Eccoli. I garantisti giudiziari. Sono coloro I quali denunciano la criminalizzazione degli individui prima ancora dei processi, figurarsi delle sentenze passate in giudicato dopo tre gradi di giudizio, come previsto in Italia, Sicilia compresa. Tutto cio’ con l’aiuto di quella stampa ancorata ai miti americani degli anni settanta, tipo sbatti il mostro in prima pagina, anche se magari innocente. In Italia, in Sicilia, a Catania, il garantismo e’ diventato a giorni, e a partiti, alterni. Ovvero se l’indagato e’ ad esempio uno vicino a te, alla tua famiglia, al tuo amico, al tuo partito politico, urli al complotto, al giustizialismo, al mancato rispetto dei diritti costituzionali, al dare del colpevole a chi non e’ stato condannato definitivamente, e spesso neanche parzialmente. Viceversa, se l’indagato e’ altro, uno sconosciuto o un tuo nemico, magari politico, ecco uscire la forca. Questa malapratica e questa mancanza di equilibrio vengono puntualmente confermati da recenti episodi, nei quali anche il giornalismo mainstrean ha recitato una pessima parte. Esistono delle eccezioni, sparute. Dai radicali a singole personalità e associazioni sempre coerenti con se’ stessi. Appunto eccezioni. La conferma di come nella nostra penisola e nella nostra politica, Sicilia compresa, su argomenti come questo manchi un approccio serio, coerente, intellettualmente onesto. Roba da Repubblica delle banane.
Iena amministrativa.
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