“Demolition Man” ha inaugurato una demolizione. Ma non è stato il primo. Pochi anni fa fu il Palazzo delle Poste, “ecomostro” che non ha mai avuto l’agibilità. Al posto di quel palazzaccio grigio ora costruiscono un nuovo “ecomostro” denominato “Nuovo Palazzo di Giustizia”. Ora c’è la demolizione del terminal Morandi dell’aeroporto. Un anno fa, il […]
L’Aeroporto guidato da “Demolition Man”
Pubblicato il 23 Dicembre 2025
“Demolition Man” ha inaugurato una demolizione. Ma non è stato il primo.
Pochi anni fa fu il Palazzo delle Poste, “ecomostro” che non ha mai avuto l’agibilità. Al posto di quel palazzaccio grigio ora costruiscono un nuovo “ecomostro” denominato “Nuovo Palazzo di Giustizia”.
Ora c’è la demolizione del terminal Morandi dell’aeroporto.
Un anno fa, il 4 gennaio 2024, in piene feste natalizie, ebbi l’iniziativa di inaugurare i “dialoghi in pubblico” con Maurizio Caserta. Il primo appuntamento fu sulla demolizione dell’aerostazione Morandi. Pochi giorni fa il Comitato “Io resto” ha ribadito gli errori gestionali sui trasporti.
Ma nonostante il dibattito pubblico, l’aerostazione Morandi sarà demolita. Hanno pure organizzato la festa, con comunicazione di una prestigiosa società di Roma, con sede in Piazza Santi Apostoli. L’amministratore di quella società di comunicazione è uno bravo davvero. Lo avevano dato per finito e invece qualcuno dice che pensa alla quotazione in Borsa.
Ma nonostante la cannoniere comunicative, chi vuole conoscere i validi motivi per i quali non si sarebbe dovuta demolire l’aerostazione, potrà trovare il dibattito su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=l5fiqylM_y8.
L’argomento principale era semplice: non abbiamo spazio fisico per i passeggeri in arrivo e partenza. L’aeroporto di Catania è nato piccolo. Un ritardo diventa un calvario, la situazione è sempre da autobus affollato. Epidemiologicamente l’aeroporto è oggi una trappola, oltre ai vari disservizi che offre. Con la vecchia aerostazione ristrutturata, oggi avremmo avuto un bel po’ di sollievo, perché sarebbe stata già operativa. Oltretutto, per costruire la nuova aerostazione non ci sono soldi. Non sappiamo quanto durerà quel vuoto tra aerostazione A e aerostazione C. il confine dell’area sterile aeroportuale sarà difeso con filo spinato e torrette come il Muro di Berlino? Chissà.
A decidere, sarà sempre “Demolition Man”. Speriamo bene.
L’aerostazione catanese era stata costruita su progetto dell’Ing. Morandi. Uno dei grandi designer del mondo dei trasporti, in Italia. Ma a questo non mi appello. Demoliamo ville liberty, figurati se può esserci rispetto per l’architettura razionalista degli anni ’50.
La gestione aeroportuale ha fatto di più per renderci la vita costosa e fastidiosa: per liberare spazio per procedere alla demolizione, il parcheggio degli autobus è stato spostato sotto la torre aeroportuale. La stazione bus ora è sotto l’ex ristorante panoramico. Oggi è l’ufficio dell’amministratore delegato. In un momento di grandeur che perdura, la ristrutturazione dell’ex ristorante fu giustificata per un milione di euro per realizzare un Ufficio Operativo per le Emergenze: Ufo E. Tipo saga di fantascienza.
Nella notte dell’unica emergenza incendiaria, quell’ufficio restò vuoto. Il sindaco “Enzo” Trantino stazionò all’esterno quella notte, mentre cercava di prendere contatto con il suo amico Nico Torrisi, inutilmente, secondo le cronache. Lo stesso Trantino pochi giorni dopo l’affronto delle chiamate a vuoto subì attacchi dalla propria maggioranza piuttosto brutali, su quanto fosse sporca Catania. Poi i due amici fecero pace. E anche Catania ritrovò la pace. Le critiche evaporarono.
Ad ogni modo, sotto quell’ufficio, simbolo di esibizione paesana, ora ci sono le fermate dei bus che passeranno lungo l’unica bretella di collegamento con l’autostrada che usano anche gli automobilisti.
La fila per l’accesso alla rampa dell’aeroporto è quasi sistematicamente presente. All’ingresso e all’uscita di scuola si intensifica. Con i bus, raddoppia. Con l’alta stagione sarà un incubo. E non parliamo della Fiera dei Morti. Preferiamo dimenticare.
Alternative? Nessuna.
Solo per ricordare come l’arte del management strategico siciliano sia basata su spese difficilmente comprensibili, un miliardo, pari a cento chilometri di ferrovia, con gli standard francesi o spagnoli, è in corso di spesa per avere una pista di atterraggio più lunga dell’attuale di seicento metri. Sono soldi nostri. Duecento euro a testa, compresi i neonati e gli anziani con pensione sociale o poveri in canna, o millecinquecento per famiglia contributiva pagante. Tutte cose ampiamente dette da Me, Socialdemocrazia D e altri.
Il popolo ritiene che quei millecinquecento euro a testa non siano suoi. E invece, ogni siciliano ha investito uno stipendio mensile per dare all’aeroporto quella pista che sarà venduta, assieme al resto, per metà dei seicento milioni di valore dell’aeroporto, pagabili in comode rate. Beneficiaria, la Camera di Commercio del sud est la cui storia dovrebbe essere affrescata su sceneggiatura di Kafka e Sciascia.
“Demolition Man” ha così deciso. L’ex amico Pietro Agen dicono fumi di rabbia. Solidarietà.
Tanti auguri, ovviamente. Il regalo ce lo siamo già fatto.
Claudio Melchiorre.



Lascia un commento