Legalità “smemorata”: Totò Cuffaro ricorda a magistrato “indignato” la Costituzione vigente!


Pubblicato il 18 Marzo 2022

Le sentenze non sono “purghe”
“Mi indigna che persone condannate per mafia, per partecipazione esterna, per favoreggiamento aggravato, continuino a far politica e pretendano a esempio di stabilire chi deve fare il sindaco a Palermo. Mi indigna moltissimo perchè vuole dire che le nostre sentenze non valgono niente”, questo dichiara il procuratore Patronaggio.
Quel “le nostre sentenze non servono a nulla”mi fa paura.
La sentenza serve ad accertare la responsabilità e a scontare, in caso di colpevolezza, una pena. Che peraltro dovrebbe esser rieducativa.
Finita la pena, si torna pienamente a far parte del consorzio sociale. Senza un marchio di Caino stampato per tutta la vita.
È questo il caso di Cuffaro. Che ha scontato la pena. Peraltro con esemplare dignità. E oggi è libero. Libero pure di esprimere le sue idee politiche. Anche in una tornata elettorale. Poi, gli elettorali valuteranno se sono condivisibili o meno.
Se avranno consenso, quelle idee saranno rappresentative. Come è giusto, nei sistemi liberali. Con buona pace di tutti.
Le sentenze non possono condurre alla irredimibilità, a una affilittività senza fine, alla damnatio memoriae.
Sono utili le sentenze solo ad applicare la norma astratta e generale al caso concreto. Non a moralizzare, a sterilizzare, alla igenizzazione della società.
Nessuna sentenza di un uomo, parziale in re ipsa, può scrivere la storia. Nemmeno la storia di altri uomini.
Quello di moralizzare la società(qualsiasi uomo, anche quello giudice, può avere la pretesa di ergersi a paladino di una palingenesi catartica?) è il compito delle sentenze nello stato etico. Dove la sentenza è verità e non accertamento. Dove non si accertano reati ma peccati.
Ove le pene servono a eliminare, depennare il reo, che è reo per tutta la vita.
È la “società dei giusti” di Hegel: quanto di più disastroso e terribile ci abbia consegnato la storia.
Non esistono i giusti, perché la società dei giusti è quella delle epurazioni, dell’intolleranza e del fondamentalismo.
La “sentenza” non è una “purga”. Le “purghe”-almeno così avevamo capito-non dovrebbero esistere da queste latitudini del mondo.
Antonio Coniglio (da sua bacheca facebook).

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COMUNICATO STAMPA

CUFFARO: “NON CONDIVIDO INDIGNAZIONE DI PATRONAGGIO. HO SCONTATO LA MIA
PENA E ADESSO HO IL DIRITTO DI IMPEGNARMI NELLE COSE IN CUI CREDO”

PALERMO – “Rispetto quanto detto dal dottore Patronaggio, così come ho
rispettato il suo ruolo e il suo operato da Procuratore generale nel mio
processo d’appello conclusosi con sentenza di Ne bis in idem, e apprezzo
oggi il suo impegno di procuratore di Agrigento contro la criminalità
mafiosa. Non posso però condividere la sua indignazione espressa oggi”.
Lo ha dichiarato il commissario regionale della DC Nuova, Totò Cuffaro,
in merito alle dichiarazioni rilasciate dal procuratore Luigi
Patronaggio.

“Ho accettato la sentenza di condanna che mi ha portato in carcere come
è giusto che faccia chi come me ha una ostinata fiducia nella giustizia
– aggiunge -. Ho scontato la mia pena, come dice la Costituzione
risocializzante e non punitiva, con grande sofferenza ma con dignità e
spirito rieducativo. Ritengo di non dover rimanere “detenuto per tutta
la vita” e di avere il diritto, dopo essere stato chiuso in una cella
per 1768 giorni, di poter tornare alla mia vita e di essere libero di
impegnarmi nelle cose in cui credo”.


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