Politica regionale e Confindustria: si rafforza l’asse con Raffaele Lombardo. In nome dell’antimafia?


Pubblicato il 14 Luglio 2012

Ieri, nuova nomina di governo: all’assessorato ai Beni culturali arriva Amleto Trigilio, presidente del settore terziario innovativo di Confindustria di Siracusa. Prosegue coerente la “svolta” degli industriali nel governo del presidente con imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa?

di Iena Miscredente, Marco Benanti

“Ad maiorem Dei Gloriam”, è il motto dei Gesuiti, una pensiero di saggezza ad indicare la ricerca di un percorso di perfettibilità mistica. Perché la vita è dura e piena di situazioni intricate, dove bisogna dimostrare da che parte si sta. Con le scelte. Accade dappertutto, accade anche in una terra disgraziata e gattopardesca come la Sicilia.

Nella “Trinacria” ogni tanto ci sono forze che parlano di rinnovamento o di altro. Sembra tutto vero. Da tempo, ad esempio, la stampa seria e quella “indipendente” siciliana seguono con passione la “svolta antimafiosa” di Confindustria Sicilia e di Ivan Lo Bello, oggi vicepresidente nazionale di Confindustria, dopo essere stato a lungo “numero uno” in Sicilia. Non c’è quasi convegno, dibattito, presentazione di libro o altro, salotto televisivo o mediatico, in cui questa “svolta” non venga evocata. Un “tourbillon”, una “tempesta di legalità”, insomma, si direbbe. Dopo che -aggiungiamo noi- per decenni la Confindustria siciliana ha avuto non pochi argomenti o situazioni da farsi perdonare. Soprattutto nella “Trinacria” e nel suo sistema di Potere.

Ma, comunque, siamo tutti –o quasi- contenti di questa “svolta”, sincera e appassionata. Le “svolte”, però, per essere vere e credibili devono essere soprattutto coerenti. Allora, ieri abbiamo ricevuto, dall’ufficio stampa della Presidenza della Regione, questo comunicato: “il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha firmato il decreto di nomina del nuovo assessore per i Beni culturali e l’Identita’ siciliana. E’ il siracusano Amleto Trigilio, cinquantadue anni, di Siracusa, imprenditore , titolare di una societa’ di consulenza nel settore della gestione delle risorse umane e presidente del settore Terziario innovativo di Confindustria di Siracusa; e’ stato anche consigliere alla Provincia regionale aretusea.” Lo scriviamo anche perché forse l’avvocato Ivan Lo Bello, preso da tanti impegni seri e gravosi, potrebbe non averlo letto. E se questa nomina fosse arrivata a sua insaputa?

Già, perché siamo al tris! Infatti, siamo al terzo assessore nella giunta Lombardo, di matrice confindustriale, dopo Marco Venturi e Andrea Vecchio. Che male c’è? Che male c’è ad essere al governo con il presidente Lombardo che ha un’imputazione coatta di concorso esterno in associazione mafiosa? Siamo tutti garantisti, non c’è nemmeno un processo. Ma esiste la questione politica ed esistono le scelte, soprattutto. Ora, mentre la stampa seria e “indipendente” siciliana, in gran parte, tace su questo rapporto di Potere, su questo asse fra Lombardo e la Confindustria, noi lo ricordiamo.

Poi, certo Lo Bello ha detto, in conferenza stampa sul tema aeroporto Catania, qualche giorno che Confindustria è lontana dalla politica. Ma proprio lontana, diciamo noi. E ricordiamo anche le parole di Lo Bello, sul giornale della Confindustria “IlSole24 ore”, del 20 gennaio scorso, in un articolo, a firma di Giuseppe Oddo, dal titolo “basta politiche clientelari lavoriamo per la crescita”. Dichiarava, fra l’altro, Lo Bello: “…Il problema vero, che sollecitiamo da tempo a Lombardo, è che la Regione deve abbandonare le politiche clientelari, deve mettere al centro della propria iniziativa, insieme a noi imprenditori, il tema della crescita. La Sicilia sta male per l’intermediazione parassitaria, perché non ha più un modello di sviluppo, perché gli enti pubblici non hanno più soldi per le politiche sociali. Dobbiamo traghettare tutto questo verso un sistema imperniato su regole nuove, qualità ed efficienza”. Beh, visto le scelte del governo regionale degli ultimi tempi, nessun imbarazzo da parte di Confindustria e di Lo Bello? Ma forse, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. O l’oceano?


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