaldi, prima e dopo?S”arei tentato di rispondere, provocatoriamente, che firmerei l’anomalia Costanzo. Ho la quasi certezza che se io e Sciortino l’avessimo condivisa non sarebbe successo niente di tutto quel che è successo. “Avv. Cicero, lei crede ancora nella giustizia?“Si. Con qualche difficoltà, ma il mio mestiere consiste nel crederci fideisticamente.”Realisticamente, cosa si attende dal Csm e dalle Procura di Catania e Messina cui vi state rivolgendo?“L’accertamento di ulteriori elementi a conferma della legittimità dell’operato in commissione anomalie”.In caso di condanna, lei, assieme ad altri, rischia di pagare un forte risarcimento alle parti civili. A suo avviso, c’è anche in questo aspetto qualche anomalia, qualche cosa che non torna, anche alla luce degli avvocati che hanno rappresentato le parti civili?

“La cosa che mi ha colpito di più in tal senso è stato l’atteggiamento dello studio legale di una delle parti civili. Non tanto perché era lo stesso studio che aveva reso il parere senza il quale l’impresa Cogeco di Randazzo (quella che io e Sciortino avremmo tentato di favorire per conto del sottosegretario Cusumano e del senatore Firrarello) non si sarebbe posta nemmeno in posizione utile per poter vincere l’appalto, quanto perché le sue attività processuali a volte mi hanno dato la sensazione di un eccessivo rigore con i deboli a fronte di condiscendenza verso i potenti. Nessun rancore, comunque, penso che hanno fatto quel che hanno ritenuto fosse il loro dovere”.

Ultima domanda: chi ha deciso davvero l’appalto del Garibaldi?“La mafia. A cena al ristorante “Cilindro Panoramico” sulla statale ionica tra Acireale e Giarre”. 


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